Chiesa di Santo Stefano alle Fratte (foto Maurizio Cuomo)

Santo Stefano alle Fratte

articolo di Maurizio Cuomo

Di antichissima costruzione, la chiesa di Santo Stefano1 alle Fratte, è senza alcun dubbio una delle chiese meno conosciute della città di Castellammare di Stabia. Situata nella zona collinare (imboccando strada Fratte, la troviamo sulla mano sinistra a circa 200 metri dal celebre Castello), è oggi, sotto giurisdizione della chiesa parrocchiale di San Matteo apostolo.

La chiesa di Santo Stefano (foto Corrado Di Martino)

La chiesa di Santo Stefano (foto Corrado Di Martino)

Seppur antichissima, stranamente poco si è scritto su questa chiesa; il barone Giovanni Celoro Parascandolo, riproponendo un passo tratto dall’Historia Neapolitana (vol. 2° – pag. 116) di Giulio Cesare Capaccio, così ebbe a descriverla nel suo volume “Castellammare di Stabia” edito nel 1965: “E’ situata nel luogo detto “Le Fratte” presso il castello. Fu fondata nell’anno 1144 da Stefano Certa figlio del domino Marino Certa”.

Frontespizio della chiesa di Santo Stefano (foto Maurizio Cuomo)

Frontespizio della chiesa di Santo Stefano (foto Maurizio Cuomo)

Da un atto notarile di Camillo de Maio, risalente al 1564, si desume poi che detta chiesa “fu sempre di patronato della famiglia Certa nei secoli”. Il Parascandolo fornisce poi un’ultima notizia, tratta da un atto della Curia Vescovile, con la quale riferisce che “nella S. Visita dell’anno 1684 compare in essa un altare dedicato a S. Giovanni e si ripete il patronato Certa”.

Con un’altra notizia di connotazione storica, rintracciabile nel primo volume de “I Vescovi e la Chiesa stabiana” il dott. Parascandolo, asserisce e confuta ulteriormente che “…nel 1144 il Vescovo Giovanni I, reggeva la Chiesa stabiana, quando concesse allo stabiese Stefano Certa, figlio del domino Marino, di edificare una chiesa dal titolo di Santo Stefano in località “Fratta” di Castellammare di Stabia”.2

Alla penuria di notizie scritte, che certamente, non agevola la ricerca, aggiungiamo che la chiesetta viene aperta solo tre volte l’anno nelle seguenti ricorrenze: il 26 dicembre (festa di Santo Stefano), il 13 giugno (Sant’Antonio di Padova) e il 26 luglio (festività di Sant’Anna).

Oltre a poche suppellettili, e alle tre opere, qui sopra poste in calce a corredo dell’articolo, all’interno della chiesa è custodito anche un crocifisso in legno, proveniente dall’edicola sacra3 di via Cognulo alle Fratte, sulle cui mura umide è ancora possibile intravedere i resti di un affresco.

Il Crocifisso alle Fratte (foto Maurizio Cuomo)

Il Crocifisso alle Fratte (foto Maurizio Cuomo)

In occasione di un sopralluogo che ho effettuato (nel marzo 2016) in compagnia del naturalista Ferdinando Fontanella e del giornalista Francesco Ferrigno, a beneficio dei tantissimi appassionati di storia locale, abbiamo raccolto numerose informazioni utili a ricostruire la storia più recente di questo luogo sacro.

Il frate eremita Antonio Vivoda

Il frate eremita Antonio Vivoda

La chiesa, a partire dagli anni ’40, del secolo scorso è stata curata dal frate eremita Antonio Vivoda, da suor Maria Filosa, dal Convento di San Francesco, per poi in tempi a noi più vicini andare in donazione al vescovato.

