Alfredo Panzini a Castellammare

Alfredo Panzini a Castellammare

di Giuseppe Zingone

Alfredo Panzini

Alfredo Panzini, nacque a Senigallia il 31 dicembre 1863, morì a Roma, il 10 aprile 1939.

La storia dei primi anni di insegnamento di Alfredo Panzini era già nota nei ricordi di coloro che lo conobbero personalmente. Oggi, nella nostra città, ne rimane ancora traccia grazie alla scelta di alcuni insegnanti che in un collegio docenti, (era il 24 ottobre 1964) deliberarono all’unanimità di intitolare una scuola ad Alfredo Panzini “Accademico d’Italia”. Quando Alfredo Panzini giunse a Castellammare, era quasi alla fine del 1886 e qui rimase almeno fino all’anno della pubblicazione del suo primo lavoro, 1887; stampato presso la tipografia Elzeviriana il cui direttore era il Barone Francesco Girace.

Quante informazioni ci ha lasciato Piero Girace, nel suo Le Acque e il maestrale e quanti, hanno attinto a piene mani da queste vicende, spesso senza neanche riconoscergli la paternità.1

Qui inseriamo alcuni frammenti tratti dalle Acque e il Maestrale del 1937, che ha per titolo: Alfredo Panzini e il suo editore stabiese.

In una piccola tipografia, l’Elzeviriana, che trovavasi al Corso Vittorio Emanuele, (al numero 81; n.d.r.) la macchina Marinoni sollecitata da un vecchio operaio cigolava lietamente riversando fasci di carta stampata sul pavimento. Era questa una tipografia alquanto primitiva: un magazzino di tre comprese, senza finestre, simile ad un camerone di caserma…..”

Ancora: “Tutto a un tratto la vetrata venne aperta ed un giovane di media statura, grassotto, dal viso rotondo, (pag. 109 della ristampa del 1961) cavandosi il cappello entrò nella tipografia. Portava sotto il braccio un rotolo di carta ed aveva un’aria timida ed impacciata, Diede uno sguardo vago all’intorno, indi con un accento quasi toscano chiese di parlare col direttore della tipografia. Il giovane dalla barba fulva immediatamente gli andò incontro.
-Desidera il signore?
-Ecco io vorrei- rispose il nuovo venuto- pubblicare questo opuscolo e vorrei che ella mi usasse la cortesia di preventivarmi la spesa”.

Si trattava della (prima) pubblicazione di Alfredo Panzini: Saggio critico sulla Poesia Maccheronica, Castellammare di Stabia, Tipografia Elzeviriana, 1887.

Alfredo Panzini, Saggio Critico sulla Poesia Maccheronica,2per gentile concessione della Biblioteca di Cremona

Alcune informazioni sul Regio Ginnasio di Castellammare:

Per un rimando più esaustivo sulla storia di questa istituzione stabiese, suggeriamo il volume di recente pubblicazione della professoressa Amalia Vanacore, Storia del Liceo Classico “Plinio Seniore” di Castellammare di Stabia, Bocasud, settembre 2019, da cui estraiamo il presente documento relativo allo stato di famiglia di Alfredo Panzini:

Stato di Famiglia di Alfredo Panzini, 29 Agosto 1887, Archivio Storico Plinio Seniore, Castellammare di Stabia

Di nobile famiglia, il padre era un conte,3che trovò la morte in un tragico quanto banale e contorto incidente, Alfredo decise, a conclusione dei suoi studi, (conseguì la laurea nel 1886 discutendo una tesi su Teofilo Folengo)4di trovare un’occupazione per non gravare ulteriormente sulle già provate finanze familiari.

