L’Immacolata Concezione, una tradizione da riscoprire
di Giuseppe Zingone
Prefazione
In occasione della festività dell’Immacolata Concezione di Maria, di qualche anno fa (2014) l’allora sindaco (Bobbio) cercò di limitare i tradizionali fuochi votivi tentando di regolamentarli, tuttavia senza riuscirvi. La consapevolezza del potenziale pericolo di cui sono portatori queste immense pire, per non citare i danni spesso arrecati all’ambiente da una sorte di devastazione senza senso e misura che nulla ha a che fare con la fede, ci impone di chiederci: Sono necessarie cataste di legno così grandi per veicolare una fede per lo più smarrita?
Non è piuttosto una gara tra i quartieri che con la festa dell’Immacolata condivide ben poco? E non sarebbe forse più giusto creare una rievocazione del naufragio del povero pescatore assistito dal provvidenziale aiuto della Vergine Maria? I tempi sembrano essere maturi! L’inciviltà purtroppo, nella nostra Città sembra averla sempre vinta.
In un articolo giornalistico dello stesso periodo si tentò anche di mescolare criminalità, tradizione popolare e chiesa locale, in una sorta di calderone mediatico mal assortito di cui a dire il vero non v’è già più memoria, segno che le bugie e le macchinazioni cervellotiche umane, hanno le gambe corte oltre ad essere poco credibili.
Un mistero che viene da lontano
Il dogma della Immacolata Concezione è stato proclamato da Papa Pio IX, l’8 Dicembre 1854, ma quello che va subito ribadito, è che i cristiani del mondo intero attendevano questo riconoscimento per la Madre di Dio sin dai primi secoli del cristianesimo, quello che forse sfuggiva a chi non ha conoscenza in merito alla propria fede se credente o alla religione Cattolica se non credente, è che i dogmi sono sempre preceduti da un lungo cammino di profetico sentore dei fedeli e di teorizzazione e ricerca teologica che come si vedrà caratterizza già i primi secoli dell’era cristiana.
È il Sensus Fidei il primo elemento ad essere chiamato in causa in prima istanza, ossia quell’amore speciale che i cristiani nutrono nei confronti di Maria la madre del Salvatore, che li aiuta i (grazie al sostegno dello Spirito Santo) a percepire, intuire, alcuni misteri del piano di salvezza di Dio per gli uomini. Il tutto può essere sintetizzato in queste breve concetto: Maria non poteva essere contaminata del peccato originale (che accomuna tutti gli uomini) in lei la Grazia è stata così grande, che Dio non ha permesso che la Madre di Gesù Cristo venisse deturpata da nessuna macchia; Immacolata (senza macchia). Non mi sorprenderebbe in un tempo come il nostro nel quale non si sa neppure perché si festeggia il Natale, scoprire che anche molti adulti battezzati, sacramentati non ne conoscano il vero significato, forse le stesse voci votive sono più preoccupate della modulazione della propria voce che della comprensione di un dato, che dovrebbe a forza di “ragione” essere entrato nelle nostra vita. Se a qualcuno si pone la domanda del perché perpetuare questa tradizione vi sentirete risponde “per un voto!” Ma voto di che? Di che cosa? Bisognerebbe forse tornare ad istruirsi con umiltà al catechismo per chiarire meglio cosa significa votarsi alla causa della Madonna e di Cristo.
Ciò che i nostri padri per sapienza del cuore avevano intuito, i moderni hanno dimenticato.
Ma il Sensus fidei da solo non basta e sull’argomento si sono sprecati fiumi d’inchiostro da parte di teologi fautori e detrattori di questa peculiarità mariana, esiste infatti una teologia mariana o Mariologia, che ha messo di fronte esimi studiosi, santi di tutti gli ordini religiosi, i quali andando a ritroso nella Bibbia hanno supportato le loro tesi partendo dal Vecchio testamento, addirittura additando Maria col titolo di nuova Eva cioè come colei che a differenza delle nostra “progenitrice”, ci ha concesso una chance di salvezza, una vita nuova nel suo “Fiat” per l’umanità.1 “Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia”,2 nel Nuovo testamento “Rallegrati piena di grazia”3 così come nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo nel quale sembra formarsi l’idea di una speciale predilezione per quella che sarà la Madre di Dio.
Sia per i Cristiani d’Occidente che per quelli di Oriente, Maria è tutta pura. Nelle Catacombe di Roma (Santa Priscilla II-V secolo d.C.) Maria viene presentata assisa in trono mentre tiene in braccio Gesù. Per Sant’Agostino, la natura di Maria è perfetta e speciale. Altri fautori dell’Immcolata Concezione di Maria, sono Anselmo D’Aosta, Eadmero di Canterbury,4 San Tommaso, Duns Scoto, Bernardo di Chiaravalle,5 il quale concludeva che il fedele cristiano sarebbe «profondamente scandalizzato» se l’Immacolata concezione di Maria fosse «anche solo vagamente messa in questione».
