Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )
Caro Maurizio, è con vera commozione che ho letto lo scritto-ricordo del Signor Catello Nastro (rif.: “‘A Casciarmonica ‘e Castiellammare“). Naturalmente non c’è nessun commento da fare, salvo precisare che la guerra fu lo spartiacque fra i due periodi anteguerra/postguerra. Fra queste due epoche la vita cittadina subì una enorme metamorfosi, e non poteva essere diversamente dato i tragici fatti succedutesi nel frattempo. Fatti e atmosfere ben evidenziati anche nelle pagine conclusive del bel libro della Signora Amendola “La luna a striscie”, che io ho avuto l’onore e il piacere di leggere in anteprima.
Nell’anteguerra (epoca che mi ha visto prima bambino, poi adolescente) la vita si svolgeva con tranquillità, staticamente. Salvo quando qualche operaio del nostro glorioso Cantiere Navale veniva messo “a spasso” per una temporanea mancanza di lavoro. Allora la città entrava in relativa fibrillazione per qualche tempo. Poi la nostra innata filosofia (dimane Dio ce penza) ci rendeva pazienti e speranzosi. La solidarietà dei vicini e dei negozianti faceva il resto. Dopo la guerra invece era subentrato un altro clima. Si lavorava per rimuovere le macerie morali e materiale (e qui è inutile ricordare la “Napoli milionaria” di Eduardo). Lo sfacelo fu totale. Quella solidarietà che prima era spontanea, sentita, poco alla volta si trasformò in aiuto interessato, monetizzabile: il commercio della “borsa nera” aveva fatto scuola. Questo stato di cose si è esteso e radicalizzato fino a condurci a uno stato di indifferenza, di menefreghismo, trasferito nella stessa condotta della vita collettiva. Sono pochi i cittadini, gli enti, le organizzazioni, i volenterosi che hanno a cuore le sorti e la bellezza della nostra “bella, nobile e sfortuna città”.
Scusami e mi scusino anche i lettori se questo scritto può sembrare un revival nostalgico del tempo che fu. Non è così. Io penso che il compito dei più anziani (o dei vecchi quale io sono fisicamente), è quello di portare a conoscenza dei giovani le esperienze e i fatti interessanti da loro vissuti. Sono certo che molti giovani non sono interessati soltanto ai gadget elettronici o alle chiacchiere di imbonitori televisivi, ma vogliono conoscere anche cose del passato che abbiano un certo valore e può essere di loro ammaestramento. Dalla vita si impara a vivere.
Cordiali saluti a tutti. Gigi Nocera.