Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )
Negli anni 30 d’estate, molti spettacoli teatrali si svolgevano alle Terme Stabiane (le vecchie Terme, quelle “fora ‘o cantiere”). Il palcoscenico e la platea venivano allestiti nello spazio che normalmente era frequentato da chi di giorno faceva la cura delle acque, bighellonando in attesa delle conseguenze delle bevute… Di sera, quando iniziavano gli spettacoli, dalla montagna scendeva una frescura che induceva molte signore a tirare fuori “lo scialletiello” e coprire le loro spalle o i pargoli che tenevano in braccio. Oh! come ricordo bene quel fresco. E quanta nostalgia e quanti ricordi mi suscita! Molte famiglie assistevano regolarmente agli allestimenti di “Operette” e “sceneggiate”. Di queste ultime una delle Compagnie più apprezzata era quella denominata “Cafiero e Fumo”, che erano i capocomici. Una superstite di questa dinastia di attori dialettali ha partecipato una quindicina di anni fa ad un noto film di Luciano De Crescenzo.
Le famiglie che frequentavano questi spettacoli si portavano appresso anche gli irrequieti ragazzini poco interessati a quanto avveniva sul palcoscenico. Allora non esistevano badanti o baby sitter. E anche se ci fossero state, le condizioni economiche della maggior parte di quegli spettatori non permettevano di usufruire dei loro servizi. I piccoli frequentatori quindi scorrazzavano liberi negli altri spazi disponibili, al massimo sorvegliati da fratelli e sorelle più grandicelli. Nel mentre i genitori si beavano alla rappresentazione dello “Zappatore” o del “Paese dei campanelli” apprezzando quasi sempre la bravura degli attori e dei cantanti. Come detto poco sopra, molti genitori assistevano agli spettacoli con i bambini più piccoli, non in grado di giocare con gli altri, addormentati stretti al collo della mamma o del papà, con la testolina appoggiata sulla spalla. Quanta tenerezza! La prima sceneggiata che ho visto è stata appunto lo “Zappatore”. Avrò avuto 8/10 anni e quello spettacolo mi è rimasto impresso perché la commozione del pubblico meno scafato, quello più sensibile, alla strofa “mamma toja se ne more, ‘o ssaie ca mamma toja more e te chiamma”, si commuoveva visibilmente, anche incantata dalla interpretazione del padre contadino (non ricordo se era Cafiero o Fumo).
Anche in quel luogo magico (per me bambino che non aveva mai visto uno spettacolo del genere) assistetti per la prima volta all’operetta “Il paese dei campanelli”. Rispetto alle sceneggiate le operette erano più allegre, spiritose e distensive. Alla fine di ogni recita gli spettatori nel mentre sfollavano, si scambiavano i pareri sulla bravura di questo o quell’altro attore e cantante.
Questi i ricordi di un vecchio stabiese che la nostalgia porta alla memoria, scovandoli da un cervello ancora vivo (mi illudo?). Comunque grazie a questo cervello ed al vostro Sito, che sollecita chi ancora ama e non dimentica la nostra bella città, si può descrivere ai giovani d’oggi come si viveva una volta, la vita che conducevano le famiglie ed i singoli, e quali avvenimenti belli e brutti si sono vissuti allora.
Gigi Nocera