Come cominciare… e smettere di fumare
Separare noi quattro era praticamente impossibile. Il professor Esposito, insegnante di Storia e Geografia che con le sue mani pesanti e nodose aveva piegato fior di delinquenti, con noi quattro non sortiva alcun risultato; forse perché non eravamo i soliti lestofanti, o perché troppo vivaci ed insofferenti, non riuscivamo ad apprezzare il suo verbo, fatto di metodo antico e severità.
Michele Tucci guidava questo sfrenato gruppo. Peppe Amore e Michele Tramparulo con me completavano il quartetto.
Al grido di Michele: “Jammuncene!”, non ci fu alcun tentennamento, partimmo, subito, una mattina di primavera, quando marinare la scuola è più piacevole, alla volta dei boschi di Quisisana.
Al principio della Salita Quisisana, appena lasciata via Panoramica, sulla destra, dovrebbe esserci ancora oggi, un canalone permetteva agli impavidi di arrampicarsi accorciando sensibilmente il percorso verso la Fontana del Re, poi correndo trasversalmente nella boscaglia, si poteva raggiungere la base dello scalone centrale della Reggia in poco tempo. Tramparulo si infilò per primo in questo condotto, lanciando la solita sfida: “Chi arriva per ultimo è ricchione!” A quell’età non sapevamo nemmeno ciò che dicevamo, sapevamo solo che quello era il segnale di start della gara quotidiana. Nei due filoni precedenti ero stato sorpassato da tutti, questa volta non intendevo arrivare ultimo, quindi iniziai a correre come una lambretta.
Arrivato per primo nei pressi della scala, mi issai sul muro che è posto proprio di faccia ad essa, come a dichiarare la mia supremazia. Gli altri giunsero poco dopo. Michele Tucci che aveva rubato a suo nonno tre Alfa (Alfa era la cosiddetta sigaretta dei muratori, pesante e puzzolente), me ne passò una accesa, era un riguardo che non potevo non riverire, inspirai con forza il tabacco, forse lo sforzo sostenuto, forse l’effetto dirompente della sigaretta dei muratori su un giovane di poco più di undici anni, mi provocarono una vertigine che mi fece cadere dall’altra parte del muro, proprio nel giardino della Reggia di Quisisana. Mi raccolsero, ancora stordito, i miei amici spaventati e attoniti come me, ed un contadino di buona volontà. Né prima, né dopo di quel giorno ho toccato mai più una sigaretta.
Corrado di Martino.