articolo di Enzo Cesarano
Don Rodolfo era uno dei proprietari del “Gran Caffè Napoli”, meglio conosciuto come bar “Spagnuolo”. Era uomo colto e fine, saggio, ironico e graffiante, ma era anche come si diceva un tempo “vero signore”. Per i frequentatori del bar non c’era argomento che lo trovava impreparato, conosceva di tutto: la politica, il sociale, ma anche pettegolezzi e dava una risposta a tutto col suo modo di vedere la vita, riusciva a leggerci tutte le sfumature. Famosa era la sua ironia: fresca, pungente, bella e divertente, aiutato da una voce squillante dalla classica cadenza dei gagà scarpettiani o persino di qualche personaggio interpretato da Totò. Ripeterò: don Rodolfo era saggio e popolano, ma intellettualmente onesto, intrigante, frizzantino, insomma, uno spasso. Di lui avrei tanti aneddoti da raccontare, ma uno in particolare lo conservo come l’ultima lezione di vita che don Rodolfo volle darmi pochi anni prima di morire e vorrei che gli amici di liberoricercatore ne fossero partecipi. Erano anni che non andava più al bar ed io lo incontravo sempre che camminava per le strade della città: da Varano, ai cantieri, alle terme, se non bastasse ogni pomeriggio era sempre in villa comunale a passeggiare. Un giorno, incuriosito, lo fermai augurandogli il buongiorno, nemmeno il tempo di salutarlo che gli posi la mia domanda: “Don Rodo’ levatemi una curiosità, ma come mai camminate tanto? Vi vedo dappertutto!” e lui fissandomi mi rispose: “Guaglio’ per farmi vivere a lungo il medico mi ha dato due ottimi consigli: il primo, camminare molto” e a questo punto fece una lunga pausa, ma io insistetti e continuai: “Don Rodo’, e il secondo?” e lui di botto: “Farmi sempre i cazzi miei! … Bona jurnata”, e mi salutò. Vi lascio immaginare la mia reazione: rimasi così, … divertito. Che bel personaggio! Don Rodolfo Spagnuolo era un vero stabiese!!!