La Basilica di Pozzano e la patrona di Castellammare

La Basilica di Pozzano e la patrona di Castellammare

di Giuseppe Zingone

Basilica di Pozzano, foto Giuseppe Zingone

Pozzano è per gli stabiesi, una località amena e ricca di storia, per altri, un luogo suggestivo, traboccante di ricordi legati alla Pasqua, di cui oggi ci resta solo qualche foto sbiadita.

Pozzano in una guida inglese della seconda metà dell’Ottocento: “Il convento di Pozzano, fondato da Gonsalvo di Cordova nel 16 secolo, sorge sul sito di un tempio di Diana. La croce di legno di fronte ad esso si erge su un antico altare, (piedistallo) scoperto nel 1585. La chiesa ha un’immagine della Vergine trovata in un pozzo nell’undicesimo secolo, e tenuta in molta venerazione da parte dei contadini del distretto.1

'O Lunnerì 'e Puzzano (foto Liberoricercatore)

‘O Lunnerì ‘e Puzzano (foto Liberoricercatore)

Da uno sguardo in “rete”, oggi, Pozzano ci viene additata, come luogo di misteri, legati alla sua antica ara dedicata a Diana,2al ritrovamento del dipinto della sacra immagine di  Maria che poi divenne la Patrona della Città di Castellammare ed al rinvenimento del Crocifisso detto di Pozzano. Oggi questo luogo è un po’ dimenticato, come le nostre radici storiche diviene sempre più invisibile,  per le giovani coppie, Pozzano indica oggi, un bel luogo dove scattare un selfie, o per qualche scatto fotografico in un album di matrimonio. Il luogo è sempre splendido, da questa terrazza ai piedi della Basilica si può godere di un paesaggio smisurato e dolce, anche se guardando verso la città, la vista è parzialmente offuscata dai cantieri navali oramai quasi silenti. Fu qui che portammo il nostro buon Gigi Nocera, (era il 16 Marzo 2008) in visita alla sua città natale, che tra l’altro racconta il fascino del posto nel suo “ ‘O Lunnerì ‘e Puzzano ”.3

Gigi Nocera davanti alla croce di Pozzano, 16 Marzo 2008

Gigi Nocera davanti alla croce di Pozzano, 16 Marzo 2008, foto Giuseppe Zingone

Questa località che nei tempi antichi, era completamente immersa nella vegetazione era già nota ai nostri avi che vi si recavano per portare offerte alla dea Diana, qui sorgeva un tempio ad ella dedicata, “Alterum, quod Stabiis olim fuit erectum Fanum, illud est, quod in loco impraesentiarum ex eo dicto Fano fuit aedificatum, & Dianae sacratüm”.4Divinità sacra ai romani, protettrice delle selve e delle belve, custodiva fonti e torrenti, a lei erano affidate la Natura e l’agricoltura, protettrice delle donne caste (non vergini). Come dea della nascita aiutava le madri a partorire, così come faceva fiorire la vegetazione in primavera.5

L’esistenza di un tempio di Diana lascia presupporre, come logico, anche la presenza di fedeli e di un culto a lei dedicato, culto che con l’avvento del cristianesimo si è certamente affievolito, ma pensiamo non scomparso del tutto. Una fede, infatti, non si consuma improvvisamente dalla sera alla mattina o alla comparsa di un’altra religione, certamente la bravura dei cristiani fu quella di sostituire pian piano ai vecchi culti resi dai fedeli alle antiche divinità femminili “pagane” la figura di Maria. La madre di Dio, infatti possedeva non solo tutti gli attributi delle dee del Pantheon antico, ma a differenza loro Maria, era incorrotta e non aveva vizi, modello di virtù umane senza pari sino all’avvento del Cristianesimo.6

Diana, affresco Villa Arianna, Museo Nazionale di Napoli

Diana, affresco Villa Arianna, Museo Nazionale di Napoli

Le similitudini non sono poche se si confronta la devozione per la Madonna che hanno i cristiani con alcuni attributi riservati alla dea sopra descritti, Maria è madre di Cristo, ed in un tempo in cui la religione di stato divenne il cristianesimo, l’immagine della dea Diana e degli altri déi, è svanita a favore di Maria e di suo Figlio, Gesù Cristo.7

Il testo che in maniera più esaustiva ci narra le vicende della Madonna di Pozzano, è sicuramente quello di Padre Serafino de’ Ruggieri ossia: Istoria dell’Immagine di Santa Maria di Pozzano, qui si è pensato di riportare solo alcuni passi come la bella descrizione del dipinto.