Alcuni tratti autobiografici di Alfredo Panzini tratti da: La Cagna Nera

Scelsi una via di mezzo, cioè scrissi ad un mio amico che stava a Roma, esponendogli ogni cosa e pregandolo a trovarmi un ufficio che mi desse da vivere. Era costui un giovane pieno di rettitudine e di bontà, che aveva il merito di essersi fatto tutto da sé, perchè era figlio di povera gente, e ci eravamo conosciuti all’Università. Egli più alto, più forte di me, mi si era affezionato molto e di cuore; una di quelle affezioni un po’ morbose che nascono su la prima giovinezza; e fu certo per la memoria di questa intimità che mi rivolsi a lui prima che ad altri, benché da qualche tempo ci fossimo perduti di vista.
Sapeva però di lui come dopo molto oscillare fra varie idealità di fortuna e di onori, era andato a cadere in un ufficio del Ministero della Pubblica Istruzione; un impiego buono, a quanto mi dissero, dove c’era da coprirsi contro le raffiche (pag.42) della miseria e da sfamarsi bene: e anche questo che sembra un’inverosimiglianza quando si ha il fuoco della giovinezza, più tardi può diventare un’idealità; lo sfamarsi bene, dico.
Mi rispose con l’affetto di una volta, compiangendomi e confortandomi.
«Ma chi sa — egli concludeva — che il dover lasciare quella tua esistenza oziosa e vana non sia principio di altra migliore, dove ti troverai cosciente di te e però lieto e tranquillo.
Ho caro che tu entri ne la nostra compagnia dei lavoratori e perciò ho fatto il possibile per soddisfarti. La tua laurea in legge (così nel testo, n.d.r.) non ti darebbe diritto di ottenere un posto nell’insegnamento; ma io tanto mi sono adoperato, che sono riuscito a procacciarti una cattedra di professore nel Ginnasio di C*** (Castellammare n.d.r.). È un ufficio umile e non molto lucroso; ma altro ufficio più nobile di questo di educare la gioventù non saprei né potrei offrirti. Ritemprati dunque in questo lavoro, riconfortati nello studio degli antichi, e la loro sapienza sarà un balsamo per il tuo dolore come fu per altre nobili anime, per tutte le avversità della vita». (pag. 42)

Quando arrivai era una domenica: domando ad uno, domando ad un altro dove erano le scuole e nessuno mi sapeva indicare. Finalmente un prete seppe dirmene qualcosa. Vado su, su per una viuzza stretta, sucida, con tutte le comarelle presso gli sporti e i ragazzi che si ruzzolavano da presso.
Qualche cosa come un’insegna e una scritta pendevano da una porta un po’ più grande delle altre: supposi che quella fosse la scuola, né mi era sbagliato. (pag. 45)

Villa Weiss

V’era un ragazzetto che poteva avere un tredici anni con due occhi neri, tanto vivi che parlavano da soli e due labbra capricciose su cui i denti davanti sporgevano fuori. Su di lui si posò la mia attenzione.
—Come si chiama lei? — domandai.
—Weiss! — e scattò in piedi come un fantoccino a molla.
— È tedesco?
— Io no, mio babbo sì…
— È quello che ha l’Hotel des Etrangers5ai Cappuccini… — saltò su a dire un altro; ma subito capì la grave infrazione di aver aperto bocca senza essere stato interrogato; diventò tutto rosso e si sedette vergognoso e confuso.
— Bene, mio caro Weiss — ripigliai — sentiamo un po’ lei….
Si fece un silenzio assoluto; e l’interpellato arcuò la mente per richiamare tutte le sue cognizioni grammaticali, raccolte con tanta fatica e disperse con altrettanta facilità per i campi e fra gli spassi.
— Bene — ripetei posandogli la mano su la spalla — bene, lei ama sua mamma e suo babbo?
— Oh sì, tanto!…— rispose arrossendo e traendo un sospiro di sollievo.
Anche gli altri respirarono. La domanda non era stata difficile.
— Bravo, dunque; e quel ritratto che è appeso lassù di chi è? (pag. 51)
— Del re! — rispose più d’uno a gara.
— E il re che cosa rappresenta?
La domanda era difficile. Anche l’alunno Weiss si mordeva, le labbra inutilmente.
— Il re — dissi io allora — rappresenta la nostra patria, l’Italia; e, sotto, osservate quel crocifisso che vuol dire la religione: dunque tre grandi cose voi dovete avere in mente; la famiglia, la patria e la religione…(pag. 52)