L’Immacolata a Castellammare
La presenza di questo fervore religioso nei confronti di Maria nella nostra città è sicuramente da attribuirsi ai frati benedettini ricordiamo che lo stesso amico fraterno di San Catello, Sant’Antonino abate era anch’egli un monaco benedettino,6 gli stessi carmelitani, nutrono per la Vergine lo stesso amore.7 Infine arriviamo ai Padri Riformati della chiesa di San Francesco, nell’attuale piazza Giovanni XXIII8 e ad una prima confraternita sotto il titolo Terz’Ordine Francescano fondata nel 1624 dalla cui costola nacque quella che noi oggi conosciamo come la Reale Arciconfraternita sotto il titolo della Immacolata Concezione e San Catello.9.
L’amore per Maria Immacolata ha un suo profondo retroterra culturale nella nostra città, e non v’è dubbio che la festa popolare, la voce che chiama alla recita del Santo rosario abbia un suo significato e trovi le sue radici solo in ambito ecclesiale, secondo la mia opinione i falò sono una derivazione successiva che poco o niente ha a che vedere con la solennità dell’8 dicembre. Naturalmente in un contesto come il nostro di messa in crisi dei valori tradizionali, l’attenzione dei “fedeli” si è spostata in maniera preponderante solo sull’aspetto folcloristico della festa mariana.
L’altare Maggiore all’interno della Chiesa di San Francesco d’Assisi era dedicato alla Immacolata Concezione, e sotto il “governo della Città”.
Ecco un documento chiave: L’otto Dicembre dell’anno 1739 i confratelli della SS.ma Concezione e 3° Ordine dei Penitenti fecero richiesta ai padri Riformati di poter seppellire i propri confratelli in una nuova sepoltura fatta “edificare di pianta” perché il numero degli iscritti aveva superato le 200 unità. “Se ne riceve favorevole rescritto del Rev.do Padre e del definitorio nonché dello governo della Città per una spesa prevista di 1380 ducati”.10
Chiudo sottoponendo alla vostra attenzione, proprio la Reale Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione dove ancor oggi il culto di Maria Immacolata ha forme sobrie e radici profonde. Era abitudine in questo pio sodalizio, (ma anche nelle altre congreghe della Città) affidare ai cosiddetti “fratelli mandatary”11 il compito di tenere informati i confrati e le consore, sparsi per la città, delle riunioni inerenti la partecipazione alla vita attiva del sodalizio o anche per le elezioni del Priore e degli Ufficiali. Non mi stupirebbe se il richiamo diretto al confratello o alla consorella, in un centro antico popoloso e rumoroso come il nostro, venisse gridato dalla strada o dall’atrio di un palazzo. Non deve quindi stupire se la voce che all’alba richiama i fedeli alla preghiera in onore della Immacolata canti “Fratielle e surelle”. Fratelli e sorelle era in passato un sentore comune in un contesto cristiano dove si aveva la consapevolezza di essere uniti per sempre in virtù del sacramento battesimale; una limpida consapevolezza scolpita su una lapide nel cimitero della Chiesa di San Giacomo recita: “Congregati nella vita uniti nella morte“.
Tracce di storia dell’Immacolata a Castellammare
Articolo pubblicato nel dicembre 2016
Note:
- Genesi 3,15 ↩
- Cantico dei Cantici 4,7 ↩
- Luca 1,28 ↩
- Eadmero affermava: “Dio poteva fare in modo che la Vergine fosse concepita in mezzo alle spine del peccato, senza che ne subisse gli effetti così come la castagna che è nutrita in mezzo alle spine del suo guscio rimane tuttavia immune da esse. Poiché poteva, Dio volle farlo e lo fece, in Enrico dal Covolo e Aristide Serra, Storia della Mariologia, volume 1, pag.679. ↩
- Giovanni Perrone, De Immaculato B.V. Mariae Conceptu. An dogmatico decreto definiri possit, disquisitio theologica, Roma 1847, pagg. 139.143-145. ↩
- Bartolomeo Capasso, Memorie storiche della Chiesa Sorrentina, Napoli 1854. ↩
- La Presenza dei Carmelitani a Castellammare è annotata da un istrumento del notaio Paolo Fedele del 7 Marzo 1605, quando i padri carmelitani presero possesso della Chiesa dell’Annunziata del Molo. ↩
- Anselmo Paribello, La famiglia francescana in Castellammare, Quisisana 1977, pag. 7. ↩
- Platea della Reale Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione e S. Catello 1747-1798, Foglio 3. ↩
- Platea, foglio 18. Sul governo dell’altare dedicato alla Immacolata Concezione vedi anche Giuseppe D’Angelo, La vita e il culto di S. Catello, Nicola Longobardi editore, Castellammare di Stabia 1991, pag. 193. ↩
- Vedi Platea, Fratelli Mandatari, in data 27 Febbraio 1765, foglio 192 e 193. ↩