La Madonna di Pozzano, tratta dal libro del De' Ruggieri

La Madonna di Pozzano, tratta dal libro del De’ Ruggieri

L’Immagine di S. Maria di Pozzano da incognito pennello sopra sottilissimo bisso di vivi colori al naturale dipinta, rappresenta la gran Vergine Madre sedente sopra guanciale di colorita grana sostenuto da marmorea base, con veste rossa e manto azzurro, che dalla, sommità del capo fin a’ piedi la cuopre e maestosamente l’adorna, tenendo in seno con veste a color di rose, che sin al ginocchio si stende, il suo divin pargoletto sostenuto dalla sua destra, e stando colla sinistra in atto di apprestarli il suo virginal latte, come appunto la Vergine delle grazie dipinger volgarmente si suole; avendo da ambedue i lati quasi in ossequioso carteggio gli Apostoli tutti, che tengono in mano li strumenti delle loro corone e del loro martirio”.8L’immagine era già nell’antica Parrocchia quando alcuni cittadini stabiesi chiesero al frate di Paola di prendere dimora in mezzo a loro.

Santa Maria di Pozzano, (Liberoricercatore.it)

Santa Maria di Pozzano, (Liberoricercatore.it)

 

La presenza dei Padri minimi di San Francesco di Paola9 è attestata dai tempi di Ferdinando I re di Napoli,10 allorquando come afferma il Vescovo di Ravello, Scala e Oppido in Calabria: “Se gli offerse per allora pronta la comodità di fondare una nuova sua Casa nelle vicinanze di Napoli, per gli replicati inviti che a lui ne fecero i Cittadini di Castellammare di Stabia. Egli accettolla, e corrispondendo con prontezza alla divozione di quella nobile Città, mandò ivi suoi Religiosi per farne la fondazione”. Ed ancora: “Sopra una collina, che domina il vicino mare, era una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di S. Maria a Puzzano, ove miracolosa Immagine di nostra Dama anche in oggi si adora, ritrovata già dentro un Pozzo da alcuni Marinaj, al lume di celeste splendore, che loro additava quel luogo, óve sì prezioso tesoro si nascondeva . Or questa Chiesa a nostri Religiosi fu data; e perchè pochissime stanze presso alla medesima si ritrovavano, si diede principio ‘a fabbricarne ancora dell’altre, onde quei Padri in competente numero ivi potessero far dimora. La fabbrica faceasi a spese del pubblico erario, concorrendo pur anche privati Cittadini con lor copiose limosine a darvi aiuto. Quindi in breve divenne a tal perfezione, che anche da lungi movea maraviglia insieme e diletto a chi la riguardava con occhio di amore; siccome per contrario eccitava rabbia, e dispetto, a chi miravala con sopraciglio d’invidia e di livore”.11

Panorama da Pozzano, tratta da Catello Parisi, (Google libri)

Panorama da Pozzano, tratta da Catello Parisi, (Google libri)

I frati furono però espulsi e solo più tardi rientrarono in possesso della Chiesa e del Convento di Santa Maria di Pozzano: “Il Convento di Castellammare intanto non fu a noi restituito, che dopo molti anni, cioè sotto il Regno di Ferdinando il Cattolico; e il dobbiamo all’amore verso noi, ed alla divozione verso Francesco e del Vice Re D. Gonzalez Fernandez di Cordova, detto il gran Capitano; il quale nel mille cinquecento sei ne fece a noi dare la reintegrazione, siccome in altro luogo con miglior agio il diremo. Ed ecco ove vanno a terminare le persecuzioni, quando hanno la bontà per iscopo, e per motore l’inferno”.12L’antica Parrocchia venne annullata e la chiesa con le sue rendite venne riassegnata ai minimi con Breve di Giulio II del 9 Giugno 1506.13

Secondo Giovanni Celoro Parascandolo, l’ingresso principale della Chiesa era posto a Sud, l’esatto opposto di quello attuale. Inoltre a pag. 162 del suo libro, Castellammare di Stabia, il Parascandolo attesta, come fondate, le sue ipotesi sulla datazione del dipinto della Madonna di Pozzano, eseguito successivamente dalla Sopraintendenza ed attribuito al XIII secolo dal soprintendente delle Gallerie della Campania.