Dunque la cagnolina era smarrita da un mese : io non ci pensavo più.
Un giorno — era un cheto meriggio — (pag. 100) mentre spiegavo agli scolari alcune regole, la porta della scuola si aperse un pochino e una cosa nera corse fra le due file dei banchi, gemendo con suono umano: era la cagna. Balzò su la cattedra, mi si buttò addosso lambendomi, contorcendosi. Vi fu un istante di silenzio e di sorpresa, poi scoppiò un riso solo, alto, argentino, infrenabile.
Patirai! Patirai! — gridavano l’uno e l’altro — la cagna del professore! (pag.101)

Alfredo Panzini, La Cagna Nera

Quattr’anni più tardi, un altro scolaro di Bologna, Alfredo Panzini, arrivava fresco di laurea al ginnasio di Castellammare di Stabia con lo stipendio di 129 lire. All’infuori della vista del cielo, del monte, del mare, delle belle ragazze affacciate ai balconi e di qualche gita domenicale sul somaro in compagnia d’uno scudiero come lui spaesato, il giovane bidello romano, anche lì le risorse eran pochine. E il biondo Alfredo ebbe ricorso anche lui a papà Giosuè: O mi fai insegnare in una grande città o, cambio mestiere. E il buon Maestro gli ottenne il ginnasio Parini di Milano, dove Panzini si trovò benissimo“.6

129 Lire (mensili), sicuramente non potevano bastare al giovane Panzini, abituato a tutt’altro tenore di vita, ma a Castellammare iniziò quel lungo cammino, con la stampa di quel “Saggio critico” che lo porterà molto lontano, fino a Roma.

Da Castellammare a Roma

Che Alfredo Panzini sia stato consapevole del suo percorso professionale o meno, della sua sorte, “oltre che della bravura” noi sorridendo, vogliamo mettere in evidenza che a dispetto delle sue parole, il nostro San Catello, “protettore dei forestieri“, non mancò di elargirgli il meglio della sua prodiga bontà e tutela.

Ecco cosa dice Alfredo Panzini dell’effigie del Santo e delle altre figure votive, presenti nella sua stanza in affitto:
« Vattene ai paesi tuoi! Vattene! » borbottava il santo protettore della città, che era un vescovo effigiato in gesso con una barba nera e tonda di brigante ben nutrito.
E se non fosse stato gravato dal piviale e dalla mitria che lo insaccava sino alla nuca, si sarebbe
mosso e mi avrebbe scacciato a colpi di pastorale. Io cercavo di persuaderli umilmente che da un anno e mezzo era con loro, che mi dovevano riconoscere per un buon figliuolo, che dovremmo vivere in buon accordo; ma tutte queste ragioni non piegavano il loro sguardo stupido e feroce. « Tu per noi sei un intruso, vattene ai paesi tuoi! » dicevano in coro. (La cagna nera, pag. 75)

Come si può notare (nella foto sotto) i due ginnasi del Bollettino della Pubblica Istruzione, quello di Castellammare e il Liceo Terenzio Mamiani di Roma, divengono governativi a partire dalla stessa data, ossia il 1 ottobre 1885. Queste istituzioni, sono gemellate simbolicamente oltre che nel bollettino, anche dalla carriera di Alfredo Panzini che, se nel 1886 – 1887 debutta al ginnasio minore, sarà collocato a riposo proprio dal liceo Terenzio Mamiani7nel 1927.8

Nuovi Ginnasi

Altre informazioni tratte dal Bollettino della Pubblica istruzione:

Ministero della Pubblica Istruzione, Stato di Previsione della Spesa per l’esercizio finanziario dal 1 Luglio 1885 al 30 Giugno 1886, approvato colla Legge del 28 Giugno 1885, N° 3175 (Serie 3a), Appendice al Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, Volume XI-Fascicolo VI- Anno 1885, Roma Tipografia dei Fratelli Bencini.

Alla pag. 227: Lire 12,477, Per un Ginnasio a Castellammare di Stabia, da aprirsi col 1° Ottobre 1885 (spesa per 9 mesi).

