Il quesito di don Salvatore Savarese, parroco dello Spirito Santo (San Ciro)

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

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Il quesito di don Salvatore Savarese, parroco dello Spirito Santo (San Ciro)

Caro Maurizio, don Salvatore Savarese, parroco dello Spirito Santo (San Ciro), mi ha scritto che ha trovato in un locale della chiesa il fazzoletto allegato e desidera sapere di cosa si tratta. Gli ho risposto che rimandavo la richiesta a liberoricercatore. Fraternamente.

Antonio Cimmino.

Il quesito di don Salvatore Savarese, parroco dello Spirito Santo (San Ciro)

Il quesito di don Salvatore Savarese, parroco dello Spirito Santo (San Ciro)

La Risposta del dott. Tullio Pesola

“Caro Maurizio, il quesito che mi sottoponi trova subito la sua risposta: si tratta di un cimelio storico molto raro e risale alla fine degli anni ’50, epoca in cui Padre Mario (come appunto si legge in una mia riflessione su tale figura carismatica: Egli, quindi, allestì un punto di ascolto televisivo assistito da una docente che controllava la classe, otteneva l’attenzione del gruppo, raccoglieva gli elaborati e li inviava poi a Via Teulada. Fu questa una delle espressioni più significative di P. Mario nella sua lotta all’analfabetismo, che permise a tanti suoi parrocchiani di acquisire un titolo di studio -seguendo appunto corsi di avviamento professionale a distanza- che consentì loro, successivamente, di inserirsi nel mondo del lavoro.) ottenne l’autorizzazione dalla Rai ad istituire una sede di TELESCUOLA. Si tratta in sintesi dello stemma con il quale la Rai fregiava i vari punti di ascolto disseminati su tutto il territorio.

Spero di aver dissipato ogni perplessità. Ciao, Tullio“.

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