a cura di Maurizio Cuomo
La storia di San Catello, vescovo di Stabia e patrono della città di Castellammare di Stabia, purtroppo, non è ben chiara. Avvolta nel mistero e per alcuni tratti contraddittoria, la vita del Santo, fu trascritta per la prima volta dall’Anonimo sorrentino in un manoscritto risalente alla fine del IX sec. Intento a raccontare la storia di Sant’Antonino abate di Sorrento (strettamente collegata alla vita di San Catello), l’anonimo nei suoi antichi scritti, menzionando le vicissitudini che legano i due Santi, ha rilasciato numerose tracce descrittive anche di San Catello.
L’incontro tra i due Santi avvenne nella seconda metà del VI secolo, quando Sant’Antonino (monaco benedettino), scampato alla furia devastante del popolo longobardo, dopo diversi giorni di profugo cammino, giunto a Stabia, fu accolto dal vescovo Catello.
In seguito divisero le fatiche apostoliche; ritiratisi eremiti sul monte Aureo, ebbero la celeste visione dell’arcangelo Michele, dove fecero innalzare un tempio in suo onore. Vittima di calunnia, con la quale lo si accusava di aver abbandonato i fedeli e la sua chiesa, il vescovo Catello fu sospeso e condotto prigioniero nelle carceri di Roma perché giudicato colpevole da Papa Pelagio II. Catello, uomo di fede, accolse la momentanea ingiusta decisione con estremo spirito di sopportazione chiudendosi in contemplazione.
Stretto in continua meditazione ed ispirato da sapere divino, Catello predisse al diacono, (suo temporaneo custode di cella) la sua futura elevazione a pontefice. Alla morte di Papa Pelagio II (anno 590), la predizione fatta nelle carceri ebbe ad avverarsi: il diacono carceriere, fu eletto Papa con il nome di Gregorio Magno. Il nuovo Papa preso dai mille impegni sottoposti nel quotidiano dalla Chiesa, non avendo tempo e modo ben presto ebbe a dimenticarsi del tutto del vescovo Catello. Leggenda vuole, però, che, Papa Gregorio Magno, grazie alle rivelazioni avute in sogno da un monaco benedettino (presumibilmente sant’Antonino), avendo in ricordo la predizione di Catello (fattagli tempo addietro nelle carceri), resosi conto dell’ingiusta prigionia, lo riconobbe innocente. Finalmente scarcerato, Catello fu accolto festosamente dal popolo stabiese.
La statua lignea (immagine in alto), in origine interamente indorata, posta sull’altare nella cappella di San Catello della Concattedrale di Santa Maria Assunta e San Catello di Castellammare di Stabia, viene portata in processione dai fedeli stabiesi il 19 gennaio (festa liturgica) e la II domenica di Maggio (celebrazione del patrocinio). La statua del Santo Vescovo, venne commissionata nel 1604 a uno scultore napoletano di nome Giovanni Battista, e portata a Stabia il 16 Gennaio 1609. Il Santo è inginocchiato su un cuscino, con la testa fiera, eretta, con le braccia incrociate sul petto, vestito con gli abiti pontificali (Mitra – Piviale – Pastorale) in atteggiamento di preghiera a Dio e di incoraggiamento e conforto al popolo. Il culto di San Catello fu approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti il 13 Settembre del 1729, attribuendo la venerabilità di patrono di Castellammare di Stabia..
Nel rispetto del culto del Santo Patrono stabiese, trascriviamo la preghiera impressa sul retro di una immaginetta sacra del 1904 (stampa in basso).
Gloriosissimo S. Catello, voi da lunghi secoli siete il padre di questo popolo; siete proprio vivo col patrocinio in mezzo a noi e noi come figli vi vogliamo un gran bene. Deh non lasciate mai di parlarci e di guidarci. Voi consigliateci, ammoniteci, scuoteteci, incoraggiateci e benediteci. Se Iddio è sdegnato con noi, fatecelo sapere voi e disponeteci al pentimento. Se i demonii ci tramano insidie, indicatecele e confondeteli; se il flagello si accosta alle nostre case fermatelo ed alzate le mani per scongiurarlo. Salvateci la fede dei nostri padri e soffiate potentemente nella carità dei nostri cuori. A voi affidiamo la debolezza dei vecchi, la forza dei giovani, la vivacità dei fanciulli, la gravità delle madri, la fedeltà delle spose, la modestia delle vergini, il genio degli artisti, la onestà dei commercianti, il sudore degli agricoltori, il coraggio dei naviganti. A voi raccomandiamo la mente ed il cuore degli studiosi, il palpito dei perseguitati, il pianto dei poveri, il gemito degli infermi. Levatevi a volo e benedite ogni giorno i nostri colli, la nostra marina, le nostre case, le nostre vie, le nostre campagne. Presentatevi a Dio e dite: questo popolo è figlio vostro, mostratevi a noi chiaramente e fateci intendere che siamo figli di Dio. E voi Gesù onnipotente, che ci avete dato questo gran Padre, siateci propizio sempre che vi supplichiamo in suo nome, esauditeci sempre che preghiamo in questo luogo, mostrateci il vostro eterno sorriso e così sia.
La curiosità: Catello è un nome di origine latina, dapprima era un soprannome, poi divenne un nome: Catellus, da catellus, diminutivo di catulus che significa cucciolo (tratto da: E. De Felice “Dizionario dei nomi italiani” – Arnoldo Mondadori Editore).
Leggi anche l’articolo: Catellus, di Giuseppe Zingone;
Cosa dire, grazie Libero Ricercatore di apprendere tutte le vicissitudini del nostro Santo tramite la storia. Confesso che prima di adesso è stata tale la mia ignoranza, che solo leggendo ciò che avete postato è bastato a colmare le mie lacune. Grazie ancora.
Grazie a Lei per questa sua, LR ha a cuore la cultura la storia e il nostro territorio… Saluti Giuseppe Zingone
Grazie per aver pubblicato la bella storia di San Catello che in parte già conoscevo.