E la nave va…
Fuori questa mattina,
l’aria è leggera.
Volendo… potrei anche volare.
Azzurro è il cielo
come cupola di lapislazzuli.
E sbaffi di nuvole bianche
vi viaggiano dentro.
Il sole è lì,
sull’ azzurro fuso,
sul bagnato del mare,
disteso a coprire
alberi verdi e case.
E tu aspetti…
che una bottiglia ti scuota
che le sartie ti lascino
finalmente libera.
Ed ecco…accade!
Scende la prua
a tagliare il mare
in due tappeti intessuti
con nodi irrisolti.
Alzando lo sguardo
ti vedo:
prima indistinta,
come una suggestione,
infine chiara,
avanzare, oscillare.
Rompi l’orizzonte e arrivi
immensa, in una strana,
confusa evanescenza.
Come un messaggio sbuchi,
come un naufrago,
unico superstite,
emergi dal tutto.
Il mare si increspa
di mille sorrisi,
Ora si aggira la tempesta
nel cielo dalle molte rotte.
Sotto un velo di pioggia
la nave va…
La memoria dei poeti
Riposa in questo mare.
Annegando nell’eternità
Donata delle parole.
La nave va…
E la pioggia sottile
nel sole,
è una nuvola
densa e dolce
di limoncello
che avvolge la città…
E la nave va…
Ed ora,
nella sera,
come in preghiera,
sono soli
lei , il mare,
e il tempo…
che ha inghiottito i ricordi.
Tra i vortici
rotolano sassi malfermi
ed ascolto il silenzio
delle ombre
e la sua voce senza peso.
E la nave è là.
E aspetta di andare,
legno solitario
che sfiora il cielo,
che taglia il mare
di azzurro fino.
Come vorrei stasera
stringerti al seno
come fossi un dono.
Come vorrei stasera
prenderti per mano
su questo mare
colore di notte,
colore di lune,
colore di vino.
* * *
Notte Stabiese
Da dove arriva
il profumo del mare?
Forse da quel cavallone
arruffato
che sotto la luna
insegue tremante
il freddo riflesso
di stelle morenti.
Oppure
da reti
d’argento
di pescatori
che aspettano
l’alba
per ritornare.
Da dove arriva
il profumo del mare?
Lo sento
stanotte
danzare nel buio
volare nell’aria
posarsi sul vento
legarsi a una barca
e veleggiare.
Da dove arrivi
profumo di mare?
E’ lì
da Ponente
che venne la sera.
Serena preghiera
del Sole
che stride
e poi muore
nell’acqua salata
ed alza vapori
nella nottata.
Nottata serena
da ricordare.
E’ sempre da Ovest
che arriva…
il profumo del mare.
* * *
Il viaggio da Faito al mare
E l’acqua scende.
Scorre, salta,
scivola, s’infiltra
tra pietre e rocce,
tra terra e cielo.
Ride, urla,
rimbomba, canta.
Magica fonte
come un bambino
sull’ottovolante.
L’acqua non tace
lungo il cammino.
L’acqua non mente…
E poi, ad un tratto,
si calma, si stende,
s’acquieta…
stanca guerriera
che va a riposare
in un letto di mare.
* * *
Tramonto
E il sole
cala lento
dietro Pozzano.
E noi…
ascoltiamo
la sera autunnale,
crepuscolo triste
che cambia colore
alle cose,
che cambia colore
alle case.
Ed ecco
improvviso,
il cielo
scolora.
E’ come
se l’ultimo raggio
man mano,
tirasse
nel mare
un nero sipario.
La prima
a scurire
è la cima
del vecchio Faito,
Antico
nell’eterna poltrona.
Poi la Libera.
Poi l’azzurro
promontorio.
Tutto
cambia colore.
Tutto
perde colore.
E mille luci
si accendono
in terra
e a mare…
tra le lampare.
Solo il vento
rimane lo stesso.
E’ lì
che danza…
Facendo
accapponare…
la pelle
al mare.
* * *
Vesuvio
E mentre il treno
Ti gira intorno,
rosso gigante
in coma profondo,
tu dormi
e niente sembra
che possa risvegliarti.
Ma cosa accadrebbe
se, ora, adesso,
ti ridestassi?
Io lo so:
cominceresti
a ridere sornione.
E con la tua risata,
prima strozzata
e dopo furibonda
di basso
ormai in pensione,
tu sputeresti fuori
fiammeggianti zampilli
ad indorare
la campagna autunnale.
I vocalizzi rochi
in pochi istanti soli,
caldi diventeranno
……e appassionati.
Note di fuoco
Canzoni mai cantate
Roventi melodie,
intonerai per noi.
Rosso gigante
della verde piana.
E con la bocca piena,
sputando sassi e fuoco,
farfuglierai:
“Ho riposato troppo!”
E dopo aver sfogato
la tua rabbia incosciente,
ti “spaparanzerai”
sulla rossa poltrona
e, ad occhi chiusi,
stanco di nuovo,
ti riaddormenterai.
* * *
La mia città
Vorrei arrotolare
la mia città
come una stuoia
e portarmela via
così….sottobraccio.
Starei attenta però
a non perdere
lungo la strada
il profilo fatato
del gigante Faito
al tramonto
incendiato dal sole,
o le verdi colline
con le case aggrappate.
E mentre vado
spero
di non perdere il mare.
Starò attenta!
Non ne farò cadere
neanche una goccia.
E così,
col golfo arrotolato,
col Vesuvio e il Faito
che quasi
si toccano,
sceglierò una terra lontana
all’altro capo del mondo.
Poi
scuoterò la stuoia
da tutta la polvere
e la sporcizia del tempo,
la stenderò
lanciandola in alto
e aspetterò
sulla spiaggia
che un’onda
mi bagni i piedi.