Giuseppe Bonito (foto Maurizio Cuomo)

Il pittore Giuseppe Bonito

a cura di Antonio Ziino

Una mostra retrospettiva del pittore Giuseppe Bonito a Castellammare di Stabia

Giuseppe Bonito (foto Maurizio Cuomo)

Giuseppe Bonito (foto Maurizio Cuomo)

Una breve premessa il cortese lettore me la deve consentire, almeno per dire qualcosa, sia come ultimo arrivato, sia per ricordare che un cronista quasi sempre non scrive libri per trattare un argomento a sfondo divulgativo. E’ abituato a fare i conti con lo spazio disponibile di un giornale, dove è d’obbligo scrivere poco, chiaro e, soprattutto, con lo scopo di divulgare il più possibile una notizia o un argomento che, in tutti i casi, deve destare interesse. Devo confessare che ho poca dimestichezza con il computer e – orrore – “tifo” ancora per la macchina per scrivere. Tenuto poi conto che oggi tutti hanno fretta, un “pezzo” più è piccolo e più ha la possibilità di attirare lo sguardo del lettore. Ora, credo opportuno, visto che non lo faccio da qualche tempo, menzionare un illustre concittadino, Giuseppe Bonito, uno tra i migliori pittori del Settecento, che trova sempre degno spazio nelle Rassegne d’arte che il museo di Capodimonte, continua a dedicare, con successo, a noti artisti. Questa che segue è una breve “presentazione” che può essere utile ai giovani, senza alcuna pretesa, senza dare un carattere storico all’argomento – anche perché “storico” non sono – e anche perché ormai la nostra città è piena di storici molti dei quali sembrano dei veri e propri attaccabrighe. Questo mio “pezzo”, che non può esaminare il contesto storico e socio-economico del Settecento nelle nostre provincie, vuole vedere, come sempre, l’Uomo al centro dell’universo, vuole avere, per concezione mentale, rispetto per il prossimo e per le istituzioni. Un giornalista – che è sempre al servizio della collettività – scrive, quindi, alla buona e in buona fede, come dire, alla portata di tutti, scrive in modo chiaro, almeno quando ci riesce, firma ciò che dice con nome e cognome, ed essendo alle prese con notizie, non sempre confortanti che affliggono città e territorio, guarda, forse meglio di molti altri, la realtà dei fatti. Certo, il cronista non condivide il comportamento dei pavidi che si nascondono sotto fantasiosi pseudonimi, quelli che hanno tempo da perdere – beati loro – ed è consapevole che il lavoro dello “storico” è sicuramente più comodo perché non trattando gli spinosi problemi che riguardano le istituzioni (mancanza di lavoro, disoccupazione giovanile, disservizi, malasanità, criminalità comune e organizzata, crisi delle industrie, privatizzazioni, eccetera, eccetera, almeno non si fa gratuite inimicizie).
Anzi, cogliendo l’occasione, mi permetto di suggerire ai direttori di questi portali, compilati francamente bene, di chiedere agli articolisti, sempre la firma, anche per i risvolti legali che potrebbero avere in qualche circostanza e anche perché la Legge sulla Stampa è chiara),

