Mammèla
di Corrado Di Martino
In risposta al nostro lettore Ciro Di Somma, che il giorno 1 agosto 2016 così scriveva:
Il post di Ciro Di Somma
Vi chiedo, se avete notizie storiche di mia nonna, una signora chiamata con il soprannome di “Mammèla” Carmela Iovino, vendeva giocattoli e caramelle a Piazza Fontana Grande in una bottega dove mio nonno faceva anche il falegname Ciro Di Somma detto ‘O Ciglion’.
Carissimo Ciro, stimolato dall’amico Peppe Zingone, provo brevemente a raccontarti quelle poche cose che sono riuscito a sapere. Tua nonna, la signora Carmela Iovino, era detta Mammèla. Il soprannome deriva certamente dal modo infantile di storpiare il nome Carmela. Questa signora dai capelli ricci e brizzolati, durante tutta l’Estate, vendeva “il cazzimbocchio“: – la grattachecca -, una sorta di grattata di ghiaccio, realizzata con una specie di pialla per il ghiaccio, chiamata “checca” in quel di Roma, per cui il nome “grattachecca”. La grattata di ghiaccio, sovente insaporita con degli sciroppi colorati: -‘e sense-; menta, fragola o acqua e caffè, era una sorta di granita da strada, fresca e corroborante bevanda estiva, una porzione costava sulle prime cinque lire, poi la crisi fece aumentare il prezzo a dieci lire. A settembre e fino a novembre, vendeva noci sbucciate, frutti spellati con tanta meticolosa cura, che ancora oggi non capisco come facesse a non rompere il mallo, nel separarlo dalla buccia amarognola. In inverno, invece, vendeva poche cose: giocattolini in plastica, caramelle e lecca-lecca; uno degli acquisti più ricercati dai bambini del rione di Piazza Fontana Grande, era quello delle catenelle in plastica, gare e scommesse, conducevano i più bravi a possedere catenelle in plastica lunghe svariati metri. Negli ultimi tempi, ha venduto anche qualche penna e qualche piccolo quaderno. Questa “attività commerciale para ambulante” era svolta ai piedi del Vico Salvati, sulla sinistra guardando il vicolo; a destra invece era situata la salumeria della signora Sisina, il di lei figlio Geppino era appassionato di motori. Questo vicoletto in pendenza, salendo conduceva a sinistra all’abitazione di Vittoria e dei suoi figli; e a quella della famiglia d”o Zimbero; in cima al civico tre, verso la parte dove abitavano i miei nonni, al primo piano c’era: Ninuccella e la sua miriade di figli, il maggiore di nome Annibale; ‘o Cazzo ‘e Michele, padre della prima; al secondo piano, la famiglia Cannavale, Totonno ‘o Spezino e Maria ‘e Saletta; poi la famiglia Iovino (il capofamiglia era fratello, credo di Mammèla, entrambi imparentati con Zì Bbacca, la fruttivendola verso Visanola; seguivano ‘A Masana; Agrilio Ferrigno, detto Acrilio ‘o Cusutore; poi Liberatina; al terzo e ultimo piano ‘A Ricciulella; e l’ostetrica Izzo, ‘a vammana Izzo. Mammèla, portava avanti la sua attività commerciale, su un “bancariello” che le aveva costruito suo marito Ciro Di Somma, abile artigiano-falegname, detto ‘o Ciglione, alto e magrissimo e un po’ piegato sulla schiena, un cappello grigio a falde larghe, sigaretta perennemente in bocca e mani colorate di olii e vernici, che usava per pulire o dare di lucido i mobili, che costruiva o riparava, nel retro del basso che era al contempo “negozio stagionale”, falegnameria, abitazione. Uno dei numerosi figli, certo più di quattro, aveva un motto ricorrente: – chi ‘o ssa’, se l’apparamme ‘e mattune..?-
Grazie per aver effettuato questa ricerca e per avermi fatto rivivere alcuni ricordi d’infanzia..
“Ti volevo informare che i figli sono ancora tutti in vita, tranne una scomparsa tragicamente Lucia, è sono: Aniello, Vincenzo, Catello, Alfonso, Mario, Francesco (Ciccio), Titina, Ninuccia, Maria (Sono 9, che io ne abbia notizia dovevano essere 18)
Grazie a te…