La descrizione di Castellammare di Stabia, trascritta a seguire è tratta da “Terapia delle Acque minerali di Castellamare di Stabia” di Scialpi, rarissimo libro risalente al 1862, stampato nella “Tipografia Stabiana”. Fresco e godibile, nonostante sia d’epoca, questo scritto illustra in maniera impeccabile e minuziosa l’allora città di Castellamare di Stabia.
trascrizione a cura di Maurizio Cuomo
GEOGRAFIA FISICA
La novella Stabia è a tale posizione topografica, che in discorrendo il suo orizzonte l’occhio dell’osservatore stupisce di nante le meraviglie con che natura rapisce i sensi. Guarda a dritta l’ubertoso agro Campanio chiuso dagli Appennini, sparso di città e villaggi, là dove il Sarno fluisce, e dove Pompei si giace, graziosa in sua tristezza, rivelando alle generazioni qual era al tempo de’ Cesari. Le si presenta più in là il bicipite Vesuvio, che isolato s’innalza presso al mare, l’unico vulcano ardente nel continente Europeo…
Le succedono a sinistra, tra i sempre verdi ulivi, villaggi pittoreschi, ed in mezzo agli odorosi cedri la gentile Sorrento, e la sassosa isola Capri – Mira la placida onda tirrena, che circoscritta come in una ellissi le bagna la riva. Chi le si accosti vedrà che la sovrastano alti monti, gli antichi Lattari. Questi monti fanno parte di quella catena, che dalle ultime pendici de’ Subappennini Campani estendendosi sino al Capo Ateneo, divide il golfo di Salerno da quello di Napoli. Hanno per loro più alto culmine Monte S. Angelo, che si eleva dal pelo del mare 4416 piedi fr. Si dirigono dall’est all’owest-sud-owest…
VEGETAZIONE e MONTI
La vegetazione di questi monti è di un rigoglio superiore ad ogni descrizione: le varie forme vegetali vi si distribuiscono in zone, le quali non oltrepassano la Sesta delle dieci regioni di vegetazione, che furono dal Tenore stabilite nella parte meridionale continentale d’Italia. Si veggono magnifiche foreste di castagni, di querce, di ontani e di cerri: non mancano di frutta di delicato sapore: vi cresce l’ulivo, la vite, e vi nascono spontanee la diapensia comune, la pèrvinca, l’atropo belladonna, la viola mammola odorata, ed altra specie di piante officinali. Hanno eccellenti pascoli, dai quali si è fatto derivare la squisitezza del latte de’ loro armenti, per il che si dissero Lattari. Quel latte, dice Galeno, ha una virtù mirabile, e non senza ragione viene universalmente encomiato: ed Aurelio Simmaco scrivèa «Si desidera di andare a Stabia ad oggetto di distruggere ogni residuo d’infermità col buon latte di quegli armenti». Stanno tra questi monti i villaggi di Lettere, Gragnano e Pimonte, i quali in mezzo ad antiche memorie si dispongono in anfiteatro, godenti la più estesa e svariata veduta. Di questi monti il più ampio e maestoso è l’Aureo, il quale da monte S. Angelo scende in modo quasi verticale in sino al mare, dov’è Castellamare.
Sua VIVIBILITA’
Le Sue celline sono così incantevoli e salutari, che l’abitatore di regioni a noi lontane lascia il tetto degli avi per farvi dimora nella bella stagione. Esse si dispongono in modo che signoreggiano la città, ed in mezzo alle grazie con che il cielo, ed il clima le allieta vengono qua e là adorno di sontuose ville, accessi bili per larghi, ed ombrosi sentieri; fra tutte superiore in grandezza la è quella di Quisisana, sulla collina dello stesso nome. Frequentatissimi sono i suoi boschi; e in quelle solitudini tu non avrai il monotono stridulo della cicala, nè vi albergano animali, che minacciar ti possono la vita; innocui rettili strisciano nell’erba; rara è la tossica biscia, la quale non insidiò mai chi tratto dalla frescura si porta a godere l’ombra de’ viali. Numerose sorgenti di limpidissim’acqua alimentano svariate fontane, delle quali la più leggiera è quella di S. Giacomo, perché mancante di solfato di calce , e in varii punti della parte occidentale della città si vedono scaturire delle acque minerali, sperimentate salutifere fin dalla remota antichità.
Il CLIMA
Benigno è il clima, l’aria è pura e salubre, che libera la è da qualunque nociva esalazione, allo intorno non essendovi laghi e stagni, perché l’acqua delle piogge, e quella delle sorgenti va liberamente a scaricarsi nel mare. Si arroga il favore della ricca vegetazione, la quale assorbendo molto di carbonio, ed esalando assai di ossigeno, più benevole la si rende quest’aria per la buona crasi del sangue. I venti dominanti nello inverno sono i meridionali; nella state assumono un carattere periodico quelli da ponente; e sono variabilissimi nelle stagioni medie. La caduta della pioggia può ritenersi in modo approssimativo quello, che avviene per Napoli, di cui la quantità media annuale è calcolata di 35 pollici parigini. Ordinariamente vi cade la neve, la quale si limita nella maggiore altezza de’ monti.
In CITTA’
La città è liberamente esposta ad occidente; la più bella strada è quella detta Marina, che dir si può una loggia a mare. Ha grandi alberghi, e varie fabbriche d’industria, di certo credito in Europa il suo porto è popolato di navi, ed è abbastanza sicuro perché riparato dalla piupparte de’ venti. Vi è un porto militare iniziato; tiene un regio cantiere, ed altro per il navilio mercante. E’ sede vescovile: è Sotto-Prefettura. Conta 25 m. abitanti docili ed industriosi.