Ministero della Pubblica Istruzione, Bollettino Ufficiale IX, Settembre 1885, Volume XI.
Nomine e promozioni: Amodeo Federico, fu nominato incaricato di aritmetica geometria e storia naturale nel ginnasio di Castellammare di Stabia, coll’assegno di lire 120 mensili, id. Provèra Giovanni, professore titolare di lingua francese nel ginnasio di Potenza, fu trasferito nel ginnasio di Castellammare di Stabia, con lo stipendio di lire 2160, oltre lire 216 per aumento sessennale conseguito, id. Grisanti Angelo, fu nominato bidello nel ginnasio di Castellammare di Stabia, con lo stipendio di lire 650, id. pag. 799.

Ministero della Pubblica Istruzione X, Ottobre 1885, Volume XI. Nomine e promozioni: D’Errico Alfonso, nel regio ginnasio di Castellammare di Stabia, id., coll’assegno annuo di lire 500, id. pag. 835.

Se l’amicizia del caro compagno universitario, tolse le castagne dal fuoco al nostro Alfredo a poco servì la lettera di accompagnamento del Carducci che accompagnava la laurea di Panzini, così scrive Pietro Pancrazi:9

Oltre La Cagna Nera, c’è un interessante articolo di Alfredo Panzini, dove egli stesso parla della sua permanenza a Castellammare, Divus Julius Caesar Imperator, era il 24 Marzo 1926, il giornale era il Corriere della Sera, dove Panzini pubblicò molti dei suoi racconti.10

Oltre al Racconto di Piero Girace, inserito all’interno delle Acque e il Maestrale, anche il Preside Libero D’Orsi, che oltre a ri-scoprire l’antica Stabia, si cimentava spesso in rime e poesie, diede alla stampa un piccolo volumetto, una monografia dal titolo: Alfredo Panzini professore nel Regio Ginnasio di Castellammare di Stabia, Napoli, Rinascita artistica editrice, stampa 1959, pagine 52.

Fu poi, la volta del Preside Luigi Avellino, della Scuola Media Alfredo Panzini, a pubblicare un volume celebrativo dal titolo: Scuola Media Statale Alfredo Panzini 1964-1994, Tipolitografia Somma, Castellammare di Stabia 1994. Grazie al contributo di diverse persone e istituzioni, inseriamo qui due stralci (Parte primaParte Seconda).

La Cagna Nera di Alfredo Panzini

Articolo terminato il 22 febbraio 2023


  1. Il racconto completo è inserito nel: Le Acque e il Maestrale, Industria Grafica Puteolana, 1937, pag. 68,
  2. Il latino maccheronico era originariamente un modo per lo più ironico di imitare la lingua latina, utilizzando desinenze e assonanze proprie del latino applicate a radici e lemmi della lingua italiana o a dialetti di questa, si sviluppò anche un genere letterario italiano con queste stesse caratteristiche.
  3. Il padre Emilio Panzini, medico condotto a Rimini, il nome della madre che tanto lo amò, Filomena Santini, marchigiana.
  4. Gerolamo Folengo, più conosciuto come Teofilo Folengo, nacque a Mantova, l’8 novembre 1491 e morì a Campese, il 9 dicembre 1544 è stato un poeta italiano, tra i principali esponenti della poesia maccheronica.
  5. Sulla pensione Weiss leggi lo scritto di Piero Girace, Pensione Weiss: Il signore del N. 41.
  6. Tratto da: Antonio Baldini, Pascoli e il primo pane. Corriere della Sera, 25 febbraio 1938, anno XVI, pag. 3.
  7. Nel 1918 Panzini si trasferì a Roma, dove insegnò dapprima all’Istituto tecnico Leonardo da Vinci, poi al liceo Mamiani dal 1924 al 1927, anno del suo pensionamento. Vedi Enciclopedia Treccani.
  8. Ministero della Pubblica Istruzione, Bollettino Ufficiale X, Ottobre 1885, Volume XI, -8- Nuovi licei e ginnasi governativi, pag. 869-870.
  9. Pietro Pancrazi, Come il Carducci aiutò il Panzini, Corriere della Sera, Domenica 11 maggio 1952, pag. 3.
  10. Alfredo Panzini, Divus Julius Caesar Imperator, Corriere delle Sera, 24 Marzo 1926, pag. 3.

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