di Pasquale (P. Anselmo) Paribello
Le pagine pubblicate a seguire (pagg. 77-78-79-80-81-82) sono tratte dal libro: “Convento – Oasi S. Francesco di Quisisana” di Padre Anselmo Paribello (opera a cura della Famiglia Paribello, stampata nel gennaio del 1990 presso il Centro Stampa Francescano S. Lucia al Monte – Napoli)
Desidero aggiungere una precisazione: nella sua lettera il padre Tommaso da Sanseverino accenna alla circostanza secondo la quale il medico Luca Raffone lo avrebbe denunciato al vescovo Falcoia per una duplice ragione limitandosi tuttavia ad esporre solo una di queste che, cioé, egli avrebbe avuto l’ardire di curare una paziente con miglior esito di quanto lo stesso Raffone non fosse stato capace, omettendo, evidentemente per ragioni di prudenza, d’accennare all’altra, più seria motivazione.
Ebbene, essendo impegnato da tempo in uno studio monografico sull’antico convento di San Francesco di Castellammare di Stabia, sulla base della documentazione inedita scrupolosamente raccolta tramite ricerche condotte presso i principali archivi regionali che presto sarà resa pubblica, sono in grado di delucidare intorno alla seconda ragione taciuta dal padre Tommaso che attiene all’aspro conflitto che s’instaurò nell’anno 1736 tra il vescovo stabiese monsignor Falcoja ed il clero regolare rappresentato dalla comunità di francescani riformati di stanza nell’antico convento, oggi corrispondente all’edificio denominato “ex Seminario”. Nel settembre del suddetto anno, infatti, su richiesta dei membri del Terz’ordine laico di San Francesco, il vescovo “a forza” fece tompagnare un vano di porta che poneva in comunicazione l’oratorio in uso ai congregati col convento facendo affiggere sulla porta principale dell’oratorio suddetto un monitorio intimante scomunica a chiunque avesse ardito aprir nuovamente il suddetto vano. Ne scaturì una terribile lite giudiziaria presso il tribunale della Nunziatura che solo per ragioni d’opportunità fu sospesa ma che di fatto costituì il prodromo per la successiva lite dell’anno 1755 a seguito della quale il sodalizio del Terz’ordine venne definitivamente espulso dal distretto conventuale per ordine impartito con dispaccio regio. Nell’occasione fu anche realizzata la pianta dei luoghi onde chiarire l’ubicazione della porta oggetto di contesa.
Il medico Luca Raffone in quanto membro del Terz’ordine francescano non esitò a denunciare la condotta a suo dire illecita del padre Tommaso al vescovo del luogo che sino ad ora aveva dimostrato di appoggiare appieno le spinte autonomistiche del sodalizio contro gl’interessi del convento.
Questa la seconda ragione taciuta dall’estensore della lettera, per motivi evidentemente d’opportunità, giacché coinvolgenti la figura del vescovo.
Cordiali saluti, arch. Salvatore Gallo