Il fascino del mistero è una delle spinte più stimolanti per una ricerca, molte volte da bambino e anni dopo da ragazzo, sono stato attratto dalle parole di anziani cacciatori che narravano storie di bestie misteriose, alcune delle quali anche “strane e pericolose”, che popolano i boschi dei Monti Lattari.
Ricordo che un racconto in particolare stimolava la mia fantasia il protagonista di questa storia era un animale descritto come schivo e aggressivo, pericoloso e feroce, guai ad incontrarlo da soli nel bosco, molti ottimi cani da caccia erano stati feriti o uccisi dai suoi morsi e dalle sue unghiate. Il suo nome poi era un vero e proprio mistero “ ‘a Velogna ”, così lo chiamavano.
Il guaio dei nomi dialettali sta nel fatto che se non si è a conoscenza del loro significato diretto è difficile ricondurli a qualcosa di concreto, quindi per me “ ‘a Velogna ” è sempre restata una bestia quasi mitologica e spesso nel mio girovagare per i monti ho pensato a lei, chiedendomi se esistesse davvero e se fosse reale la sua ferocia.
Un giorno però, la fortuna ha voluto regalarmi la soluzione di questo mistero. Ero intento a risalire il Vallone Scurorillo di Castellammare, quando ho notato tra l’erba un animale morto, si trattava di un piccolo Cinghiale che forse era morto precipitando dalle alte e ripide pareti del vallone e la sua carcassa poi era stata in parte mangiata da qualche volpe o da un cane. Mentre facevo queste considerazioni osservando i resti del suino è sopraggiunto Peppe, il vecchio pastore di capre, che dopo un breve saluto e quasi leggendomi nel pensiero, ha detto è stata “ ‘a Velogna ”.
Non convinto di questa spiegazione e ormai deciso a svelare la vera identità del misterioso animale, ho chiesto a Peppe se avesse mai incontrato “ ‘a Velogna ” e se fosse stato capace di riconoscerla da una fotografia. La risposta affermativa del pastore mi ha dato speranza così, armato di buona volontà, ho recuperato una guida illustrata dei mammiferi d’Europa e ho mostrato a Peppe le tavole con le figure degli animali. Sotto i nostri occhi scorrevano, stancamente, le immagini di orsi, lupi, lepri, topi e pipistrelli poi ad un tratto ecco che Peppe indica un animale e dice è questo!
Che emozione, finalmente stavo per conoscere un animale che per anni avevo immaginato nei modi più svariati e fantasiosi.
“ ‘A Velogna ” non era altro che il Tasso (Meles meles L.) in un attimo l’alone di mistero si è dissolto, potevo finalmente scindere il reale dal fantastico.
Il nome dialettale in uso nel comprensorio stabiano è una variante di quello diffuso nel resto della Regione Campania dove il Tasso è conosciuto col nome di “Melogna”.
Si tratta di un carnivoro che appartiene alla famiglia Mustelidae, un animale tozzo, delle dimensioni di un cane di media taglia, con la coda corta e dalle forti e possenti zampe.
Inconfondibile per la livrea della maschera facciale costituita da due strisce longitudinali nere ai lati della testa bianca. È presente in tutte le regioni dell’Italia continentale, manca in Sicilia, Sardegna e piccole isole, in habitat forestale sia di pianura che di montagna fino a 2000 metri d’altitudine. Predilige i boschi di latifoglie alterni a zone aperte, cespugliose, sassose o incolti. Si adatta anche ai boschi di conifere dell’Italia del Nord e alla macchia mediterranea costiera. In sostanza riesce a vivere abbastanza bene in tutte le aree che gli assicurano un’adeguata protezione.
Si tratta infatti di un animale schivo e per questo difficile da osservare, che vive in piccoli gruppi in intricate tane che scava con le forti zampe, all’occorrenza però utilizza i cunicoli scavati da altri animali. Ha un’alimentazione molto varia, si nutre prevalentemente di carne. Lombrichi, larve, insetti e altri piccoli animali come talpe e topi costituiscono il grosso della sua alimentazione, non disdegna però i vegetali come bulbi, frutta, ghiande e i resti di animali morti.
Il Tasso è un animale notturno fortemente territoriale, caratteristica questa che lo rende particolarmente aggressivo nei confronti di coloro che si avventurano nel suo territorio.
Lo spirito indomito e battagliero è alla base delle tante storie che circolano sul suo conto.
Storie che raccontano di un animale feroce, che forse hanno un fondamento di verità.
Ma il Tasso o meglio “ ‘a Velogna ” come tutti gli animali selvatici se lasciato in pace e libero di vivere la sua vita non è affatto pericoloso.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt
Testi Consultati:
- AA.VV., 1959: La Fauna. Collana conosci l’Italia Vol. II Touring Club Italiano, Milano.
- AA.VV., 2006: Lineamenti di Zoologia sistematica. Zanichelli, Bologna.
- Corbet G., Ovenden D., 1886: Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Padova.
- Minelli A. ( a cura di), 2008: La Macchia mediterranea – Formazioni sempreverdi costiere. Quad. Habitat, 6, Min. Ambiente – Museo Friulano di Storia Naturale, Udine.
- Minelli A. ( a cura di), 2008: Le faggete appenniniche – Avanguardie e relitti di foresta continentale. Quad. Habitat, 15, Min. Ambiente – Museo Friulano di Storia Naturale, Udine.
- Ruffo S. ( a cura di), 2008: Le Foreste della Pianura Padana – Un labirinto dissolto. Quad. Habitat, 3, Min. Ambiente – Museo Friulano di Storia Naturale, Udine.
- Spagnesi M., A. M. De Marinis (a cura di), 2002 – Mammiferi d’Italia. Quad.Cons. Natura, 14, Min. Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica.
Web Consultato:
Nota: l’immagine d’apertura è tratta da: Spagnesi M., A. M. De Marinis (a cura di), 2002 – Mammiferi d’Italia. Quad. Cons. Natura, 14, Min. Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica. Pag. 226.