Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )
Cari amici del Libero Ricercatore, come sapete non sono più un ragazzo di primo pelo, quindi l’esperienza della vita avrebbe dovuto corazzarmi verso certi inganni. Ma come si dice dalle nostre parti “chi è nato tunno nun po’ murì quadro”, io ingenuamente sono caduto in un tranello tesomi da due cari amici che identifico in Don Chisciotte e Sancio Pancia e i cui veri nomi non li rivelerò neanche sotto tortura. Se volete cercateveli da soli. Don Chisciotte una ventina di giorni fa mi chiese qual era la canzone napulitana che mi piaceva di più. Io, pur ritenendo in quel momento strana e inappropriata la sua domanda, gliela indicai. Qualche giorno dopo riferii di questa richiesta a Sancio Pancia e lui (furbo come una faina!), per sviare qualche mio sospetto, mi disse: “Nun ‘o da’ aurienzo… chillo è pazzo!”.
Fu grande quindi la mia sorpresa quando, il 18 febbraio, su questo sito, in occasione del mio compleanno, i primi a farmi gli auguri furono proprio loro, declamando e cantando i versi di quella bella e famosa canzone “Funtana all’ombra”.
Questa canzone me la fece tornare alla mente un altro caro amico, Nello Lascialfari, verace e appassionato cantore della vita di strada della nostra Castellammare e delle sue tradizioni popolari, che la interpretò mirabilmente, fra le altre pregevoli cose, in suo recente spettacolo.
Nell’ascoltarla, dai cassetti della mia memoria saltò fuori un ricordo di più di ottanta anni fa. Eccolo: avevo allora 5 o 6 anni e la mia famiglia abitava nel vecchio palazzo dell’Acqua della Madonna, proprio di fronte alle fonti dell’Acqua acidula. La domenica era l’unico giorno che potevamo goderci la presenza di mio padre in casa in quanto la trascorreva completamente in famiglia. Salvo la passeggiata in Villa con i fratelli ed il ritorno a casa con il tradizionale pacchetto delle “pasterelle pe’ criature”. Al mattino, dopo aver fatto il bagnetto a me e mio fratello in una tinozza di zinco, ci riponeva sul lettino e lui incominciava a farsi la barba.
Allora non esistevano i rasoi elettrici, e da poco erano comparsi i rasoi di sicurezza, i famosi Gillette, con le lame asportabili che una volta perso il filo si buttavano. Ma poiché queste lamette avevano un costo, molti continuavano ad usare il classico rasoio a mano, per intenderci, quelli che i barbieri usano ancora adesso. Le creme per ammorbidire la barba non esistevano ancora e per tale scopo si usava un tipo di sapone che messo in una ciotola e mestolata con un pennello si spalmava sulla faccia. Questa operazione necessitava di un po’ di tempo perché più si insaponava e più facile scorreva il rasoio.
Durante queste operazioni mio padre canticchiava sovente questa bella “Funtana all’ombra”.
La sua voce era talmente chiare e intonata (e noi stabiesi, come ho detto in un’altra occasione, sappiamo cantare) che senza mai leggere questa bella lirica di E.A. Mario, le parole le ricordo ancora adesso, talmente mi sono entrate nel cuore e nella mente.
A volte alternava questa canzone con l’altra intitolata “N’accordo in fa” oppure “Na sera ‘e maggio”. E anche di queste ricordo il motivo e le parole. Ma mentre la seconda è rimasta ancora nel repertorio dei più famosi cantanti, della prima non se ne ha più memoria.
Come vedete cari amici, anche questa volta sono riuscito ad aprire un siparietto sul tempo che fu, col solo intento di far conoscere ai più giovani come era più semplice e poco complicata la vita di una volta.
Gigi Nocera.
A cantarla in modo lodevole è Nino D’Angelo. A mio parere, però, l’interpretazione più bella è quella di Giorgio Schottler.