Antichi mestieri stabiesi
Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.
Maurizio Cuomo
Acquaiuolo
( a cura di Maurizio Cuomo )
(articolo del 12 gennaio 2014)
Negli anni ’80 era ancora possibile incontrare nella calura estiva delle strade cittadine un acquaiuolo ambulante (visualizza la biografia dell’indimenticato Ciro Lo Schiavo); l’uomo dedito alla vendita di diverse tipologie di acqua (contenute in damigianelle poggiate in delle ceste di vimini), annunciava la sua presenza rionale gridando: “Acquaiuooolo”; non raramente a questa voce si affacciava una casalinga calando il caratteristico paniere contenente qualche spicciolo ed una fiaschetta da riempire. L’acquaiuolo ambulante assolto l’occasionale dovere lavorativo, si allontanava con il suo carretto trainato dal “ciuccio”, continuando il giro cittadino. La figura dell’acquaiuolo con bottega fissa (Acquafrescaio), purtroppo è anch’essa quasi del tutto estinta (sul territorio stabiese). Il caratteristico banco in marmo ornato da: limoni ed arance pronti da spremere, bicchieroni pesanti in vetro e da immancabili scorze già spremute di limone necessarie per la pulizia dei boccali, resiste solamente in alcuni punti del centro antico.
Una curiosità: prima dell’invenzione del moderno frigorifero, il ghiaccio che serviva a refrigerare l’acqua sulle bancarelle di Napoli e provincia, proveniva dal nostro “Faito”: la neve caduta in inverno, veniva raccolta in delle enormi fosse (ancora esistenti sulla cima del Faito) e coperta (al fine di preservarne l’integrità per lungo tempo), la corretta conservazione permetteva di ottenere grossi blocchi di ghiaccio da vendere nel periodo estivo.