Castellammare agosto 1888

Castellammare agosto 1888

di Giuseppe Zingone

Castellammare villeggiatura e bagni, un documento pubblicato nell’agosto del 1888, sulla Rivista Illustrata Settimanale, una città turistica, fortemente rappresentata dalla nobiltà napoletana, ma anche profondamente industriale, lì dove la parte operaia era rappresentata dai cantieri navali. Buona lettura.

Castellammare, dai Cantieri

CASTELLAMMARE – VILLEGGIATURE E BAGNI

Le alture che si partono dall’Appennino a monte Calvello, si dividono, sopra Sarno, in due rami di monti bassi e di colline, che si rialzano tutto ad un tratto, ma per poco, stringendosi al mare col Vesuvio ed il Santangelo, e cingono il bel golfo di Napoli.
Tra il Vesuvio ed il Santangelo dove il mare più s’interna dove la spiaggia è più bassa e deliziosa e l’acqua è più azzurra e cheta, siede Castellammare.
Un altissima e bruna muraglia di monti verdi la difende dai venti caldi ed afosi che vengono dall’Africa; il Vesuvio, imponente col suo largo pennacchio di fumo, la guarda dai venti gelidi del Nord; ed essa, bella come un’odalisca formosa e provocante, si stende tutta sul piano ricurvo della spiaggia, la quale mollemente si piega sotto le carezze blande dell’onda per andare misteriosamente ad abbracciare e baciare, insieme al mare, le rocce d Ischia, di Procida e di Miseno che si elevano lontano, là di fronte come una diga enorme contro i furori dell Oceano. In alto le ville, celate tra il verde lucido e smagliante dei boschi di quercie e di castagni, le intrecciano mirabile diadema.
Da Napoli viene a Castellammare trasfusa, in questa stagione, la vita rumorosa, varia, irrequieta delle grandi città.
Napoli, disposta ad anfiteatro, a piè delle colline, di faccia a Capri ed a Sorrento, con il sole che dardeggia forte dall’alto in pieno meriggio, non è per la fine ed aristocratica vita estiva. Vi è troppo sole, troppa luce, troppo movimento, troppo rumore, troppa vita. Ed i Napolitani, quelli che non si lesinano gli agi e i diletti più delicati disertano. Vanno lontano, fuori del Regno, alle stazioni balneari estere, o, per lo meno, si sparpagliano lungo la costa e la spiaggia, e per le pendici ridenti che si specchiano nelle acque, ai piedi della penisola Sorrentina e del Vesuvio.
In Napoli si affollano i provinciali che vengono dall’interno, e mezza Napoli si riversa in Castellammare. – Castellammare diventa così il più geniale dei soggiorni.
Oggi la città sorta sull’antica Stabia è stata già quasi del tutto rimodernata.
Bianca, allegra, piena di vita e di allettamenti, essa apre le braccia lieta e giubilante ai villeggianti ed ai forestieri che le chiedon delizie e riposo beato. Pulita comoda, laboriosa, ospitale, apre le braccia vigorose alle migliaia di operai che le chiedono pane e lavoro, e fa uscire dal suo cantiere le più potenti e formidabili navi del mondo.
Per i primi, ride in alto fra i riflessi di smeraldo del declivio: Quisisana: per gli altri, torreggia in riva al mare tranquillo, l’ultimo colosso delle acque: l’Umberto, fiero come un gigante.
È cosa deplorabile! Nelle città di mare meridionali, dove più ve ne sarebbe bisogno, mancano i veri stabilimenti di bagni; gli stabilimenti fissi, grandiosi, nei quali l’igiene e le raffinatezze del buon gusto si danno la mano.
In Castellammare, come a Napoli, come Sorrento i numerosi stabilimenti lasciano, in generale molto a desiderare. Sono stabilimenti improvvisati capaci di essere devastati ed abbattuti ad ogni più lieve infuriare di onde.

