articolo di Maurizio Cuomo
Leggenda vuole che ritiratisi in preghiera nella quiete di una grotta sulle alture del monte Aureo (così nel Medioevo era appellato l’odierno “monte Faito”), in una notte buia, il vescovo Catello e l’abate Antonino ebbero la celeste visione dell’Arcangelo Michele, che ordinò loro di edificare un tempietto sulla cima del monte, laddove si vedeva ardere un grosso cero; i religiosi ubbidirono con assoluta devozione ed in breve edificarono sulla designata cima del monte (oggi monte Sant’Angelo, quota 1444 metri), un tempietto in legno in onore di San Michele Arcangelo, una piccola dimora consacrata a Dio ove giornalmente veniva officiata la Santa Messa.
Tutto volse per il meglio, fin quanto proprio per la sua condotta eremitica, il vescovo Catello fu vittima di una inattesa calunnia, con la quale lo si accusava di aver trascurato e abbandonato i fedeli e la sua chiesa. Il vescovo fu così sospeso e condotto prigioniero nelle carceri di Roma, perché giudicato colpevole da Papa Pelagio II.
Catello, uomo di straordinaria fede, si chiuse in contemplazione e in preghiera, e accolse la momentanea ingiusta decisione con ammirevole spirito di sopportazione. Stretto in continua meditazione ed ispirato da illuminazione divina, l’incarcerato Catello predisse al diacono suo temporaneo custode di cella che in un futuro non lontano, egli da carceriere, sarebbe stato elevato a pontefice, ma tale affermazione pur sortendo nel diacono sorpresa e perplessità, fu ben presto dimenticata. Alla morte di Papa Pelagio II (anno 590), la predizione fatta tempo addietro nelle carceri, ebbe ad avverarsi: il diacono carceriere di Catello, fu realmente eletto Papa con il nome di Gregorio Magno.
In seguito alle rivelazioni avute in sogno da un monaco benedettino (presumibilmente Sant’Antonino), Papa Gregorio Magno, novello Papa, ebbe in ricordo la predizione di Catello (fatta nelle carceri), e mosso a commozione lo riconobbe innocente. Finalmente scarcerato, Catello fu accolto festosamente dal popolo stabiese per essere immediatamente reintegrato a pieno diritto con la carica di vescovo di Stabia.
Estremamente riconoscente al Divin operato il vescovo Catello, fece costruire in sostituzione al tempietto in legno, un vero e proprio tempio in muratura, molto più resistente e capiente (per i curiosi, diremo che per la tettoia di copertura vennero impiegate le pesanti lastre di piombo che Gregorio Magno diede in dono a Catello al momento della scarcerazione). Il santuario di S. Michele divenne ben presto riferimento per i fedeli di ogni dove e meta di continui pellegrinaggi, alla fine del IX secolo, il tempio fondato da San Catello, seppur piccolo ed in posizione impervia e disagevole, richiamava l’interesse e la devozione dei fedeli dell’intero circondario.
L’antica chiesetta e il suo culto resistettero nei secoli, fin quando, a causa della presenza sui monti di fuggitivi e briganti, fu nel 1862 definitivamente abbandonata, per essere lasciata negli anni a seguire in balia delle intemperie che in breve tempo la ridussero in rudere.