Le riggiole napoletane nel mondo

Le riggiole napoletane nel mondo

di Giuseppe Zingone

Maioliche Giustiniani ora nel museo di Slovobda in Ucraina

Continua ad avere un discreto successo, l’articolo: L’arte calpestata, le riggiole a Castellammare, una intuizione nata da un articolo pubblicato su: I luoghi dell’Infinito, mensile di arte e cultura del quotidiano Avvenire, era il 2015. Sono nate nel tempo, in rete, diversi tentativi di emulazione anche da parte di produttori di maioliche, la qual cosa ci onora, nulla ci appartiene realmente, anche perché siamo (in questo mondo) solo di passaggio.

Tra le diverse domande che mi sono state poste (che potrete trovare in fondo all’articolo principale) quella che più di tutte mi aveva gratificato fu quella di, Amelia Scola e il suo omaggio a Stabiae, la quale riprendeva una greca dell’antica chiesa di Santa Maria della Pace e partendo dal disegno ivi impresso, la giovane stilista (era il 2018) aveva realizzato una borsa in pelle di eccelsa qualità che portava il nome di Stabiae.

L’anno nuovo, 2024, si apre con un ulteriore incontro virtuale di ampio respiro, attuale e internazionale, ci scrive infatti un’artista ucraina Tamara Tkachenko.

Retro maiolica, logo Giustiniani

Gentile signor Giuseppe !
Vi scrivo in merito all’articolo pubblicato sulle riggiole napoletane. Stavo cercando informazioni sulle piastrelle che ho visto nel Museo del villaggio Malvenka di Sloboda in Ucraina e che sono state trovate tra le rovine di un fabbricato agricolo. In questa frazione si trova la Chiesa dei Santi Gioacchino e Anna, i cui lavori di costruzione iniziarono negli anni Quaranta dell’Ottocento, e fu consacrata nel 1852. La Chiesa dei Santi Gioacchino e Anna è stata costruita nello stile del tardo classicismo dall’architetto Andriy Mykhaylov.
Nella decorazione interna si trovano resti di dipinti tematici del XIX secolo. In epoca sovietica la chiesa veniva utilizzata come magazzino, quindi l’interno non poté essere completamente preservato. Secondo me queste piastrelle facevano ancora parte della decorazione della chiesa.Il denaro per la chiesa a Sloboda è stato dato dall’allora proprietario del villaggio Andrii Troshchynskyi. Dopo aver letto la tua ricerca, sono felice di condividere con te una storia così interessante del viaggio delle piastrelle MANIFATTURA GIUSTINIANI. Ti mando una foto dal museo. Spero in una risposta. E forse hai informazioni o ipotesi su come avrebbero potuto arrivare a Sloboda negli anni Quaranta dell’Ottocento?
Cordiali saluti, Tamara Tkachenko.
Tamara Tkachenko. Yaroslaviv val. Kiev. Ucraina.


Gentilissima Tamara, la famiglia Giustiniani, originaria di Vietri si trasferì a Napoli, già tra il il 1600/1700.
Nel periodo a cui le fa riferimento, (l’ottocento europeo) i rapporti tra le corti reali d’Europa erano molto stretti. Soprattutto tra i Borbone, gli inglesi e i russi….
Nella storia del nostro Santo Patrono (protettore) di Castellammare di Stabia, San Catello, si narra (l’aneddoto) di un miracolo.
In quel periodo la nostra terra fu colpita da un grande carestia, per la quale, la popolazione soffriva fortemente. Un anziano uomo (questo è quanto si narra) diede ad un capitano ucraino in pegno il suo anello, affinché portasse il suo carico di grano a Castellammare. Giunto a Castellammare il capitano chiese e cercò l’anziano signore, per restituirgli il pegno. Alla fine lo riconobbe, raffigurato nella statua lignea che si trova nella nostra Cattedrale Castellammare di Stabia.
Come può capire i rapporti tra le nostre terre non sono così lontani come può sembrare.
Inoltre ho trovato delle informazioni sulla famiglia Giustiniani, nel libro del Mosca, all’interno del quale si specifica chiaramente che molte manifatture di Del Vecchio – Giustiniani, venivano vendute ed inviate in tutta Europa.

Pavimento Giustiniani

Parliamo ora dei Del Vecchio che furono gli emuli dei Giustiniani. Nel mille settecento ottantacinque Re Ferdinando anticipava a Gennaro e Nicola Del Vecchio ducati 18000 per incoraggiarli a fondare una fabbrica ad imitazione delle stoviglie gialle inglesi dette yellow-ware.

Da quel tempo le nostre stoviglie andarono perfezionandosi e di esse se ne inviava gran copia in Inghilterra, in Russia, in Germania. Ma poiché avevano veduto che i Giustiniani s’erano fatto un nome con la fabbricazione della porcellana com materiali indigeni, cercarono in tutti i modi di offuscare la lavorazione di questi operosi; e con un esposto al mi nistro dissero che la pasta che facevano i Giustiniani non era per niente una loro invenzione, non era che quella che faceva la Reale Manifattura”.1

In relazione alle maioliche, di cui lei mi parla ed alle ipotesi sul come ed il perché si ritrovino nella sua terra possiamo solo congetturare alcune possibilità:

1) La costruzione della chiesa forse fu finanziata anche da mercanti napoletani che svolgevano con l’Ucraina, attività commerciali, forse proprio il grano per il quale siete rinomati.

2) Forse furono acquistate da qualche personaggio importante (nobile) della vostra città che aveva conosciuto le manifatture napoletane.

3) Come siano finite nel capanno, nessuno può dirlo; mentre per il fatto che siano riposte nel museo, credo che la risposta sia più semplice delle altre, qualche anima buona ha voluto preservare queste mattonelle, riconoscendo in esse un valore artistico e storico, proprio per evitare che venissero buttate via.

Dal disegno di quelle che mi ha mostrato credo si tratti di una manifattura ottocentesca come lei ben racconta, anche in base alla datazione delle Chiesa dei Santi Gioacchino ed Anna. Le allego anche qualche immagine dei pavimenti della famiglia Giustiniani del Settecento ed una immagine, o meglio una galleria di immagini del nostro Santo patrono Catello.

Cordialmente Giuseppe Zingone.


In risposta alla mia mail Tamara Tkachenko così scrive:

Gentile signor GiuseppeGrazie per la sua risposta molto interessante e significativa.La sua ipotesi sullo status della committenza napoletana è molto bella, ma non credo che possa corrispondere alla storia reale, ma la seconda ha un fondamento maggiore. A quei tempi, all’inizio del XIX secolo e fino al 1861, l’Ucraina faceva parte dell’Impero russo e aveva il nome “Piccola Russia“, e tutti i villaggi insieme agli abitanti appartenevano a un certo signore (questo è simile al proprietario degli schiavi nell’Impero Romano). Nel caso del villaggio di Slobidka (a quei tempi c’erano pochi nomi del genere), aveva un proprietario specifico, Andrii Andrievich Toroshchinsky.

Andrii Andrievich Toroshchinsky

La Gentile Tamara inoltre ci invia un sito dove è possibile vedere la chiesa dei Santi Gioacchino ed Anna di Sloboda (Kagarlytska Sloboda).

Chiesa dell’Assunzione di Sant’Anna. Foto di Roman Malenkov

Articolo terminato, il 9 gennaio 2024


 

  1. Luigi Mosca, Napoli e l’arte ceramica dal XIII al XX secolo, Fausto Fiorentino editore, Napoli  1963,pag. 151 e 152.

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