Tivadar Kosztka Csontváry

Tivadar Kosztka Csontváry

di Giuseppe Zingone

Autoritratto di Csontváry della metà degli anni 1890. Esposto nel 1936 Salone Frankel, lotto 31. Dimensioni 51 x 78 cm

Tivadar Csontváry Kosztka, nasce il 5 luglio 1853 a Kisszeben, Ungheria (oggi Sebinov, Slovacchia)  e muore il 20 giugno 1919, a Budapest.

Nel 1880, Tidavar, lascia la sua professione di farmacista, affermando di aver vissuto un’esperienza mistica e per i successivi 14 anni, si preparò a diventare un pittore, passando allo studio vero e proprio dell’arte del dipingere solo all’età di 41 anni.
In questo processo di preparazione e trasformazione, visitò famose scuole e artisti a Monaco, Karlsruhe e Parigi, e viaggiò in Italia, Dalmazia, Siria ed Egitto.

Nel 1901/1902, (forse già nel 1900) fu a Castellammare di Stabia, i suoi dipinti sono indiscutibilmente affascinanti e sicuramente ha un approccio molto personale, nei confronti della realtà che lo circonda e del come poi questa viene rappresenta in ambito artistico. Egli stesso dice: “Le immagini della VISTA, ci svelano le bellezze della natura e del mondo, catturando i momenti unici, ma tipici, delle meraviglie naturali, che tutti devono vedere”.

La dottoressa Zsófia Végvári,1studiosa ungherese delle opere di Csontváry e più in generale di tutto ciò che riguarda il pittore, nel suo articolo Il mio castello d’ossa afferma: Oltre all’analisi della storia di Csontváry, la mia ricerca, risale alle radici, cioè cerco di vedere le opere di Csontváry in sé stesse, senza pregiudizi, senza ignorare le fonti di ispirazione artistica. Non aggiungo al quadro di Csontváry che ho costruito finora, non interpreto e confuto direttamente il lavoro dei miei predecessori, non evidenzio e entro in temi “alla moda” che derivano dallo spirito del XXI secolo. Non dimostro, a tutti i costi, la falsità delle pseudo-immagini, né spiego filosofie in opere la cui fonte non la giustifica. Ho solo lasciato parlare le immagini. Il punto di partenza della mia ricerca ha mostrato una possibilità di illuminazione e interpretazione del tutto nuova su Csontváry, per la quale, trovando la mia “chiave”, le opere di Csontváry potrebbero essere legate quasi a una catena.2

Pur non appartenendo ad alcuna corrente pittorica, gli elementi della sua pittura si pongono, nell’area del post-impressionismo. Tivadar Csontváry Kosztka è considerato in patria, uno dei più grandi pittori ungheresi del XX secolo.

La creazione di un’opera eterna è possibile solo se ci si immerge nella Verità; e ottenere la Verità è possibile solo da dio. A colui che gli ha dato la capacità di creare, viene data la capacità di essere immortale. Questa capacità non è solo la sostanza degli esseri umani, ma può essere vista negli animali, uccelli e insetti“. (Tivadar Csontváry Kosztka)

Al di là del suo percorso professionale, c’è da aggiungere che in rete si possono trovare molti dei suoi lavori, e molte sue opere, (come afferma la dottoressa Zsófia Végvári) sulle quali si sono moltiplicate le interpretazioni, spesso forzate ed esasperate, come nel caso del vecchio pescatore (the old fisherman).

La sua parentesi stabiese, dovrebbe essere meglio indagata, sono diversi i dipinti a lui attribuiti che ritraggono la nostra bella città. È il caso, ad esempio, di quest’opera del 1901, chiaramente stabiese, poco nota, poiché il titolo trae in inganno e soprattutto perché Tivadar ci mostra una prospettiva della città inconsueta, dal titolo: Naplemente a nápolyi öbölben ossia Tramonto nel Golfo di Napoli.

L’opera è un unico dipinto, un paesaggio serale, che viene però presentato in rete in due versioni dai colori molto lontani tra loro, anche se entrambi suscitano un forte fascino sull’osservatore.

Tivadar Kosztka Csontváry, Naplemente a nápolyi öbölben, 1901, dal sito delle Belle arti Ungheresi

Tivadar Kosztka Csontváry,,1901, Naplemente a nápolyi öbölben, 31,0 cm x 50,0 cm

Oltre al vecchio forte casamattato, (Leggi l’articolo, Puzzano e l’isola di Rvigliano) ormai sparito, s’intravede la sagoma del campanile della chiesa di Santa Maria di Pozzano.