Durante il sopralluogo, abbiamo avuto il piacere di conoscere la signora Annamaria Longobardi, donna pia, che oggi cura amorevolmente la chiesa, così come già faceva sua mamma Concettina, prima di lei. Scambiando quattro piacevoli chiacchiere con la signora Annamaria, ho avuto modo di raccogliere ulteriori informazioni poco note, ovvero che anni addietro, per agevolare i lavori di ristrutturazione del solaio della chiesa4, l’antico pulpito, ivi allocato, fu smontato e portato via per preservarlo da possibili danneggiamenti… poi terminati i lavori, il pulpito è sparito nel nulla e non è stato più ritrovato. La statua di Sant’Antonio (custodita ed esposta in chiesa), invece, fu trovata a Pompei (durante la Seconda Guerra Mondiale) da don Franco Petraccone, che la estrasse dalle macerie dei bombardamenti per poi porla al culto in chiesa.

La chiesa di Santo Stefano - interno (foto Maurizio Cuomo)

La chiesa di Santo Stefano – interno (foto Maurizio Cuomo)

La cronaca attuale, però, racconta che la chiesa di Santo Stefano alle Fratte, in questi ultimi tempi, purtroppo, vive gli anni più tristi della sua antichissima esistenza: a dir poco abbandonata al suo destino, e priva di manutenzione alcuna, rischia di implodere su se stessa… sono infatti evidentissime delle importanti crepature nelle mura del campanile ed in altri punti della struttura.

Crepature strutturali (foto Maurizio Cuomo)

Crepature strutturali (foto Maurizio Cuomo)

Nel tentativo di sensibilizzare chi di dovere, si fa pertanto appello al fine di scongiurare l’irreparabile: questo gioiello dell’antica Stabia, va preservato, protetto e rivalorizzato! Chi ne ha le competenze, ha il dovere di interessarsene e deve intervenire subito!!!


Note:

  1. Protomartire, ovvero primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l’eredità spirituale diventando Apostolo delle genti. (Mess. Rom.)
  2. A.S.D.C., Busta, Bullarium unicum, f. 119, Bolla del 10 settembre 1728 che richiama il documento di fondazione della Chiesa di Santo Stefano attuata nell’anno 1144 da Stefano Certa
  3. L’antica edicola, sovrasta con la sua struttura a cupola, la linea di mezzeria dell’erta via, un tempo strutturata in buona parte a gradoni, che congiunge la zona collinare (Fratte) al Cognulo (centro antico cittadino)
  4. I lavori di ristrutturazione vennero operati dal costruttore Cinque

3 pensieri su “Santo Stefano alle Fratte

  1. Salvatore Coppola

    Con la storia della chiesetta di Santo Stefano, mi avete ricordato una parte della mia infanzia. I miei nonni materni abitavano a pochi passi dalla Chiesa e negli anni 50 e + frequentavo spesso quel posto e ricordo benissimo la signorina Filosa (suor Maria Filosa). Ho anche assistito ad alcuni matrimoni di famiglia, una zia e mia sorella maggiore. La mia nonna con il bel tempo si sedeva su una panchina di pietra sita vicino alla villa, che mi sfugge il nome e lavorava a maglia . Quando salivo a piedi da C/mmare, è lì che la trovavo ad aspettarmi. Cmunque grazie per questo bel ricordo, con la speranza che qualcuno si svegli e provveda al recupero.

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  2. Angela

    Sono Angela sono cresciuta con la Signiorina Filosa mi ha fatto fare la prima Comunione … mia Mamma non aveva i soldi ; per comprarmi il vestito e s Filosa me la fatta fare lei sono ricordi bellissimi ho passato tutta , l infanzia alle fratte e in chiesa di santo Stefano grazie

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  3. Luigi

    Io negli anni 90 ho passato praticamente la mia infanzia/giovinezza ai piedi di questa chiesa(i miei nonni materni abitavano di fronte) in compagnia del mio carissimo amico Carmine, figlio di Annamaria e nipote di Concettina, ovvero le custodi di questa bellissima chiesa, che curano con passione e devozione.

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