( articolo di Andrea Barbero )
La stradina che dal vicolo Santa Caterina, dove io ho abitavo fino all’età di sei anni, conduce “fore ‘a funtana”, era da me percorsa più di una volta al giorno sia all’andata che al ritorno. Si era nei primi anni cinquanta (io sono nato nel 1949). Ogni angolo di quella via rappresenta un dolce ricordo della mia infanzia. Abitavo precisamente al primo piano del portone che si trova subito dopo il forno che s’incontra sulla destra entrando nel vicolo proprio dove c’è quel lungo balcone con tre camere. Il percorso di cui vi parlavo mi conduceva al negozio di barbiere di mio padre che inizialmente si trovava di fronte alla fontane grande e successivamente fu trasferito di fronte all’acqua acidula. I miei ricordi sono fatti di luoghi e di odori che incontravo strada facendo. All’uscita dal portone sentivo subito il profumo del pane cotto con le fascine e appena sfornato. Giravo l’angolo ed altri profumi mi avvolgevano questa volta di sfogliatelle e torte varie provenienti dalla pasticceria Acanfora. Facevo qualche passo ed ecco la signora che dietro una grossa pentola situata su un fuoco ardente che d’inverno era un piacere, ti vendeva il panino col soffritto. Poi più avanti l’odore dei “cuppetielli” di orzo abbrustoliti con cui le donne riempivano dei cestini di vimini per venderli ai passanti. Finalmente la frescura dell’imponente cascata della fontana grande e l’apertura ad uno scenario più ampio che faceva intravedere il porto. Purtroppo io non abito più a Castellammare perché la vita mi ha portato prima a Torino poi a Roma ed ora parzialmente a San Paolo del Brasile, ma non dimenticherò mai la mia città natale anche se quando ho l’opportunità di ritornare mi piange il cuore vedendo come l’hanno ridotta. Devo infine complimentarmi con lei per l’attenzione che ha riservato al mio carissimo zio Carluccio. Soprattutto mi ha colpito l’acume con cui ha colto l’indole di una personalità libera e pervasa da un’infinita saggezza da cui tutti abbiamo imparato qualcosa e che tanto ancora avrebbe saputo insegnarci se l’inaridimento che affligge il nostro tempo non ci avesse privato per sempre della presenza. Lui rimarrà sempre l’uomo libero e saggio e coloro che ne hanno fermato il cammino saranno prigionieri di se stessi anche se di ciò non si renderanno mai conto perché nel loro animo c’è soltanto deserto.
Cordiali Saluti, Andrea BARBERO.
P.S.: Gradirei gentilmente un suo recapito perché mi piacerebbe venirla a trovare quando capiterà.