Molto più noti sono i dipinti (qui in basso) che ritraggono una Castellammare amata e vissuta da Tivadar Kosztka Csontváry. Attraverso queste sue tele ci offre, uno spaccato per niente fugace, tipico di un turista in visita nel sud Italia, ma una esperienza sincera e fedele di un uomo entrato in contatto vivo con la nostra gente e la nostra terra immortalata a più riprese.

Vecchio pescatore 1902, olio su tela, 45 × 59.5 cm, Museo Ottó Herman, Miskolc, Tivadar Kosztka Csontváry

Pesca a Castellammare - Tivadar Kosztka Csontváry

Pesca a Castellammare, Tivadar Kosztka Csontváry

Castellammare, Tivadar Kosztka Csontváry

Mi è sembrato opportuno a questo punto interpellare la dottoressa Zsófia Végvári, poiché ho ritrovato nelle sue pagine di studi, anche una immagine che credo Liberoricercatore, sia ancora una volta il primo a mostrare. Quel vecchio pescatore in una rara foto d’epoca, che spazza via definitivamente quell’idea malsana e moderna, quasi esoterica di un uomo che era solamente “uno di noi“. Una figura spesso violentata, nella sua doppia trasposizione di uomo e demone. Una caratteristica che come dice bene la studiosa, appartiene più ad una visione moderna (e direi deviata) del nostro modo di confrontarci con le sue opere (come ancor più spesso è capitato ad altri, come anche a Leonardo Da Vinci). Inoltre lei stessa mi ha indicato un modello, un prototipo al quale Csontváry, si è ispirato.

Caro Signore!
Mi scuso per il ritardo nella risposta, la sua lettera è stata inviata nella cartella SPAM.
Secondo me la foto che ha allegato potrebbe essere stato uno dei punti di partenza per l’opera Il vecchio pescatore, ma non dobbiamo dimenticare nessuna delle opere simili di Van Gogh: il ritratto di Patience Escalier, 1888. Olio su tela, 69.0 x 56.0 cm”.

Csontváry riassume sempre, non solo nel quadro del Vecchio Pescatore, ma anche nel caso del dipinto Il Cairo (opera sempre sempre stabiese che vedremo più in là nell’articolo). È la vista stessa. Non ha dipinto la realtà, ma le sue combinazioni”.

Van Gogh (1888) e Csontváry (1902) a confronto

Per completare l’approfondimento sul dipinto, The old Fisherman, aggiungiamo questi altri due documenti, uno preso in prestito dalla dottoressa Zsófia Végvári, il secondo invece è un altro dipinto del pittore ungherese.

Il vecchio pescatore stabiese, 1903

Italian Fisherman, oil on canvas, 56.5 x 57.5 cm, Tivadar Kosztka Csontváry

Sopra, il vecchio pescatore è ritratto all’interno di un edificio, di cui a dire il vero ci siamo messi alla ricerca; se alcune delle decorazioni in esso presenti fanno sicuramente riferimento al retroterra culturale del pittore non è da escludere che l’edificio sia realmente (o almeno lo sia stato) ubicato nel territorio di Castellammare. A tal scopo abbiamo chiesto a diverse persone del centro antico della città qualche informazione, identificando un palazzo in particolare, ma non abbiamo voluto spingerci oltre in inutili congetture, così come faremo per gli altri dipinti qui di seguito.

Altri dipinti stabiesi o che appartengono al circondario

Görög tengerpart, Greek Beach, 1890 Oil on canvas, 29 x 39 cm, Collezione privata, Csontváry Kosztka Tivadar

Dalmat landescape, olio su tela, 1900, Csontváry Kosztka Tivadar,

Villa Pompeji, 1901, Csontváry Kosztka Tivadar

A Night in Chairo, Between 1901 and 1902, Oil on canvas, Csontváry Kosztka Tivadar

Come si può leggere nei titoli dei dipinti, (come spiegherà la dottoressa) spesso questi si riferiscono ad altri luoghi, a volte lontanissimi: Ad esempio il dipinto, Spiaggia greca è chiaramente lo Scoglio di Rovigliano. Oppure: Dalmat landscape, dovrebbe identificare la campagna stabiese d’inizio novecento, mentre Villa Pompeji sembra molto vicina all’ormai irriconoscibile salita del mulino, strada verso Gragnano.