Perciò questo “pezzo” – come tutti i miei scritti – si pone in modo propositivo e offre l’occasione di suggerire, anche all’attuale Amministrazione comunale di Castellammare di Stabia, di prendere in considerazione la possibilità di organizzare una retrospettiva delle opere di Giuseppe Bonito, considerato da autorevoli esponenti della cultura nazionale un artista di grande prestigio che, purtroppo, dagli stabiesi è molto poco conosciuto.
L’Amministrazione Comunale, infatti, nel quadro del suo programma di valorizzazione dei beni culturali, potrebbe, appunto, inserire una retrospettiva dedicata al grande artista stabiese.
Di Giuseppe Bonito ho parlato ampiamente, specie per il passato, in modo particolare, in occasione della mostra del Settecento a Napoli, una delle rassegne, come già accennato, di grande successo che vide allineate le opere dei più quotati e rappresentativi artisti della pittura napoletana del secolo decimottavo.
Bonito, “Primo pittore di corte”, direttore a vita dell’Accademia del disegno di Napoli (l’attuale Accademia di Belle Arti), consigliere regio del Laboratorio degli arazzi, nacque a Castellammare di Stabia nel 1707 e morì a Napoli nel 1789. Figlio di una numerosa famiglia, fu accolto giovinetto nella celeberrima scuola dell’abate Solimena, una sorta di sodalizio formato dai migliori allievi del tempo che, in omaggio al loro maestro, vestivano tuniche marroni (vedi il mio opuscolo “Giuseppe Bonito”, Pompei, 1981), in cui viene confutata, per la prima volta, anche la presunta “povertà” della famiglia Bonito, sostenuta sia dal Cosenza, sia dal Molajoli ed altri. Del folto gruppo di allievi, furono privilegiati i pochi che riuscirono ad emergere, per talento e tenacia, tra cui, in modi e tempi diversi, Sebastiano Conca, Domenico Antonio Vaccaro, Francesco De Mura, Corrado Giaquinto e Giuseppe Bonito, il quale, nella sua lunga attività, fu insignito di onorificenze ambitissime che lo posero in una condizione di sovrana e pubblica considerazione, monopolizzando per molto tempo l’attenzione sia della corte, sia di privati collezionisti.
Della vasta produzione di Bonito, molto è andato perduto.
Inoltre, nel 1935, a seguito di una lunga ricerca, il critico d’arte Roberto Longhi, attribuì a Gaspare Traversi una ventina di tele ritenute per molto tempo opere dell’artista stabiese (e anche in quell’occasione l’allora amministrazione comunale non avvertì neanche la necessità di chiedere una revisione della ricerca con la consulenza di un perito-critico di parte, cosa che, comunque, si potrebbe sempre fare). Tuttavia, nella nostra zona si conservano sei tele: cinque nell’ex cattedrale di Vico Equense (di particolare interesse l’Annunciazione), e “La consegna delle chiavi a san Pietro”), nella concattedrale di Castellammare di Stabia. Questa tela, molto bella, fu acquistata dal comune di Castellammare di Stabia, dietro sollecitazioni di Domenico Morelli e Benedetto Croce che consideravano il Bonito una “vera gloria nazionale”. E anche questo episodio la dice lunga sulla scarsa sensibilità, in tutti i tempi, degli amministratori di questa nostra bella quanto strana città.
Ora, in questo spazio di cui mi hanno detto che dispongo, ma anche perché i lettori, diventano sempre più frettolosi, dico, sinteticamente, soprattutto per i giovani, i più propensi, per ovvie ragioni, a guardare il futuro con serena speranza, che la pittura di Giuseppe Bonito, pur inquadrandosi, con le caratteristiche diverse, nell’ambito del solimenismo, dal quale assorbì la densità del colore e gli effetti contrastati della luce, in un secondo tempo si orientò verso l’accademismo classicizzante romano, forse anche per rispondere ai gusti di una committenza sempre molto esigente ed erudita. Bonito, va sottolineato, rimane, comunque, uno dei pittori più rappresentativi dell’arte napoletana della metà del Settecento, proponendo una pittura più immediatamente comunicante della grande stagione dell’arte napoletana di quel periodo. Si distinse, oltre che nella pittura di “genere”, nella ritrattistica (in mancanza della fotografia, nobili e personaggi facoltosi si facevano ritrarre da pittori) tentando di conciliare l’esigenza del ritratto iconografico, rappresentativo della istituzione, specie il sovrano, secondo una certa visione specialmente del Mengs), con la tradizione napoletana di naturalismo espressivo, evidenziando aspetti psicologici e sentimentali. Questo suo “nuovo” modo di fare “ritrattistica”, dove le figure erano “vive”, popolari, persone note e familiari nel quartiere, nella zona, nella corte, piacque molto e gli procurò grandi soddisfazioni morali e materiali.
Ritornando all’idea di organizzare una retrospettiva, potrebbero essere ricuperate per l’esposizione moltissime tele, soprattutto custodite da privati, e riproduzioni di affreschi esistenti un po’ ovunque, compreso il suo autoritratto custodito a Firenze (Antonio Ziino).

Giuseppe Bonito: Gli ambasciatori turchi (Foto: Archivio Ziino).

Giuseppe Bonito: Gli ambasciatori turchi (Foto: Archivio Ziino)