Castellammare di Stabia, lungomare

I camerini, più o meno angusti e scomodi, sono in legno spesso vecchio e indebolito dall’uso; sono sostenuti da pali, di una resistenza problematica, piantati nell’arena a poca distanza dalla riva. Per una specie di ponte formato da due o tre tavole sostenute anche esse da pali piantati nell’arena, si accede ad una specie di rotonda rustica sulla quale, quando l’accorrenza è molta, si aspetta delle ore intere per andare ad occupare uno di quei camerini dalle tavole sconnesse e malferme.
Con ciò gli stabilimenti-baracche di Castellammare non sono veramente i peggiori ch’io abbia visti, anzi tutto il contrario, ed è perciò che essi sono preferiti; ed è perciò che la colonia estiva vi accorre, e vi accorre numerosa tutte le mattine.
Peccato che pochissime sieno le audaci ed intrepide signore che, uscendo dai piccoli recinti di tavole, si mostrino nei loro costumi civettuoli e leggieri a traverso le onde cristalline! Le poche però fanno giudicare le molte.
Le poche nuotatrici sono belle; belle, provocanti, seducenti nei movimenti vivi e graziosi, o lenti e voluttuosi del corpo che si disegna perfetto sotto il velo azzurro e lieve dell’acqua.
Le belle signore che se ne restano rinchiuse, caste e vergognose nei loro camerini si fanno maggiormente desiderare . s’intende – privando gli ammiratori del piacere che si prova nel fissare il bello fine e delicato; il bello che si palesa in ogni movenza della donna gentile, sempre con nuove attrattive e seduzioni. Esse privano pure sé stesse della voluttà che si prova respirando all’aperto sul piano sconfinato del mare, a pieni polmoni, correndo coraggiose nell’infido elemento, la brezza fresca e piccante e l’acre profumo delle alghe.

Le belle signore si vedono sulle rustiche rotonde, nei loro abiti semplici, chiari, che serrano le curve piene e pronunziate; si vedono verso il tramonto, al passeggio negli eleganti equipaggi ed in tutta quella infinità di vetture e calessini di tutte le grandezze che popolano la bella strada della marina; si vedono nel magnifico parco reale tra i fiori e le ombre deliziose; si vedono allo Stabia-Hall ai concerti alle feste dell Hotel Quisisana.
E sono bellezze meridionali dagli occhi neri e scintillanti, dalla carnagione bruna ed attraente, dall’aspetto imponente e grazioso, dalla voce dolcissima ed insinuante, fra le quali spiccano, come le viole in una aiuola di rose rigogliose, poche pallide e bionde e vaporose bellezze del nord che vennero alle nostre spiaggie in cerca di brio e di salute; e non vi vennero invano.
Qui-si-sana, disse un Borbone, ed io aggiungo: Qui ci si diverte, qui si sta allegramente, qui si vive, qui il sangue scorre forte nelle vene ed i muscoli ringagliardiscono, e si diventa più giovani.

Tutta questa folla di signore però, quanto prima, con l’avvicinarsi della stagione fredda, a poco a poco, tornerà ai salotti caldi e civettuoli delle residenze invernali. Darà l’ultimo saluto alla città dai finestrini dei vagoni comodi e puliti – caso unico e raro – che tutti i giorni fanno più volte la corsa lungo la spiaggia sino a Napoli – e ne andrà con dolcissimi ricordi nel cuore ed il desiderio ardente di presto ritornarvi.
Tutto il panorama incantevole, che potrebbe ammirare, passerà indifferente dinanzi ai suoi occhi. Passerà Pompei addormentata nelle sue rovine, Torre Annunziata con le sue fabbriche ed i suoi fumaiuoli perennemente sbuffanti, Torre del Greco ricca e marinara che quest’anno ebbe la fortuna di ospitare quell’angelo della carità napoletana: la Duchessa Teresa Ravaschieri. Passeranno le delizie di Portici e Resina, e penserà sempre alla città che forse solo rivedrà all’altra estate.
Castellammare resterà di nuovo sola con i suoi operai, le sue fucine e le sue nebbie invernali.1

Castellammare, Villeggiatura e bagni

Castellammare agosto 1888                                                           ARABY

Articolo terminato il 23 marzo 2023


 

  1. CASTELLAMMARE – VILLEGGIATURE E BAGNI, in: RIVISTA ILLUSTRATA SETTIMANALE LETTERATURA BELLE ARTI SCIENZE E VARIETÀ, ANNO XIII, V della Nuova Serie, N. 36, 2 Settembre 1888 pag. 2.

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