San Gennaro a Castellammare

San Gennaro a Castellammare

di Giuseppe Zingone

San Gennaro, Chiesa di San Bartolomeo

Fu grazie a Carlo I d’Angiò1 che l’abitato di Castellammare venne cinto di mura, in tale occasione furono ampliati il castello ed il porto e fu ricostruito ed ampliato su un vecchio complesso risalente agli ultimi anni del dominio svevo, il Palazzo Reale, detto di Casasana o Quisisana, quello stesso edificio dove soggiornò nel 1316 Roberto figlio di Carlo recuperando il suo cattivo stato di salute.2

Palazzo Reale di Quisisana

Palazzo Reale di Quisisana (foto Giuseppe Zingone)

Ma l’amore dell’angioino non si fermò qui, egli fece costruire un monastero di suore claustrali in un luogo vicino al Palazzo Reale detto Vallachia o volgarmente detto Valcaia, inoltre il padre Serafino De’ Ruggeri  ci informa che quel suddetto monastero fu dal vescovo stabiese Ludovico Maiorano nell’anno 1577 trasferito nel mezzo della famiglia Marchese.

Roberto d’Angiò regalò al monastero due reliquie: una particola della pelle di San Bartolomeo Apostolo ed un’altra concernente un frammento osseo tratto da una costa di San Gennaro Martire.3

San Bartolomeo ed il busto di San Gennaro, foto Enzo Cesarano

San Bartolomeo ed il busto di San Gennaro (foto Enzo Cesarano)

Così Lorenzo Giustiniani, descrive Quisisana e riporta l’episodio di Carlo I D’Angiò:  “Questa città, e suoi contorni sono stati in ogni tempo luoghi di delizie de’ nostri Sovrani. Si dice che Carlo I d’Angiò vi si portava per la villa che ci avea, e per conversare colle belle figlie di Messer Neri degli Uberti Fiorentino. Nel suo Terziere, appellato Casasana Ladislao, vi si ritirò a cagion della peste, come avvisa il Summonte“. 4

La Chiesa di San Bartolomeo

La Chiesa di San Bartolomeo (foto Giuseppe Zingone)

Anche il Tutini ci conferma la stessa notizia, asserendo che nella chiesa di San Bartolomeo si trova ancora un pezzo della Costa di San Gianuario la quale fu ritrovata negli anni passati in una antichissima chiesa “all’incontro” del palazzo detto Casasana. La reliquia fu poi trasferita in questo monastero e collocata in una statua del Santo e viene portata in processione con grande venerazione per la Città, pregando il glorioso Martire che la protegga e la difenda da ogni male.5

Non di minore interesse, nella chiesa di San Giacomo apostolo, si trova un ovale settecentesco raffigurante il santo patrono napoletano, posto a fronte, ritroviamo il nostro San Catello anch’esso in ovale di straordinaria bellezza e coevo al primo.

Secondo don Antonio Napolitano priore della Reale Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione e San Catello, di cui fui ospite per la stesura della mia tesi sulla vita della congrega, i due santi si fronteggiano e mentre San Gennaro oltre a mostrarci l’ampolla del suo sangue, è orientato con lo sguardo verso la Città di Napoli di cui è patrono, il nostro Catello con il monte Gauro alle Spalle e San Michele è orientato quale patrono della nostra Castellammare verso il Faito.

Articolo del 19 Settembre 2017


Note:

  1. Francesco Alvino,Viaggio da Napoli a Castellammare con 42 vedute incise all’acquaforte, Napoli stamperia dell’Iride 1845, pag. 89.
  2. La presenza di Roberto D’Angiò a Castellammare è documentata nel 1316. In Guida d’Italia, Napoli e dintorni, pag. 582, Touring Club Italiano, sesta edizione, Milano 2001. Vedi anche: Catello Parisi, Cenno storico descrittivo della Città di Castellammare di Stabia, pag. 19-20, Firenze 1842.
  3.  Padre Serafino De’ Ruggeri, Istoria della immagine di S. Maria di Pozzano e fondazione dell’antica e nuova chiesa e convento de’ frati minimi nella città di Castellammare di Stabia, pag. 54-55, tipografia Vescovile 1859.
  4.  Lorenzo Giustiniani, Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1797, Tomo III, pag. 312.
  5.  Camillo Tutini, Memorie della vita miracoli e culto di San Gianuario Martire, pag. 119, Napoli 1633.

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