Antiquarium stabiano
a cura del prof. Giuseppe D’Angelo
In esso erano custoditi reperti provenienti dagli Scavi Archeologici effettuati a partire dal 1950. Si tratta di circa 8.000 oggetti, di cui circa la metà sono pertinenti a corredi funerari provenienti dalla necropoli di Via Madonna delle Grazie. Sepolture, cioè, che si riferiscono all’abitato arcaico e preromano dell’antica Stabiae, probabilmente localizzato sulla collina di Varano, poiché nei livelli sottostanti Villa S. Marco furono ritrovati dei frammenti di ceramica greca risalenti al IV sec. a.C.
Tra i reperti prevale la ceramica ad impasto nerastro, vasi di bucchero, amuleti di importazione orientale, ceramica corinzia, attica, ceramica campana a figure rosse e a vernice nera. La restante parte di reperti è costituita da affreschi, stucchi, vasellame da cucina, lucerne, anfore, attrezzi agricoli e decorazioni architettoniche. Da notare, al centro della sala IX, la ricostruzione del rarissimo carro agricolo ligneo proveniente dal quartiere rustico di Villa Arianna.
P.S.: a far data dal 5 giugno 2020, i reperti “detenuti” per anni nei locali umidi e fatiscenti, dell’antiquarium stabiano, preclusi peraltro alla pubblica fruibilità, sono stati trasferiti nel Palazzo Reale di Quisisana, nuova sede intitolata al preside Libero D’Orsi (M. Cuomo).
Visualizza articolo di aggiornamento:
Il Museo Archeologico di Quisisana è in allestimento
Per ulteriori approfondimenti si consiglia la lettura della
“Piccola guida Antiquarium Statale Scavi di Stabiae”
presente in Stabiae-book, rubrica a cura di Gaetano Fontana.
Distruggere la memoria equivale a distruggere la base della propria identità e della propria continuità nel tempo. La memoria storica è un diario, siamo ciò che ricordiamo di essere stati.
Caro Enzino, Io un paio di soluzioni le ho: 1) Interriamoli di nuovo magari in una cassa ben protetta, fra qualche migliaio d’anni saranno apprezzati di più. 2) Devi sapere che a Londra qualche mesetto fa con i reperti etruschi hanno realizzato una mostra visitata da migliaia di turisti in pochi giorni. Doniamoli a loro almeno sanno come usarli.
Orgoglioso, perché negli anni 50 il preside d’Orsi portava, noi studenti delle Medie, a iniziare i primi scavi con i cucchiai da cucina, dopo subentrarono muratori e altri.
Vorrei sottolineare che è vero pensare al nostro passato, ma per candidarci come città italiana per la cultura, deve preoccuparci il presente. In massima parte il cittadino stabiese non ama la propria città e non viene fatto nulla per educarlo.