Una nota a parte invece merita il dipinto A Night in Chairo. Iniziamo col dire che in questo dipinto di cui si sono perse le tracce (di cui rimane solo questa foto in b/n) è visibile la prima rappresentazione pittorica della Cassarmonica stabiese come anche nell’altro suo dipinto Castellammare; ossia quella consegnata da Eugenio Cosenza al Comune di Castellammare il 28 Aprile del 1900 e poi crollata per via di una forte libecciata nel 1909.3Nella rara immagine in bianco e nero della Cassarmonica dalla quale traspare tutto il suo splendore, con l’antico lampadario ad illuminare l’orchestra sottostante intenta a suonare, fa bella mostra di sè il riconoscibilissimo edificio noto ai cittadini stabiesi come palazzo Spagnuolo, e per chi volesse approfondire l’argomento, ecco a voi gli articoli di Gelda Vollono e Lino Di Capua, Dal Torrione al Palazzo Spagnuolo e Perche’ “Palazzo Cardone”?.

Castellammare di Stabia, Cassarmonica, foto Giuseppe Zingone

Ecco cosa aggiunge la studiosa nella mail della nostra corrispondenza, a proposito di questo dipinto: “Vorrei portare alla vostra attenzione che c’era anche un luogo chiamato Cairo a Budapest, sulla LÖvölde tér, la scelta del titolo si riferisce anche a questo, cioè al “Cairo”, nel quartiere chiamato Cairo. Ovviamente non era un padiglione. Distnti Saluti, Végvári ZSófia. (időpont: 2022. ápr. 24., V, 19:59).4

Articolo terminato il 25 Luglio 2022


 

  1. Zsófia Végvári è nata a Miskolc nel 1974. L’amore per l’arte e la pittura si è sviluppato durante la sua infanzia grazie al background dei suoi genitori, poiché suo padre è il famoso storico dell’arte Lajos Végvári e sua madre è la pittrice Ágnes Máger. Ha fondato il Painting Inspection Laboratory a Budapest nel 2008, dove scopre i segreti dei tesori d’arte basati sui metodi delle scienze naturali. Grazie al suo lavoro, la polizia ungherese ha scovato molti falsi d’autore a volte venduti “inconsapevolmente” da importanti case d’asta che non si affidano ai moderni strumenti di indagine che pur sono oramai alla portata di tutti.
  2. Zsófia Végvári, Il mio castello di ossa. Inoltre è possibile leggere qui la sua biografia Zsófia Végvári e la sua affascinante carriera.
  3. Progettata dall’architetto Eugenio Cosenza, la Cassarmonica fu consegnata al Comune di Castellammare di Stabia il 28 aprile del 1900. Crollata nel 1909 a causa di una violenta libecciata, fu ricostruita dallo stesso Eugenio Cosenza che ne abbassò l’altezza, creando in cima uno sfiatatoio, e ne addolcì la forma arabesca degli archi.
    Così, il 4 agosto del 1911, fu di nuovo consegnata alla città. In: La Cassarmonica, del professor Giuseppe D’Angelo
  4. Ecco il testo in ungherese della dottoressa: Tisztelt Uram!Elnézését kérem a késői válaszért, levele a SPAM mappába érkezett. AZ a véleményem, hogy az Ön által csatolt fotó lehetett az egyik kiindulópontj aaz Öreg halász című munkának, de semmiképpen nem szabad elfelejtenünk Van Gogh egyik hasonló alkotását sem: https://i.pinimg.com/originals/b8/71/aa/b871aa8ad2442fb898533d0da437de47.jpg; Csontváry mindig összegez, nem csak az Öreg halász képen, hanem így tett a Cairo (Kairo) festmény esetében is. Ez maga a látlat. Nem a valóságot festette, hanem annak kombinációit. Figyelmébe ajánlom, hogy Budapesten, a LÖvölde téren is volt egy Cairo nevű hely, a címválasztás erre is utal, vagyis a “a Cairoban”,  Cairo nevezetű mulatóban. Persze az nem pavilin volt. Üdvözlettel: Végvári ZSófia. (időpont: 2022. ápr. 24., V, 19:59).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *