Giovan Battista Filosa
di Giuseppe Zingone
Tra i figli di Castellammare di cui abbiamo oggi poca memoria, c’è senz’altro Giovan Battista Filosa, (alunno del Morelli, secondo Domenico Maggiore)1pittore di livello superiore, di fama internazionale, tra i grandi stabiesi e vicino sicuramente all’altro nostro concittadino Enrico Gaeta.
Sopra i pittori Giovan Battista Filosa e Enrico Gaeta, accomunati nello stesso disegno; questa immagine interessante e rara, appare in Stabiae e Castellammare di Stabia di Michele Palumbo. Così recita la didascalia:“Il pittore Enrico Gaeta (a destra) e il pittore Giambattista Filosa. Disegno eseguito da Giacinto Gigante 1863)“.2È, per noi, necessario far notare, che la firma del Gigante non appare chiara (Salate) e nitida ed anche la data 1863, (n.d.r. forse Giugno 1883 o 1888) ci procura non poche difficoltà, in quanto il Filosa nasce nel 1850 e quindi stando così le cose nel disegno sarebbe raffigurato all’età di 13 anni. Mentre la data 1883 o 1888 escluderebbe la paternità di Giacinto Gigante in quanto egli muore nel 1876. Infine secondo l’architetto, Salvatore Gallo, i tratti del disegno e gli strumenti usati non corrisponderebbero a quelli del massimo esponente della scuola di Posillipo.
Pensiamo inoltre di aver individuato l’autore del disegno grazie ad una intuizione del dottor Carlo Vingiani, il quale suggerisce si tratti del famoso caricaturista (articolo) Mario Buonsollazzi detto Solatium (Giugno 1883). Per noi comunque si tratta di un documento interessantissimo perché pone i due grandi maestri di Castellammare in un’unica rappresentazione grafica, dove il Gaeta è intento a ritrarre il Filosa.
Vi sembrerà strano leggere una biografia alla rovescia, ma è solo un pretesto, per chiarire quello che mi sembra giusto mettere in rilievo. Giovan Battista Filosa muore a Resina il 28 Febbraio del 1935,3la dicitura Resina fu mutata il 30 Marzo 1969, quando il comune scelse di ritornare all’antico nome latino Herculaneum. Oggi sono ben due i comuni che rivendicano la paternità nei confronti di Giovan Battista, e sono i comuni di Portici ed Ercolano.
Una carriera brillante dicevamo all’inizio, che ebbe un percorso di crescita professionale unico, ricevendo onori e riconoscimenti a Parigi ed in Europa, per poi tornare a ri-abbracciare di nuovo la propria terra definitivamente, a Resina. L’immagine che abbiamo del Filosa è tratta dal libro del pittore Enrico Giannelli, pubblicato nel 1916, ed è grazie a questo testo che noi conosciamo buona parte della sua carriera, oltre a vederne le fattezze. Le sue sembianze potrebbero un giorno (si spera) con una lungimirante amministrazione comunale, restituire a questo figlio di Stabia la sua giusta e più che meritata collocazione tra i grandi della nostra città, nel viale delle celebrità e non solo su una lapide di una traversa del Corso Vittorio Emanuele.
Cosi scrive il professor D’Angelo:
Giovan Battista Filosa (1850 – 1935) via [pittore sec. XIX]
Già I traversa Corso Vittorio Emanuele (a destra e a sinistra) fu intitolata a Filosa con Delibera Commissariale n. 89 dell’8 gennaio 1962.
Dal corso G. Garibaldi a corso V. Emanuele (1° tratto) e poi (2° tratto) a strada Santa Maria dell’Orto. (Segue breve biografia del Filosa.)4
Giovan Battista Filosa nacque a Castellammare di Stabia, il 17 Luglio 1850, da Don Giuseppe Filosa, proprietario, domiciliato in Castellammare, casa propria, in strada seconda Santa Caterina e da Luigia Cacace. La madre di Giovan Battista morì prematuramente ed il padre in seconde nozze ebbe altri figli.
“Esordì alla Promotrice partenopea del 1867 con Veduta di Castellammare, ammirata dalla critica. Anche in seguito si fece apprezzare per l’accurata perizia descrittiva dei suoi acquerelli, soprattutto scene di genere e composizioni di costume settecentesco, che propose ai Salon di Parigi (1874-1882), durante un lungo soggiorno francese”.5
“Per circa due anni il Filosa fu alunno nell’Istituto di Belle Arti napoletano, ma poi passò in Roma, dove completò i suoi studi artistici. Si recò, in seguito, a Parigi ove rimase per ben dieci anni, lavorando e facendosi onore.
I suoi dipinti hanno figurato in maggior parte, e con successo, nelle importanti Mostre del Salon.6E questo ci dimostra in qual modo sono state prese in considerazione le opere di questo valoroso artista.
Tra i quadri venduti in Esposizioni e privatamente ci piace ricordare gli acquisti di Alessandro Dumas figlio, dell’Imperatore del Brasile, don Pedro, del pittore Mariano Fortuny, di Heilbut, di Goupil, di Perant, di Bornich e di molti altri.
Dopo dieci anni di soggiorno a Parigi, ritornò in Italia e per altri dodici anni andò peregrinando da una, all’altra città italiana, lavorando sempre ed esponendo nelle singole Mostre con buoni successi e vendendo la sua produzione.
Da ultimo si stabilì in Napoli dove risiede tutt’ora. Uno dei suoi lavori La foresta, esposto a Venezia, nella Internazionale del 1895, fu acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale di Arte Moderna in Roma.
Anche la Promotrice della Salvator Rosa di Napoli, lo ha annoverato per parecchi anni, dal 1867 al 1911, tra i suoi espositori.
Nel 1906, il dipinto Il viale dei sospiri (acquarello) fu acquistato dalla Società e toccato in sorte al sig. Antonio Fiorentino e Marina del Granatello fu acquistato dall’Ing. Carlo Gritti; nel 1911 Verso Gragnano fu comprato dal Municipio di Napoli; Bosco sugli Appennini, acquistato dalla Società, toccò in sorte al Municipio di Napoli e Sette impressioni offerte dall’autore alla Società, toccarono in sorte alla signora Angelica Sgobbo.
Il Filosa tratta a meraviglia l’acquarello, genere che egli predilige, nel quale imita e raggiunge la forza della pittura ad olio, così in piccole che in grandi dimensioni.
È fra i più fervidi lavoratori e la sua produzione si tiene sempre al livello del suo merito.
È professore onorario del Regio Istituto di Belle Arti di Napoli.
Ha preso parte alle seguenti Esposizioni:
I PARIGI 1874.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 91.a Esposizione di Belle Arti.
2137. Boschetto (Acquarello).
2138. All’orlo del precipizio. (Acquarello). (Acquistati dal sig. Goupil).
II PARIGI 1876.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 93.a Esposizione di Belle Arti.
2435. I primi giorni di primavera. (Acquerello. Acquistato dal sig. Chaus).
III PARIGI 1876.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 94.a Esposizione di Belle Arti.
2690. La confidenza (Acquarello).
2691. La passeggiata (Acquarello).
IV PARIGI 1879. Salon. Società degli Artisti Francesi. 95.a Esposizione di Belle Arti.
2924. Nella selva. (Acquarello. Acquistato dal sig. De Perant).
V PARIGI 1879. Salon. Società degli Artisti Francesi. 96.a Esposizione di Belle Arti.
1222. Palpitante ricordo (Acquistato dal sig. Borniche)
3598. Dopo il veglione (Acquarello. dal sig. Borniche).
VI TORINO 1880.- IV Esposizione Nazionale di Belle Arti.
319. Sogni.
320. Aprile. (Acquarello).
321. L’estate al bosco di Boulogne (Acquarello).
322. Dopo il bagno (Acquarello).
VII PARIGI 1880.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 97.a Esposizione di Belle Arti.
1421. Un sogno sulle sponde del lago.
1422. La confidenza nel bosco.
4712. Uscita dal ballo. (Acquarello).
4713. Interno di un salone. (Acquarello).
VIII PARIGI 1881.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 98.a Esposizione di Belle Arti.
807. Malinconia.
885. Scena sentimentale. (Acquistati dl sig. Borniche).
2760. La primavera. (Acquarello).
2761. L’està al bosco di Boulogne (Acquarello. Acquistati dal sig. Borniche).
IX PARIGI 1882.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 99.a Esposizione di Belle Arti.
1032. Aspettazione. (Acquistato dal sig. Borniche).
3184. Sorpresa (Acquarello).
3185. Lontano (Acquarello).
(Acquistati dal sig. Borniche).
X ROMA 1883.- Esposizione di Belle Arti.
47. Panorama di Assisi.
48. Labor.
49. Ritorneranno!…
50. Eccole!…
51. Una via d’Assisi.
XI TORINO 1884.- Esposizione Generale Italiana.
847. La via della montagna.
848 Mattino.
XII PARIGI 1886.- Salon. Società degli Artisti Francesi. 104.a Esposizione di Belle Arti.
2828. Stranezza.
XIII VENEZIA 1895.- Prima Esposizione Internazionale d’Arte.
105. La foresta. (Acquarello. Acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale di Arte Moderna in Roma).
XIV ROMA 1895-96.- LXVI.a Esposizione Nazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Belle Arti.
214. Il Silenzio. (Acquistato dal sig. N. N. di Berlino).
XV FIRENZE 1896-1897. — Esposizione di Belle Arti. Festa dell’Arte e dei Fiori
474. L’erba per le mucche. (Acquarello).
XVI MONACO (Baviera) 1897. — VII.a Esposizione Internazionale d’Arte.
464. Pascolo per le vacche.
465. Il bosco.
XVII MONACO (Baviera) 1899.— Esposizione Internazionale d’Arte.
1350. Nel Real parco di Portici. (Acquarello).
1351. L’ultimo fascio.
1352. Le amiche.
XVIII MILANO 1900.— Quarta Esposizione Triennale della R. Accademia di
Belle Arti di Brera.
14. Il tronco. (Acquarello).
17. L’ ultimo fascio. (Acquarello).
19. Le amiche. (Acquarello).
XIX TORINO 1908.— Seconda Esposizione Quadriennale.
20. Il raccolto delle olive. (Acquarello. Acquistato dal sig. Panza di Torino)”.7
Naturalmente la carriera del Filosa non si esaurisce nel 1908, come descritto dal Giannelli, sicuramente una parentesi florida e nuova Giovan Battista la ritrovò, quando si stabilì a Resina, dove muore all’età di 85 anni. Resina era già nota a livello internazionale perché in essa si trasferirono Giacinto Gigante e i tanti pittori noti sotto il nome di Scuola di Posillipo. Più di una semplice coincidenza se come afferma Franco Girosi, molti erano ancora i grandi pittori di fine ottocento ed inizi novecento che tra Ercolano e Portici avevano stabilito la propria residenza.
Filosa e de Nittis
Giuseppe De Nittis, fu allievo nel 1861 all’Istituto di Belle Arti di Napoli, ma il suo soggiorno fu breve, qui rimase sotto la guida di Gabriele Smargiassi, sino al 1863 quando venne espulso, in seguito si rifugiò a Resina. Ed in questo periodo molto probabilmente i due si conobbero. Nel 1868 De Nittis è a Parigi, dove conobbe la sua massima gloria proprio come il Filosa. In Francia morì improvvisamente di congestione cerebrale nella quiete della sua villa a Saint Germain en Laye, il 28 agosto del 1864, a soli 38 anni.8 Dopo un decennio in Francia, Filosa si sgancia dai rapporti con il Salon di Parigi ed inizia una nuova parentesi professionale che lo porterà in giro per l’Italia ed infine a Resina.
Ecco cosa scrive il Girosi nel suo: La Repubblica di Portici, Roma, Istituto Nazionale Luce (1931). “Ossia quel gruppo di pittori, capi Marco de Gregorio, Federico Rossano e Giuseppe de Nittis, seguaci Antonino Leto, Camillo Amato, Raffaele Belliazzi, Alceste Campriani, Michele Tedesco, Andrea Cofa, Giovan Battista Filosa, Raffaele Izzo, Luigi de Luise, stabiliti a Portici (1860-1875)”. Definiti dal Girosi: Macchiaioli meridionali.9
Alcune opere di Giovan Battista Filosa (o a lui attribuite)
La firma, le firme di Filosa
Con il dottor Vingiani e l’architetto Gallo, abbiamo espresso alcune considerazioni sul complesso contesto delle firme attribuite al Filosa. Sappiamo che quando i pittori hanno voluto dichiarare la paternità di un’opera hanno sempre trovato il modo per farlo. Si pensi alla frase scolpita sul petto della Vergine della Pietà, conservata in San Pietro: “MICHAEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT“. Tutto questo per evitare errori di attribuzione ed anche mi sia permesso per un intrinseco e sviluppato senso dell’ego che caratterizza gli artisti. È senz’altro plausibile anche l’ipotesi che un pittore possa inserire sulla sua opera una firma diversa per non essere identificato o per il timore ad esempio (come nel passato) di essere censurato. Ci sono poi anche esempi di chi si è dato uno pseudonimo, come ad esempio Sthendal (Marie-Henri Beyle), nella letteratura.
Ma perché firmare il proprio stesso cognome in modi così diversi? Chi di noi non ha passato qualche ora o giorno a personalizzare la propria firma, perché fosse unica, irripetibile e riconoscibile a tutti? Modificare una firma, potrebbe portare inoltre a gravi conseguenze legali, come la perdita di beni, di un lascito o l’eventuale decadimento di un contratto.
Eppure non ci sfugge che la firma serve ad identificare in maniera chiara e definitiva un artista come nel nostro caso, quella del Filosa, che aveva tutto l’interesse ad essere noto a livello internazionale. Ad ogni buon modo, non bisogna dimenticare che oltre la firma per un’artista, esiste lo studio dell’identificazione stilistica, la comparazione, grazie alla quale per i professionisti (e mercanti) del campo delle belle arti è possibile giungere ad un nome anche senza una presenza autografa.
Ma perché firmarsi in modi così diversi tra loro?
Noi non abbiamo voluto fare un distinguo dei dipinti inseriti in questo articolo. Sono le case d’aste a doversi servire di esperti, di notoria scrupolosità e professionalità, per ottemperare ad una netta attribuzione. Possiamo però inserire qui, dei punti fermi partendo proprio dal Giannelli: Giovan Battista Filosa, prediligeva la tecnica dell’acquerello, la qual cosa non esclude di certo l’uso di altre tecniche.
Abbiamo inoltre sottolineato che l’avventura professionale del Filosa, conosce almeno quattro momenti fondamentali: gli esordi, l’esperienza parigina, quella itinerante (tra Italia ed Europa) ed infine il ritorno nela terra patria, a Resina. Questi nuovi inizi avrebbero verosimilmente potuto produrre cambiamenti anche radicali nello stile del pittore e di qui anche nel modo di firmare.
Siamo a conoscenza della presenza sul nostro territorio di altri artisti con lo stesso cognome di Giovan Battista, ossia: Alfonso Filosa (1887-1935) pittore anch’egli, padre tra l’altro dei nostri concittadini Francesco e Giacomo. Inoltre sul sito dell’Istituto Matteucci (Studio e Catalogazione dell’Arte Italiana del XIX secolo) compare anche un Giuseppe Filosa, (forse il padre di Giovan Battista? Un parente?) purtroppo in questo caso la biografia non è presente.
Ragionevolmente riteniamo, che oltre alla riconoscibilità stilistica dei dipinti in oggetto la firma di Giovan Battista Filosa, sia quella presentata sul sito Hampel auction, (o comunque quella che si presenta “G B Filosa“) naturalmente non in maniera certa ed assoluta in quanto non siamo addetti del mestiere e non spetta certamente a noi. Pertanto auspichiamo che siano proprio le case d’aste a far luce su queste incongruenze, sia per il buon nome e la credibilità delle aziende per le quali lavorano, sia per il rispetto dovuto agli acquirenti ed infine per restituire a Giovan Battista Filosa la sua giusta e meritata collocazione nell’empireo dei pittori.
Nelle scorse settimane è stato venduto su un sito d’aste una bella natura morta attribuita a Giovan Battista, un acquerello; la curatrice così scrive:
Splendido acquerello di Giovanni Battista Filosa, firmato in basso a destra. Provenienza collezione privata. Ho scritto attribuito, in quanto sprovvisto di autentica, in tutti i modi, lo stile la firma e la magistrale cura nei dettagli fanno pensare che si tratti di opera autentica. Stato di conservazione del dipinto ottimo con normali segni del tempo. (Caterina Maffeis)
Sulla stessa piattaforma viene venduta un’altra opera a firma Filosa, così scrive il curatore: Opera ad olio su tavola raffigurante La pittrice, firmata in basso a sinistra Filosa. Proveniente da collezione privata. Si presenta in buono stato conservativo, in patina. Alla lampada Wood non sono emersi restauri né manomissioni al pigmento pittorico. Alle verifiche con i solventi è risultata autentica in ogni sua parte, la firma coeva e autentica. Dopo le verifiche effettuate ne garantiamo l’autenticità corredandola di certificato di autenticità della nostra galleria con foto come a norma di legge. (Domenico de Donno)
Ma lasciamo agli esperti le loro considerazioni.
Della notizia della morte di Giovan Battista Filosa, fa eco nel 1935 un giornale fascista (quindicinale) Il Nuovo Stato, che alla pagina 31 riporta il suo breve necrologio:
Giovan Battista Filosa muore a Resina il 28 Febbraio del 1935.11Ancora Domenico Maggiore: “Fu alunno del Morelli all’Istituto di Belle arti di Napoli ove ebbe i i primi insegnamenti artistici, che poi completò a Roma. Coltivò in modo particolare la pittura ad acquerello e produsse uno straordinario numero di paesaggi, dei quali vendette a Parigi, dove dimorò circa dieci anni. Tornato in Italia andò dall’una all’altra città lavorando con passione. Uno dei suoi acquerelli: La Foresta, esposto all’Internazionale di Venezia del 1893 fu acquistato dalla Ministro della Pubblica Istruzione per la Galleria d’arte moderna di Roma. Dipinse molti panorami d’Assisi, Il Bosco di Boulogne d’estate, e scene di vita agreste. Uno dei suoi ultimi quadri: Il raccolto delle ulive, fu esposto a Torino nel 1908. Parecchi quadri del Filosa sono nella raccolta del Comune di Napoli”.12
L’articolo su Giovan Battista Filosa era già terminato a fine agosto 2021, ma la ricerca non ha mai fine, è tale proprio perché, chi viene dopo può aggiungere un nuovo piccolo tassello al grande immenso puzzle di cui noi non vedremo mai la fine.
A tal proposito vale la pena aggiungere a questo articolo anche un dipinto di un crocifisso segnalato dai Beni culturali a firma Giuseppe Filosa. Sicuramente un ottimo lavoro come segnalato dalla scheda annessa al quadro.
Dalle notizie storico critiche si evince: Notevole è il modellato del Cristo, dal volto assai espressivo. Notevole l’interesse artistico.
Articolo terminato il 30 Dicembre 2021
- Giovan Battista Filosa, In: Domenico Maggiore, Arte e artisti dell’Ottocento napoletano e scuola di Posillipo, Edizione Domenico Maggiore 1955, pag. 94. ↩
- Michele Palumbo, Stabiae e Castellammare di Stabia, Flory editore 1972, pag. 606. ↩
- Giuseppe D’Angelo, Le strade di Castellammare di Stabia. I luoghi, i personaggi le strade, Longobardi Editore, 2000, pag. 59; e Giuseppe Luigi Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, Allemandi 2006 pag, 386. ↩
- Giuseppe D’Angelo, Le strade di Castellammare di Stabia. I luoghi, i personaggi le strade, Longobardi Editore, 2000, pag. 59. ↩
- Istituto Matteucci, voce: Giovan Battista Filosa. ↩
- Il Salon fu un’esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre di Parigi, con cadenza biennale fino al 1863 ed annuale in seguito (decreto imperiale del 13 novembre 1863), dal XVII al XIX secolo. I Salon furono proprio coloro che decidevano se un quadro potesse essere messo o meno in esposizione alla stessa stregua. Info tratte da wikipedia. ↩
- Giovan Battista Filosa, in: Enrico Giannelli, Artisti Napoletani viventi, pittori scultori incisori ed architetti, Napoli 1916 pag. 248-251. ↩
- Domenico Maggiore, Arte e artisti dell’Ottocento napoletano e scuola di Posillipo, Edizione Domenico Maggiore 1955, pag. 102-104. ↩
- Giuseppe Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell’Italia meridionale, parte seconda, Napoli 1937 – XV, pag. 416. ↩
- Il Nuovo Stato, Anno IV, numero 5 – 6 del 20 Marzo 1935, anno XIII, pag. 31, Direttore Guido Pighetti. ↩
- Vedi nota numero 3. ↩
- Domenico Maggiore, Arte e artisti dell’Ottocento napoletano e scuola di Posillipo, Edizione Domenico Maggiore 1955, pag. 94. Altre notizie su Giovan Battista Filosa, nelle biografie dello storico e critico d’arte Agostino Mario Comanducci su Galleria Recta. ↩
Mi chiedo come fa a sapere tuttu sul mio bisnonno? Poi tante foto dei quadri che noi abbiamo in famiglia ,veramente interessante vorrei sapere di piu visto che mio nonno purltroppo e morto nel 1978,e mia nonna 15 anni fa quidi tutto quello che so ,raccontato da mia nonna e chiaramente mio padre che de il nipote di G.Battista ei mie zii,veramente complimenti per lˋarticolo .Distinti Saluti Ciro Filosa
Buonasera,
ho letto con interesse le ricerche su G.B. Filosa. Io possiedo un quadro che ritrae un capriccio, firmato Filosa 1891. Se vuole posso inviarle delle foto.
Grazie ne sarei felice anche per comparare lo stile e magari con il suo permesso aggiungerlo alla galleria.
Buon giorno ho due quadri firmati g. Filosa, se vi interessano vi giro le foto
Se fosse così gentile, gliene sarei grato magari anche la firma e le dimensioni.
Se chiaramente di Giovan Battista li inserirò volentieri nell’articolo…
Grazie e buona Domenica.
avrei un quadro ad olio a firma Giovanni Filosa mi pare 1916 “I frutti della guerra” sarebbe possibile accertarne la paternità?
Gentile Marco, la paternità in senso lato possiamo provare a indovinarla e dare un’occhiata guardando la firma e soprattutto il dipinto, per una sorta di autentica, credo possano farlo solo gli eredi.
salve e grazie per avermi risposto! dove posso spedire qualche foto? anche telefonicamente! grazie! anche perché la tela di ottima fattura pone a retro un vendita!
Ho conosciuto un pittore di nome Giovanni Filosa negli anni 50 a Napoli. Certamente non è il Giovanni Battista di cui si parla nell’interessante articolo. Mi domando se era un parente. Era un pittore famoso, aveva vissuto a Parigi, poi a Napoli in via s.giuseppe dei nudi (se ricordo bene) e morì negli anni 60 in via battistello caracciolo.
Grazie per le considerazioni… Sarebbe bello poter salvare la memoria storica di ognuno di noi. Soprattutto di quelli di cui conosciamo ben poco. Saluti