Rosa da Viterbo e Castellammare

Rosa da Viterbo e Castellammare

di Giuseppe Zingone

Altare santa Rosa da Viterbo

Il 31 di agosto passato, sono andato in visita a Viterbo, città meravigliosa ed ospitale, molto educata, poco nota agli italiani, con un interessantissimo centro storico medioevale. Una stratificazione architettonica, evidente, coinvolgente, appassionante.

Tutti coloro che parlano di medioevo, paventando o additandolo ai secoli bui dell’umanità, o non hanno studiato o hanno dei profondi preconcetti ideologici e qualunquisti nei confronti di quella straordinaria simbiosi tra cultura e fede che esso rappresenta.

Io credo sempre più, che i veri secoli bui siano veramente quelli nei quali viviamo oggi al di là di tutta la nostra inutile tecnologia.

Dopo questa digressione, andiamo al sodo: tradizione, cultura e fede di una provincia italiana grande pressappoco come Castellammare, almeno nel numero degli abitanti.

Non è difficoltoso districarsi per le sue strade, da porta San Pietro, dove abbiamo parcheggiato, io e mia moglie ci siamo diretti a piazza san Sisto, vicino porta romana, qui abbiamo intravisto la meravigliosa macchina del trasporto di santa Rosa, e da lì abbiamo percorso a piedi tutto il tragitto, della macchina, riconosciuta nel 2014 quale patrimonio immateriale dell’Umanità.

La macchina di Santa Rosa, in piazza San Sisto, il 31 Agosto 2022

Il trasporto della macchina si è svolto, sabato 3 settembre 2022, (dopo due anni di interruzione per la pandemia), qui i facchini del sodalizio di santa Rosa, hanno trasportato la possente macchina di 5100 chilogrammi, alta 28 metri, fino al santuario ove sono i resti mortali della santa.1

In questa città, i ragazzini sin da piccoli crescono a “pane e santa Rosa”, non vi sono divisioni tra i ceti, tra i vari quartieri della città, tutti al di là del credo o delle proprie idee, contribuiscono alla festa, perché nel trasporto simbolicamente riportano la piccola Rosa a casa.

Forse dovremmo con serietà chiederci, perché molte città, tra cui la nostra Castellammare, sono ad una deriva culturale, valoriale, senza precedenti, (ogni singolo cittadino è colpevole). Lì dove altre realtà comunitarie riescono non solo a far sopravvivere le proprie tradizioni, ma a ritrasmetterle, ampliarle, consegnarle intatte ai posteri.

Interno del Santuario di Santa Rosa

Rosa, nasce a Viterbo nel 1233, già in tenera età, sentendo la chiamata di Cristo, chiede senza successo di entrare tra le suore clarisse, inizia poi ad operare come terziaria francescana secondo gli insegnamenti di san Francesco, proprio nella sua città. In questo periodo Viterbo è divisa tra i fautori del papa e dell’imperatore. Federico II, la fa bandire da Viterbo, insieme alla sua famiglia che si sposterà a Soriano nel Cimino e poi Vitorchiano. Rosa soffre di una rara malattia, oggi nota come “agenesia totale dello sterno”. Riesce a rientrare a Viterbo solo alla morte dell’Imperatore nel 1250, ma muore anch’essa a 18 anni nel 1251.

La sua colpa? Rosa professa apertamente la pace, girando con un crocifisso, per le vie della città di Viterbo.

Ma quale attinenza ha la vita di questa piccola santa, con Castellammare. Iniziamo dal di più, i colori della città sono quelli di Castellammare anche se lo stemma cittadino è ben diverso, giusto per completezza aggiungo che i viterbesi si sono scelti un primo cittadino donna, (classe 1989), legata solo a liste civiche, (quasi una rarità in Italia) Chiara Frontini.

Ero già stato a Viterbo una decina di anni fa, a quel tempo il santuario, il convento e la casa della santa era affidato alle clarisse urbaniste che essendo rimaste in poche, hanno dovuto lasciare il pio luogo. Con mia grande sorpresa (e quindi veniamo al perché del racconto) da ben sette anni, sono le suore francescane alcantarine fondate, a Castellammare, dal nostro Don Vincenzo Gargiulo ad occuparsi della santa. Le suore alcantarine hanno, grazie alla loro spiritualità, ri-aperto a tutti i visitatori, viterbesi e non, i luoghi più intimi di santa Rosa, mostrandone la bellezza e la storia, e rinsaldando ancor di più l’intimo legame e l’amore per questa straordinaria ragazza.2

Un piccolo itinerario virtuale:

Articolo terminato il 4 settembre 2022


 

  1. Le origini della Macchina risalgono agli anni successivi al 1258, per ricordare la traslazione del corpo di santa Rosa da Viterbo (1233 – 1251) dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Santuario a lei dedicato, avvenuta il 4 settembre per volere di papa Alessandro IV.
  2. Da studi fatti in America latina, alcuni ricercatori, hanno scoperto che la storia di santa Rosa da Viterbo era stata portata dai missionari francescani, nel nuovo mondo già agli inizi del 1500. Non è difficile che la terziaria domenicana (Isabella) poi Rosa da Lima, abbia adottato il nome della santa viterbese, poi ritornato a noi in Europa, mutato in Rosa da Lima, ma queste preoccupazioni lasciamole agli studiosi.

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