Il pozzo, Basilica di Pozzano, foto Giuseppe Zingone

Questo è ciò che invece scrive in merito Padre Serafino De’ Ruggieri, dell’Ordine dei Minimi, anche in ordine ad alcune sue considerazioni sulla sacra immagine: “Che ella sia antichissima, e ne’ primieri secoli della Chiesa dipinta, sebbene non ne possiamo alcun valido documento addurre; contutto ciò la costante comune tradizione per tale ce l’addita, e per greca la dimostra. Ed infatti, se abbiam riguardo alla maniera del colorito e del disegno ella è propria di quei tempi, ne’ quali tutte le buone arti, per le tante invasioni di straniere Nazioni in Italia, erano perdute, e sin da Costantinopoli dovevasi far portare qualche dipintura che a persona di buon gusto mezzanamente soddisfar potesse. Ed agevol cosa ella era in queste parti del Regno di Napoli, che agl’Imperadori d’Oriente (sebbene sotto varie forme di governo) allora ubbidivano, per mezzo degli Amalfitani potenti in quella stagione, ed espertissimi delle cose di mare così, che sino ad Alesandria d’Egitto per condurre merci continuamente navigavano“.14

Un invito a chi non avesse mai visto questo sacro Tempio, vien fatto dalla Redazione del Liberoricercatore. Non è solo una casa di preghiera, non è solo un luogo di antichi ricordi, ma la Basilica stessa è un’opera straordinaria di fede ed arte, offerti dagli stabiesi ai frati di Francesco di Paola che ancor oggi ci onorano con la loro presenza, ed alla loro Patrona, Maria Santissima. I frati Minimi affidarono nel 1754 i lavori della Sacrestia a Luigi Vanvitelli ed è qui che si conservano anche alcuni importanti dipinti.15

San Francesco di Paola e la Basilica di Pozzano

San Francesco di Paola e la Basilica di Pozzano

Le Feste mobili, riconducibili alla Chiesa di Pozzano elencate dal Parisi:

Nel 1. lunedì dopo la pasqua la Madonna di Pozzano nella chiesa del suo nome.

Nella 1. domenica di maggio S. Francesco di Paola nella chiesa di Pozzano.

Nel lunedì primo seguente la Pentecoste il Crocifisso di Pozzano che però nella prossima domenica vegnente si trasporta.16

