L’eterna Madre
di Giuseppe Zingone
Quante donne hanno pianto nella storia della nostra esistenza, vi vorrei invitare a ricordarne una, fosse anche la Vostra mamma. Questa riflessione per un mio pudore personale viene pubblicata oggi, ma nasce dalla mia riflessione personale di credente nella settimana Santa che precede la Pasqua di quest’anno, e si rifà a quei tremendi momenti che precedono la morte di Nostro Signore.
Io vorrei partire da Maria, Stabat Mater che nei giorni della settimana Santa ci ricorda che anche la Madre di Dio ha dovuto piangere e soffrire per colpe non sue e nel suo caso neanche del Figlio. Inchiodata anch’essa sotto un legno, ritta, vittima pasquale non immolata, vera donna il cui coraggio non le permette di stramazzare a terra, in attesa delle ultime parole del Figlio, la sua figura si erge sul Golgota, con il cuore in subbuglio, perché quei chiodi conficcati nella carne del Figlio, sono in fondo penetrati anche nella Sua carne.
Sola senza il conforto di un marito a sostenerla, accompagnata dai pianti delle donne amiche e sorelle nel dolore e di un figlio non suo, a sorreggerla nell’ora più tremenda che ogni madre vorrebbe evitare, anche l’eterna Madre.
Quante ne conosciamo, quante ne abbiamo conosciute, un volto per tutti senza per questo voler dimenticare nessuno, l’ho sempre visto per anni, più che una persona mi sembrava una figura eterea, avvolta in abiti neri, si aggirava come un’ombra nel centro Antico, era una donna portatrice di un grande fardello intriso di dolore, spesso l’ho incrociata per le strade del quartiere sembrava parlare da sola e nei suoi occhi la tristezza di racconti inenarrabili. Ho dovuto chiedere aiuto al buon Enzo Cesarano per restituire un nome a questa donna ed egli da buona memoria storica ha tirato fuori “Zia Peppina”. Me ne scuso con eventuali parenti, col senno di poi si comprende meglio come gira il mondo ma ne avevo timore ed anche un profondo rispetto, dettato da quell’espressione contratta, sofferente, che da sola sembrava aver sopportato tutte le ingiustizie del mondo. Quante sue lacrime avranno irrigato la nostra terra, le nostre strade, i nostri cuori indolenti?
La vedevo spesso in quelle sue sembianze da Madonna Addolorata, d’inverno, d’estate gli abiti neri le appartenevano, il nero colore di un lutto che la nostra modernità ha cambiato in elegante. Una volta era un segno di riconoscimento di una perdita. Oggi mi riconcilio con i miei timori adolescenziali e consegno al Liberoricercatore la breve memoria di una stabiese che vive nei miei pensieri. Voglio e così me ne ricorderò, affiancarla all’Eterna Madre Consolatrice dei cristiani, perché ne custodisca l’anima e ne curi le ferite degli eventi terreni. Sicuramente qualche lettore ha memoria della sua bella ma infelice figura, forse qualche parente vorrà aggiungere dei cenni di storia, un breve aneddoto, dei tratti più precisi, perché nessuno venga mai dimenticato ed in queste pagine sopravvivere OLTRE….