Presepe Stabile Stabiano
( gli ultimi sette pastori ritrovati )
articolo di Massimiliano Greco
Di grande pregio e di valore artistico indiscusso, il presepe del duomo di Castellammare di Stabia, è costituito da una magnifica raccolta di pastori realizzati da botteghe artigiane di Napoli e dintorni, tutti databili tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo. La collezione è costituita da ottantasette soggetti superstiti (in gran parte con le teste in legno), di cui: settantantadue pastori, tre puttini e dodici animali (inclusi i due cavalli).
Gli ultimi sette pastori ritrovati del Presepe Stabile Stabiano
Alla già importante collezione di pastori del duomo di Castellammare di Stabia, si aggiungono in esposizione: una vecchia, una contadinella, un ricco borghese, due rustici, un paggetto moro ed una giovane donna.
La vecchia è sicuramente la figura più singolare del nostro presepe ed è risalente al XIX secolo. La testa è in legno ed è orientabile, essendo fissata alla “pettiglia” per mezzo di un innesto a baionetta.
Galleria fotografica
(Archivio Cattedrale di Castellammare di Stabia)
I monumentali pastori del Duomo di Castellammare di Stabia
Un po’ di storia…
Anche conosciuto come presepe del Mons. Francesco Saverio Petagna (1812-1878) proprietario del nucleo più antico di pastori, che nel tempo ne ebbe cura e lo impreziosì, questo presepe ha avuto una storia controversa e travagliata, alternando in tre secoli, periodi di gloria ed ammirazione al più nero oblio.
Dai fasti borbonici alla gloria espositiva post Unificazione d’Italia per poi scampare quasi indenne alla Grande Guerra e al Secondo Conflitto mondiale, pur subendo: la deleteria quanto inesorabile azione dei tarli, maneggi poco prudenti, conservazioni spesso inadatte e l’oltraggio di gravissime manomissioni, questa magnifica raccolta di pastori, giunge a noi grazie alla meritoria opera di concittadini appassionati che con fede e amore ne hanno avuto cura; tra loro si ricordano con affetto: Domenico Santoro, Antonio Greco, l’avv. Franco Scarselli e Mario Vanacore.
Luci ed ombre alterne: i pastori riesumati ed esposti come motivo di speranza e di rinascita nel periodo post bellico caddero nuovamente nell’oblio con il disastroso sisma dell’80. Tutto tacque fino al 2000, quando grazie alla perseveranza di don Ciro Esposito ed alla passione e all’impegno economico dell’imprenditore Giovanni Irollo, fu attuato un lungo, delicato lavoro di ricerca e di restauro affidato alle competenze di Carlo Iacoletti e Paola Catello e alla supervisione della storica dell’arte Ida Maietta. Il 20 dicembre del 2003, sessanta figure restaurate furono esposte nella Basilica di San Petronio in Bologna dove riscossero un grandissimo successo, ammirate da molte decine di migliaia di visitatori e, finalmente, per il Santo Natale del 2004, e per gli anni a seguire gli stabiesi poterono quindi ammirare il loro presepe in tutta la sua bellezza, esposizione, purtroppo, senza fissa dimora, relegata esclusivamente al periodo natalizio.
IL PRESEPE STABILE STABIANO
( brevi cenni )
Nel 2019 si forma un gruppo di lavoro, composto da: don Antonino D’Esposito, Giovanni Irollo, Maurizio Santoro, Riccardo Scarselli, Flavio Morvillo e Massimiliano Greco con l’intento di restituire alla cittadinanza la magnificenza dell’artistico presepe del Duomo. Coadiuvati dal prezioso contributo di Mario Vanacore, Pierluigi Fiorenza, Giovanni de la Ville sur Illon, Corrado Di Martino e della Redazione del portale web liberoricercatore.it, si diede inizio alla fase esecutiva di un progetto ambizioso e costoso al tempo stesso: la costituzione del Presepe Stabile Stabiano.
La scenografia, molto bene articolata, è opera del maestro Alfredo Molli, già autore vent’anni fa di un primo intervento di restauro sulla natività e della prima bozza di presepe stabile, coadiuvato dall’architetto Mimmo Pagano. È la classica scenografia presepiale con la natività ambientata nel rudere di un tempio pagano ispirato ad un bozzetto di Luca Giordano, l’annuncio ai pastori, esterno alla scena principale, ed il diversorium o taverna.
Si ispira alla Castellammare dell’Ottocento e richiama: la Torre Alfonsina, lo scoglio di Rovigliano, la “Fontana dei meloni” e quella di San Giacomo, il Monte Faito con le grotte e gli anfratti. Trovano posto le riproduzioni di alcune antiche riggiole stabiesi e persino il nostro Santo Patrono San Catello. Sullo sfondo un’antica veduta del nostro golfo con il lato bello del Vesuvio a dominare la scena.
Questo progetto è una grande occasione per la città che potrà mostrare con orgoglio uno dei suoi fiori all’occhiello, è un chiaro segnale alla cittadinanza ed all’imprenditoria stabiese affinché, “le persone di buona volontà” possano anch’esse contribuire in maniera fattiva alla valorizzazione e promozione delle ricchezze artistiche e culturali del territorio stabiese. È una grande attrazione ed il punto di partenza, il perno principale di un percorso religioso/artistico/museale, a beneficio degli stabiesi e dei turisti che visitano la nostra città.
Massimiliano Greco e Maurizio Cuomo
Per ulteriori approfondimenti invitiamo alla lettura dell’articolo: Il Presepe Stabile Stabiano