a cura del dott. Carlo Felice Vingiani
Benito Mussolini fu Presidente del Consiglio del Regno d’Italia ininterrottamente dal 31 Ottobre 1922 al 25 Luglio 1943 ma, nei quasi 21 anni in cui ricoprì tale carica, solo una volta fece visita alla città di Castellammare di Stabia.
L’occasione fu data da un giro propagandistico che lo condusse a toccare diverse località della provincia di Napoli, nel Settembre del 1924.
Quella giornata ci viene descritta da due testimoni oculari: un anonimo giornalista, autore di un articolo pubblicato il 21 Settembre 1924 sul quotidiano “La Voce Repubblicana“, l’organo ufficiale di stampa del Partito Repubblicano, la cui pubblicazione sarebbe stata bruscamente interrotta dal fascismo nel 1926; e Pietro Girace, un “fascista della prima ora” come si amava dire all’epoca, che dedica all’evento un capitolo del suo libro “Diario di uno squadrista“, edito nel 1940 dall’Editrice Rispoli Anonima, di Napoli.
Da questi scritti e dalle immagini pubblicate sul periodico “L’Illustrazione Italiana“ del 28/09/1924 possiamo ricostruire con una certa precisione la giornata stabiese del Duce del Fascismo.
Nei giorni precedenti il suo arrivo nella nostra città, in tutti i Comuni della Campania visitati egli “era passato fra ali di popolo inneggianti al fascismo ed al suo Duce”.
Quel sabato 16 Settembre, prima di arrivare a Castellammare, Mussolini, a bordo di un idrovolante, si era già recato a Capri e ad Ischia e solo nel pomeriggio giunse nella nostra città.
Come si evince dallo scritto del Girace, l’attesa da parte dei suoi ansiosi sostenitori era stata lunga e snervante e si respirava un comprensibile fermento nella città imbandierata per l’occasione. Erano giunte a Castellammare, a bordo di autocarri, numerose camicie nere provenienti da altri comuni e vi era anche una nutrita rappresentanza di persone semplicemente curiose di vedere dal vivo quello che veniva considerato dai più l’uomo nuovo della politica italiana. Del resto, erano trascorsi meno di due anni dalla Marcia su Roma!
Il primo approccio del Duce con la città doveva verificarsi all’interno del Regio Cantiere Navale, il cui direttore si era prodigato nell’organizzare un adeguato comitato di accoglienza, in compagnia delle personalità di maggior spicco della città.
Le camicie nere della M.V.S.N., la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, sentendosi però in diritto di dare per primi il benvenuto al Duce, entrarono a forza nel Cantiere e portarono via il proprio leader senza dare l’opportunità al Direttore di tenere il discorso che egli aveva preparato, né a Mussolini di fare altrettanto.
Gli operai, dal canto loro, non mostrarono alcun entusiasmo e restarono in fiero e polemico silenzio. La Voce Repubblicana ci spiega che il malcontento era da attribuirsi al taglio dei fondi destinati a Castellammare, già operato dal Governo a favore della cantieristica ligure. Questa riduzione dei finanziamenti aveva, di conseguenza, comportato il licenziamento di un gran numero di operai, senza che venisse riconosciuta loro alcuna indennità, né la pensione cui avrebbero avuto diritto.
Il Girace ci narra che, durante il corteo che vide il Duce percorrere fra ali di folla le vie della città, a bordo di un’automobile scoperta, si verificò un episodio increscioso:
“Un fascista, lungo la strada, nella corsa aveva urtato e fatto cadere a terra una donna, e senza darsene pensiero aveva continuato a correre per raggiungere la macchina; ma mentre si aggrappava allo sportello, Mussolini che aveva osservato la scena, con un gesto fermo lo rigettò nella strada”.
Il programma, seppur stravolto rispetto a quello originario, terminò con Mussolini affacciato al balcone del Palazzo del Municipio, dal quale tenne un discorso ai suoi sostenitori assiepati nella piazza, quella stessa piazza che, meno di tre anni prima, era stata teatro di quelli che oggi sono ricordati come “i sanguinosi fatti di Piazza Spartaco“.
Si narra altresì che quel giorno, durante la brevissima visita al Regio Cantiere, una lamiera o un altro non ben precisato pezzo di acciaio si fosse staccato da un ponteggio, cadendo in prossimità di Mussolini e che si fosse temuto un attentato. A causa di tale episodio, il Duce si sarebbe vendicato, negli anni seguenti, riducendo drasticamente le commesse destinate al nostro Cantiere.
Le cronache da noi consultate, però, non menzionano in alcun modo questo fatto, inducendoci a ritenerlo, per così dire, una “leggenda metropolitana”.
Oltretutto, come già riportato, La Voce Repubblicana riferiva che i tagli alla cantieristica stabiese erano già iniziati da tempo.