Perche’ “Palazzo Cardone”?
articolo di Lino Di Capua & Gelda Vollono
articolo del 12/02/2019
Alla fine del ‘700 il susseguirsi e l’intrecciarsi di diversi avvenimenti innescarono delle reazioni a catena, che in meno di un secolo trasformarono completamente la topografia, l’urbanistica e l’economia di Castellammare. In particolare la demolizione delle mura difensive, la concessione da parte dello Stato al Comune di alcuni suoli lungo il litorale, appartenuti in passato agli ordini religiosi, e l’accrescimento degli arenili, causato dal naturale accumularsi di materiale di sedimentazione trasportato nel corso dei secoli, ne determinarono la naturale espansione lungo la direttiva di nord-ovest per tutti gli anni a venire. Il processo di urbanizzazione, che ne conseguì, con la costruzione di interi nuovi quartieri da parte di privati sui suoli a loro alienati dal comune, non a caso, interessò particolarmente la zona a nord di Castellammare, iniziando proprio dall’odierna piazza Principe Umberto I. Infatti, nel 18281 la Giunta Comunale decise di alienare alcuni suoli con fabbriche al Largo del Quartuccio e la valutazione di dette superfici fu affidata all’Ingegnere del Comune D. Michele Jennaco. Tuttavia il Consiglio dell’Intendenza di Napoli, non avendo ritenuto tale stima completa e soddisfacente, la respinse e per elaborare una nuova pianta geometrica, con le relative valutazioni e stime dei luoghi da alienarsi, diede mandato all’architetto stabiese2 Policarpo Ponticelli, all’epoca ispettore generale della Direzione Generale di Ponti e Strade e delle acque e foreste e della caccia.3 mentre precedentemente era stato ingegnere comunale (cfr. A.S.C.C.S. Volume IV del decurionato).]
Il Ponticelli, andò ben oltre i suoi doveri di tecnico e, preoccupandosi di dimostrare, che la costruzione di altre fabbriche su tali suoli non avrebbe avuto alcun impatto ambientale negativo sulla piazza, nel suo lavoro disegnò il complesso della piazza, comprese le strade, che si dipartivano da esse e le fabbriche già costruite (fig. 1 e 2).
La pianta mostra, a sud-ovest della piazza, due casamenti: quello del sig. Michele Parisi e quello del sig. Stanzione, che si affacciano entrambi sulla strada nuova della marina, l’attuale via Mazzini4 e sull’arenile, odierna villa comunale, inoltre in continuazione dei due viene annotata la presenza di “baiuli strada marina”.5 Il tutto, oggi, è inglobato nel palazzo Spagnuolo e nello storico omonimo caffè. A nord-ovest, i suoli e le fabbriche da alienarsi, indicati con le lettere AAA, prospicienti alla relativa strada di via Napoli e a quella, ancora in costruzione, di strada nuova della spiaggia, attuale corso Vittorio Emanuele6, comprati dal sig. Giovanni Rispoli e quelli con le BBB, CCC in continuazione della già citata strada nuova della marina, acquistati dal sig. Antonino Spagnuolo; infine, a nord-est, è disegnato il fronte lineare dello Stallone sulla piazza (fig. 3), quello che rimarrà tale fino al 1934, chiuso tra il vicoletto Surripa7, la stessa piazza e l’altro edificio sulla sinistra, attuale palazzo Cascone.
Il sig. Antonino Spagnuolo con decreto reale datato primo luglio 1830 (fig. 4) si aggiudicò per ducati 2777 le due porzioni di suolo che nella precedente pianta eseguita dl Ponticelli sono indicate con le lettere BBB e CCC.
Su tali suoli lo Spagnuolo edificò un palazzo, che nel 1839 divenne Grande Albergo Reale, gestito dal sig. Bernardo Chiesara e che il Parisi8 così descrive: “Questo albergo antico di nome e nuovo di posizione mantenuto veniva negli scorsi anni dallo stesso signor Chiesara nell’attuale casino del Principe d’Angri, e trasferito qua trovasi sin dal principiare dell’anni 1839- sulla piazza del Muraglione nel nobile e magnifico palazzo Spagnuolo… Tre grandi appartamenti abbraccia in cui circa 50 stanze tutte da letto possono esservi, ed altri minori quartini-scuderie e rimesse- ogni appartamento à il suo bel salone e magnifico al di sopra di tutti n’è quello al terzo piano nobile9 (fig. 5).”
Lo Spagnuolo sposatosi con la signora Fiorentina Grosso ebbe due figli, che purtroppo morirono in tenera età. Allora adottò una figlia del fratello della moglie, la signorina Luisa Grosso, alla quale alla sua morte, avvenuta nel 1869, lasciò per testamento l’intero palazzo. La Luisa in seguito sposò un Cardone dal quale il palazzo trasse il nome con il quale ancora oggi viene indicato.
Note:
- Archivio storico comunale Catello Salvati da ora A.S.C.C.S. 1828 Busta 311 ↩
- C. Parisi Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia. Firenze 1842 ↩
- Carica che gli era stata conferita il 21 gennaio 180[3 ↩
- Viene intitolata a G. Mazzini con delibera di consiglio il 22 marzo 1893 (cfr. A.S.C.C.S. Delibera comunale N°3879 del 28 aprile 1893). ↩
- I baiuli o baglivi erano delle istituzioni, che al pari dei Capitani esercitavano il controllo su tutto ciò che riguardava l’amministrazione cittadina. La nascita di questa figura avviene durante il periodo normanno-svevo e continua, senza sostanziale modifica della sua funzione pubblica, anche durante il periodo Aragonese e Angioino. In particolare era suo compito verificare l’esattezza dei pesi e delle misure stabiliti dal re e controllare che tutti i mercanti li rispettassero. Pertanto pensiamo, che il Ponticelli abbia voluto indicare le postazioni della dogana per l’ingresso in città. ↩
- Il 6 novembre 1863 con delibera di Giunta si cambia il nome della strada Spiaggia in Corso Vittorio Emanuele e i tre vicoli che da essa sporgono sul lido sono denominati vicolo 1°, 2°, 3° del Corso Vittorio Emanuele (cfr. A.S.C.C.S. Busta 160 inc. 3). ↩
- Il signor Amato Guglielmo, in data 22 marzo 1903, propone al signor Sindaco di Castellammare e alla componente della Giunta comunale di intitolare il vico Stallone alla Principessa Mafalda. Tale richiesta viene discussa e accolta nel consiglio comunale del 31 marzo 1903 e ratificata nella seduta della Giunta il 21 aprile dello stesso anno (cfr. A.S.C.C.S. 1903 Busta 196 inc. 5). ↩
- C. Parisi 1842 id. ↩
- A tal proposito siamo sicuri che il “nobile e magnifico palazzo Spagnuolo” di cui parla il Parisi è senz’altro questo e non quello dell’omonimo bar perché, come chiariremo nel prossimo lavoro, nel 1839 non apparteneva ancora al sig. Catello Spagnuolo. ↩
M CARDONE