Il soffitto, Basilica di Pozzano, foto Giuseppe Zingone

Articolo Pubblicato il 03/04/2018


Note

  1.  John Murray, A Handbook for Travellers in Southern Italy, London 1865, Fifth edition, pag. 263.
  2. Nel luogo del monastero de’ Paolotti in vetta alla collina sulla sinistra della città pretendesi avervi esistito un  tempio di Diana, e vi fu rinvenuto nel 1585 un piedistallo”. Achille Moltedo, Dizionario Geografico Storico De’ Comuni del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1858, pag. 96 e 97. In questo periodo (1858) la popolazione di Castellammare è di quasi 23.000 abitanti, interessante la chiosa che a Castellammare si celebra una fiera annuale il 25 di Agosto, detta di San Bartolomeo, ed un mercato di animali, e cereali nel lunedì, nel mercoledì, e nel venerdì di ciascuna settimana.
  3. Benchè debba dirsi quasi continuo il concorso dei divoti a quel Santuario, la seconda festa di Pasqua, celebrandosi in tale giorno la dedicazione solenne del tempio, raduna una moltitudine così grande di genti venute da tutte le parti, che il Santuario, la bella pianura che gli sta davanti, il convento, luoghi tutti molto ampli, non bastano a tanta folla; perciò il monte, le strade, la città, il lido ne sono pieni e innondati per modo, che usando le parole di uno storico, diresti che tutto il mondo quivi a tal festa venuto sia. In mezzo a tutto questo concorso passa divota la popolazione di Castellamare, distinta in diverse ordinanze o processioni di tutte le classi, compresa quella dei Magistrati colla Nobiltà, portando, in memoria dell’antica fiaccola apparsa sopra il pozzo, altrettante torce o cerei riccamente ornati di monete d’argento e d’oro, e variamente figurati, o acconciati a rappresentare le insegne di ciascuna classe o mestiere. Questo annuo tributo, e soprattutto il divoto e imponente passaggio di questa solenne rappresentanza, muove la meraviglia egualmente che la divozione di tutto l’immenso popolo che le fa ala. In: Antonio Riccardi, Storia dei Santuari più celebri di Maria Santissima, Milano 1840, Santuari LXX, Volume III, pag. 46-47.
  4. Pio Tommaso Milante, De Stabiis, Stabiana ecclesia et episcopis ejus, Napoli MDCCL, pag. 8.
  5. V’ha infine una quinta sorgente di acqua minerale alla falda del Colle, ove è sito il Convento di S. Maria a Pozzano, nel luogo detto Fano, (ov’era fabbricato il tempio di Diana) che decorre nel Mare di color latteo, e di un’odor bituminoso, detta perciò petrolio”. In: Della Città di Stabia, della chiesa stabiana e dei suoi Vescovi, di Pio Tommaso Milante, opera tradotta dal latino, Tomo I, Napoli 1836, pag. 33. Ricordiamo che il testo del domenicano Pio Tommaso Milante fu scritto in latino, questa bellissima opera venne invece tradotta, con molte aggiunte da parte dell’autore la cui firma è: Devotis. Umilìs. ed Obbligatis. Servo vero Giacinto M. Canonico d’Avitaja-Rapicano Maestro di Sacra Teologia. L’opportuno, secondo noi, lavoro di traduzione (poiché vi sono numerose note dell’autore interessanti) è un omaggio ad un altro illustre nostro concittadino ossia: Sua Eccellenza Marchese Giuseppe De Turris, Cavaliere di Gran Croce del Real’Ordine Costantiniano, Cavaliere di Gran Croce del Real’Ordine di Francesco I, Cavaliere dell’Insigne Ordine di Cristo, Direttore Generale de’ Dazi Indiretti, ec. ec., (N.D.R., il quale a nostro avviso contribuì economicamente alla stampa dell’opera). Ricordiamo che all’interno della Basilica, nella prima Cappella a sinistra è presente una documento marmoreo a nome del  Marchese Giuseppe De Turris.
  6. Altro testo importante che vogliamo segnalare in cui si parla di Santa Maria di Pozzano, antecedente anche a quello di Padre Serafino de’ Ruggieri è: Padre Serafino MontorioZodiaco di Maria, ovvero le dodici provincie del Regno di Napoli, Napoli MDCCXV, pag. 265-268.
  7. L’arma gentilizia della stessa città, è appunto l’Immagine di S. Maria di Pozzano, con un pozzo dal quale sorgono lumi e splendori. Una prova più autentica di questa istoria e dei prodigi dell’invenzione di questa Immagine non si potrebbe desiderare. Si veda poi tutto il seguito, colle iscrizioni che citeremo ecc”. In: Antonio Riccardi, Storia dei Santuari più celebri di Maria Santissima, Milano 1840, Santuari LXX, Volume III, pag. 38.
  8. Padre Serafino De’ Ruggieri, Istoria dell’immagine di S. Maria di Pozzano, Napoli MDCCXLIII pag. 24-25.
  9. San Francesco di Paola (Paola, 27 marzo 1416 –Tours, 2 aprile 1507) proclamato santo da papa Leone X il 1º maggio 1519. Eremita, fondatore  dell’Ordine dei Minimi.
  10. Secondo il dottor Celoro Parascandolo, i frati giunsero a Castellammare nel 1477 e già nel 1480 vengono perseguiti, per le macchinazioni del Parroco Girolamo Castaldo. In: Giovanni Celoro Parascandolo, Castellammare di Stabia, Napoli 1965, pag. 152.
  11. Giuseppe Maria Perrimezzi, La Vita di San Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, Venezia MDCCXLIV, Libro III, Capitolo VIII, pag. 132.
  12. Giuseppe Maria Perrimezzi, La Vita di San Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, Venezia MDCCXLIV, Libro III, Capitolo VIII, pag. 135.
  13. Antonio Riccardi, Storia dei Santuari più celebri di Maria Santissima, Milano 1840, Santuari LXX, Volume III, pag. 45.
  14. Padre Serafino De’ Ruggieri, Istoria dell’immagine di Santa Maria di Pozzano, Napoli MDCCXLIII pag. 25.
  15. Diverso tempo dopo la pubblicazione di questo stralcio sulla Basilica di Pozzano e sulla Patrona della Città, ho tovato un pezzetto di storia che si riconduce verosimilmente a dei miei antenati, la scena da quel che comprendo non si svolge a Castellammare ma nei pressi di Paola, il cognome Zingone è particolarmente diffuso nel centro Sud,; Campania, nel napoletano, Calabria, Montalto Uffugo; Sicilia vedi Palazzo Zingone-Trabia a Palermo, ma nche nel nord Italia vedi Zingonia, nel bergamasco o quartiere Zingone a Trezzano sul Naviglio; da un testo che rimetto in nota si evince: “Una persona della famiglia Zingone, depone in solenne esame, che un dì ritrovandosi nel Monistero, vide il Santo, (Francesco di Paola, n.d.r) che faceva un certo bagno, per un infermo, e volendo riscaldare l’acqua, pose al fuoco alcune pietre, le quali erano talmente infocate, che parevano veramente fuoco; indi il Santo presele colle mani senz’altro strumento, portolle come se fossero fresche rose per molto spazio e vide dopo le di lui mani senza menoma lesione“. In Fra Isidoro Toscano, Vita e miracoli di San Francesco di Paola, Roma MDCCXXXI, pag. 46.
  16.  Catello Parisi, Cenno storico descrittivo della Città di Castellammare di Stabia, Firenze 1842, pag. 79.

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