Note:
* Il prof. Antonio Ziino, è nato a Castellammare di Stabia (NA-Italia), dove vive e lavora in Via Varano, 3 (cenni biografici tratti da “Il Mondo Letterario” – 2001) – E’ Giornalista ed è laureato in scienze sociali e comunicazioni. Nel 1960 è stato assunto da L’Osservatore Romano. Abilitato all’insegnamento di materie artistiche e storia dell’arte nei Magisteri professionali per le donne. Docente di ruolo negli istituti di ogni ordine e grado, è direttore del Centro di ricerche sociali già autorizzato nel 1970 dal Ministero della Pubblica Istruzione (Cpit).
Autore di un centinaio di pubblicazioni di carattere storico, artistico e sociale, con particolare riguardo alle regole comportamentali, usi e tradizioni delle antiche civiltà),
Gli è stato attribuito il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ha ottenuto altri significativi riconoscimenti. E’ socio della Deputazione di Storia Patria Napoletana.
Dirige molte pubblicazioni, tra le quali: Rivista Italiana di Documentazioni e Ricerche Sociali; Rivista di Promozione culturale “ Mondo dell’Arte”; Enciclopedia Italiana di Arti Figurative; Corriere della Regione; Rivista internazionale Città e Turismo del Sud; periodici di comunità varie dell’Arcidiocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia. Collabora/e o collaborato, ai quotidiani “Il Messaggero” di Roma, “Il Mattino”, Il Quotidiano, “Roma”, al “Notiziario” della Conferenza Episcopale Italiana – CEI. Ha ricoperto l’incarico di Responsabile delle pagine interdiocesane del quotidiano “Avvenire” (fino al trasferimento della sede di stampa), oltre di vari giornali e riviste periodiche.
Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti ed ha aggiornato i suoi studi conseguendo altri due titoli universitari e master, titolo universitario di Assistente sociale (Scuola Superiore di SS. di Roma, p.a. Ministero della Pubblica Istruzione e convenzionata, per la collaborazione scientifica e didattica, con l’Università di Bologna, Specializzazione sulle tossicodipendenze (Istituto superiore di studi sociali e psicologici di Roma (ONU-Div. Of Narcotic Drugs e Ministero della Sanità; Specializzazione nel Servizio Sociale Sanitario – Istituto Superiore di Studi Sociali e Psicologici di Roma, patroc. Ministero della Sanità.
Attività didattica, culturale e sociale: direttore del Centro di Add.to professionale, indetto dal Ministero del Lavoro e Prev.za Sociale (1962); direttore dell’Istituto superiore per assistenti sociali, riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione (C.P.I.T.); del Centro di Formazione professionale per segretarie di azienda, indetto dall’Ente Nazionale ACLI Istruzione Professionale e dalla Regione Campania (1971 per attività di Formazione professionale; direttore del Corso di qualificazione sulle Tossicodipendenze e AIDS, patroc. Ministero della Sanità; direttore: Corso di qualificazione sulla Medicina Preventiva Scolastica, patroc. Giunta Regionale della Campania; Corso di “Processo di M.C.Q. nei Servizi Sociali Sanitari; Corso di Direzione dei Servizi Socio-Assistenziali nelle ASL e Enti Pubblici” direttore del Corso per “Manager di Assistenza Sociale nei Servizi Sanitari”; Corso di “Management dei Servizi Socio-Sanitari e Assistenziali nelle ASL ed Enti Locali”; Attività scientifica e tecnica:
Ha organizzato manifestazioni artistiche e culturali di livello nazionale e internazionale, con l’adesione della Presidenza della Repubblica, del Senato della Repubblica, Ministero dell’Interno, Ministero di Grazia e Giustizia, Ministero della Pubblica Istruzione e dell’Università, Ministero della Sanità, Ministero dell’Industria e Commercio, Ministro del Turismo e Spettacolo, Giunta Regionale della Campania, di Rappresentanze Diplomatiche accreditate presso il Quirinale, Assessorato Servizi Istruzione e Cultura, Istituto di Medicina Preventiva dei Lavoratori e Psicotecnica dell’Università di Napoli, ecc.
“Il dr. prof. Antonio Ziino, professionista esemplare… si distingue per la sua cultura, per la sua moralità e per la sua generosità… E’ iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti… Dal 1960 collabora con l’Osservatore Romano… e partecipa alla redazione del “Notiziario Nazionale delle Comunicazioni Sociali” della Conferenza Episcopale Italiana, collabora inoltre al giornale “Avvenire” con pubblicazioni di carattere storico, artistico, sociale.
E’ inoltre responsabile del “Bollettino” dell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia ed è membro attivo della Commissione per l’Arte Sacra della stessa Arcidiocesi. E’ professore di ruolo nelle scuole statali e dirige con dedizione e competenza l’Istituto superiore per assistenti sociali” che svolge una preziosa attività per la formazione professionale dei giovani…”.
+ Antonio Zama
Arcivescovo di Sorrento – Castellammare di Stabia (M.E.P.)
(Castellammare di Stabia, gennaio 2000, da aggiornare)

 

 

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