Premessa
Caro Maurizio, avrò ascoltato centinaia di volte le storie della mia famiglia, soprattutto materna, i ricordi drammatici delle due guerre, i sacrifici dei nonni per tirare su e far studiare 15 figli, le sofferenze patite per diversi lutti, ma anche tanti “fattarielli” divertenti non solo familiari, quei racconti sfiziosi su cose, persone e personaggi, quelle “storie minime” che tanto ci fanno sorridere quando le leggiamo e ci riportano indietro nel tempo.
I racconti partivano dalla fine dell’800, mio nonno materno era nato il 29 ottobre del 1878, e la fonte primaria, insieme a mia mamma, era zia Nora, la seconda sorella di mamma che viveva con noi, nata nel 1906.
Queste storie erano l’unico modo per farci conoscere i familiari che, anche per questioni anagrafiche, non avevamo vissuto per cui si ripetevano spesso e noi ragazzi, presi da tutt’altri interessi, ascoltavamo, sì, ma non è che prestassimo molta attenzione.
Oggi che vorrei tanto raccontarli e riascoltarli, soprattutto dalla voce di mia mamma, mi trovo difronte a vaghi ricordi, decine e decine di fotografie, lettere e documenti che conservo gelosamente, tessere di un puzzle che ahimè, non riuscirò mai a completare.
Con il senno del poi, e non senza rammarico, avrei potuto raccogliere le memorie di famiglia in un audio o video, operazione riuscita solo per la storia delle corone della Madonna del Carmine.
La vostra iniziativa di istituire “La banca della memoria”, quindi, è altamente meritoria perché ci consentirà di mantenere vivi i ricordi su fatti e persone di una Castellammare che non c’è più.
La storia che segue è parziale perché, quando cercai di approfondirla, mamma era purtroppo molto sofferente.
Per fortuna, i documenti che allego, a mio avviso, sono molto più interessanti delle mie parole.
Un abbraccio. Massimiliano
Il Sergente motorista Giovanni Filosa
di Massimiliano Greco
Giovanni Filosa nato a Castellammare di Stabia il 28 agosto del 1909 da Michele e Giovanna Liguori, era il quarto figlio, il primo maschio della coppia che in totale ebbe 15 figli.
Appassionato di motori, dovendo svolgere il servizio militare, decise di arruolarsi in Aeronautica e fu assegnato presso la Scuola di Pilotaggio di Capua, in seguito sarà trasferito prima a Milano poi a Bologna.
Stando ai racconti di mia mamma, nei vari viaggi per servizio, quando poteva, sorvolava con piacere l’area del cantiere e del centro antico in segno di saluto alla sua città e a quanto pare, le persone del posto lo riconoscevano e gridavano: è Giovanni!
In una lettera datata 23 marzo del 1936 scriveva a mio nonno:
“Caro papà, condizioni atmosferiche per nulla favorevoli, hanno fatto sì che stamattina non partissimo per Roma. Aspettiamo che il tempo migliori per sbrigare quest’altra faccenda che credo sia l’ultima”.
In una cartolina che reca la stessa data:
“Parto per Roma per la rivista del 28. Baci. Giovanni”.
Per sua convinzione non aveva mai voluto viaggiare con gli Ufficiali di Complemento perché, forse, non li riteneva sufficientemente esperti ma la sorte volle che per il suo ultimo viaggio, il pilota fosse proprio un Ufficiale di Complemento.
La mattina del 25 marzo non voleva in alcun modo partire ma fu costretto a salire su quell’aereo.
Stando a quanto raccontato ai familiari da un collega rimasto a Bologna, ebbe un’accesa discussione con il Comandante per problemi legati al carico di carburante nei serbatoi.
Comandante, gli ripeteva, i serbatoi sono troppo carichi.
Filosa, le ordino di salire sull’aereo!
L’aereo, un Savoia Marchetti “S.81”, si inabissò poco dopo il decollo nel lago Trasimeno a Castiglione del Lago in provincia di Perugia.
Erano le 12,00.
I funerali seguiti da un’autentica fiumana di cittadini, come riporta anche l’articolo del Mattino del 31 marzo 1936, si svolsero il 30 marzo nella chiesa del Gesù alla presenza di numerose autorità civili e militari tra cui il podestà avv. Catello De Simone, il segretario del Fascio dott. D’Alessandro, Il Comandante del R. Cantiere, il Comandante della R. Capitaneria di Porto Ten. Colonnello Sansone, il Commissario Capo di P.S. cav. Vassallo e numerosi Ufficiali della Milizia, dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica.
Dal Monumento ai Caduti in Piazza Quartuccio, dove l’avv. De Simone fece l’appello dell’estinto con il rito fascista, il corteo proseguì lungo Corso Vittorio Emanuele e dalla Piazza Ferrovia lungo
via Napoli, si diresse verso il Cimitero dove la salma fu sepolta in un terreno donato dal comune e dove successivamente fu eretta la cappella della famiglia Filosa (la cappella sorge proprio difronte alla tomba dell’avv. De Simone, riconoscibile dalla testa dello stesso scolpita in una stele di granito bianco).
Mia mamma all’epoca frequentava la quinta elementare e la maestra, la signora Dolce, fece scrivere ai compagni una lettera di condoglianze.
Due quelle superstiti, a firma di Elisa Castellano ed Agata Scelzo.
Anni dopo, il destino crudele volle che anche il fratello Ugo, Capitano pilota, perisse in un incidente aereo nei pressi di Spigno (LT). Era Il 17 gennaio del 1952.
Grazie, Massimiliano, per aver condiviso un pezzetto della storia della nostra famiglia!! Quando sei giovane, pensi che avrai tempo e rimandi.. finché poi, un giorno, ti accorgi che non hai più a chi chiedere per ricostituire i tasselli del ricordo. Un affettuoso abbraccio! Elena