a cura del prof. Michele Naclerio
“Molti sono i collezionisti di francobolli, ma pochi quelli che curano la storia postale prefilatelica, cioè prima della loro introduzione, avvenuta in Inghilterra il 6 maggio 1840. In Italia, i francobolli vennero introdotti prima nel Regno Lombardo-Veneto, il 1° giugno 1850, e poi nel Regno di Sardegna il 1° gennaio 1851. Nel Regno delle Due Sicilie questo evento si verificò il 1° gennaio 1858 per i “domini al di qua del Faro”, e il 1° gennaio 1859 per i “domini al di là del Faro”. Fino alle suddette date, le lettere viaggiavano senza francobolli”.
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La posta, con le comprensibili difficoltà delle varie epoche, funzionava mediante Corrieri ordinari, Corrieri straordinari, Staffette e Procacci. Il servizio era curato dallo Stato o appaltato ad abili organizzatori come i Tasso (o de Tassis). I Corrieri ordinari trasportavano la corrispondenza in orari prestabiliti, mentre i Corrieri straordinari e le Staffette lo facevano per conto di privati. Ai Procacci erano affidati merci e denaro sia dei privati che dello Stato. I locali, dove la corrispondenza veniva raccolta e smistata, erano detti officine di posta, ed erano ubicati al centro della città o lungo la via principale, dove passavano diligenze e corriere. Essi erano presidiati anche di notte. Accanto all’officina, diretta da un Maestro di posta, vi era sempre una stalla che disponeva di cavalli e carrozze. Il Maestro, che non era un impiegato postale, aveva in appalto il servizio e la vendita dei biglietti per le diligenze; spesso, però, era anche titolare dell’officina postale e, non di rado, della vicina locanda. Alle sue dipendenze vi erano i Postiglioni, i quali viaggiavano sempre a cavallo e mai a cassetta; questi erano muniti di una trombetta a tracolla. I Postiglioni trasportavano la posta con un foglio, detto Parte, dove era segnato l’itinerario con l’orario di arrivo e partenza delle varie officine esistenti sul percorso; dovevano viaggiare di giorno e di notte, senza mai fermarsi se non per il cambio dei cavalli (massimo mezz’ora) o per il ritiro e la consegna della posta (massimo un’ora). Per non incorrere in severe sanzioni, i Postiglioni avevano l’obbligo di trascrivere sul Parte gli incidenti accaduti lungo il percorso facendoli avallare dal Sindaco o da una personalità del luogo ove questi si erano verificati. Nella seconda metà del 1700, alcuni uffici postali importanti incominciarono a bollare la corrispondenza. Napoli iniziò regolarmente nel 1755.
A Castellammare di Stabia, la riorganizzazione dei servizi postali del Regno inizia il 12 aprile 1809 con la nomina del Direttore Responsabile dei nuovi servizi. Si presume, pertanto, che possano esserci stati già dei bolli in quell’anno. E’ da ricordare, in ogni caso, che spesso le officine postali venivano aperte e chiuse secondo avvenimenti locali; molte volte si trova il decreto di apertura, ma nessuna corrispondenza bollata da quegli uffici. Nel 1809/1810, ad esempio, risultano istituite le officine di posta di Sorrento ed Agerola, ma non si sono mai trovati bolli prefilatelici di quelle località; anche se lettere di quelle località e altre della zona risultano regolarmente bollate dall’ufficio postale di Castellammare di Stabia. Il primo bollo di Castellammare è in stampatello dritto,
comunemente detto “lineare”, di colore nero. Le prime lettere trovate con queste impronte sono del luglio 1810. Esse furono utilizzate fino al 1826 (l’ultima data conosciuta è il 15 marzo 1826). Le più ricercate sono quelle impresse fino al 1815.
Una lettera del 19 marzo 1826 riporta per la prima volta il bollo ovale, di color nero. Esso fu utilizzato con questa colorazione fino al 1854. Dal maggio 1854 al dicembre 1857 lo si trova di color rosso. Dal 1858, infine, di color verde. I bolli ovali, a Castellammare ed in altre località, furono utilizzati ancora all’inizio del periodo filatelico.
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I “Parte”
Erano chiamati così i fogli di viaggio che obbligatoriamente accompagnavano le valigie con le lettere che venivano inoltrate da una parte all’altra del Regno delle Due Sicilie. L’attribuzione della strana definizione “Parte” deriva dal semplice fatto che le indicazioni del foglio di viaggio iniziavano con quel verbo: Parte da… Su questo documento veniva segnato l’orario di arrivo e partenza, con firma del responsabile, per ogni ufficio postale incontrato sull’ itinerario previsto, detto Cammino. I Cammini più noti erano quelli della Calabria, Abruzzi, Puglia, Molise, Terra di Lavoro, Basilicata, Fondi, Roma. Il Cammino principale che portava la posta a Castellammare di Stabia era quello di Calabria, con carico e scarico a Torre Annunziata con il corriere locale; questi cammini che intersecavano il principale erano chiamati “traversi”. Se il corriere incontrava delle difficoltà durante il viaggio (rottura di un asse, cattivo tempo, azzoppamento di un cavallo, ecc.) doveva farsi giustificare il ritardo, sul Parte, da un’autorità del luogo.
Tratto da: “Storia postale prefilatelica del Distretto di Castellammare di Stabia…”
Bolli postali di Castellammare di Stabia (coll. Michele Naclerio).
Si ringrazia il prof. Naclerio per la preziosissima concessione.
Per approfondimenti: www.naclerio.it/libro.htm