articolo1 di Antonio Greco
L’Apostolo di Castellammare
S.E. Mons. AGOSTINO D’ARCO
(Ischia 5 marzo 1899 – Castellammare di Stabia 21 settembre 1966)
Se Hugo fosse vissuto nei nostri giorni ed avesse avuto la ventura di conoscere l’ultimo vescovo di Castellammare, non avrebbe potuto descriverlo diversamente da monsignor Myriel.
Anzi, sono sicuro che avrebbe aggiunto dell’altro; e parlando di lui avrebbe rivelato che, in un ambiente ecclesiastico, dove fatte poche e lodevoli eccezioni, si nutre verso il nostro Movimento un’inesplicabile indifferenza.
Egli fu il solo a valutarne le finalità altamente spirituali, fu il solo a comprenderne valore pedagogico, forza morale, concordia e unione che porta nelle famiglie.
E divenne un continuo, affettuoso mecenate, di ogni fermento presepistico locale; appoggio e protesse, con ogni mezzo, l’attività della locale Sezione Amici del Presepio.
Non declinò mai un invito a partecipare alle nostre manifestazioni; e fu il solo – bisogna pur dirlo fra tante autorità ecclesiastiche e civili a renderle possibili, colmando del proprio i deficit.
E sabato 17 settembre, pur febbricitante, mi accolse a colloquio come di consueto, benevolmente; e si affrettò a vergare una lettera di presentazione al presidente del complesso del Solaro affinché consentisse di far allestire una mostra prenatalizia nei moderni saloni delle Terme Stabiane.
E, da parte sua, mi assicurava tutto l’appoggio all’iniziativa che tende a creare un Museo del presepio e delle connesse tradizioni popolari natalizie locali.
Il lunedì successivo, 19, sebbene costretto a letto, si premurava d’inviarmi la lettera di risposta delle terme.
Dopo questa esposizione di attività presepistiche fiorite all’ombra dell’episcopio, la notizia del sereno transito del pio presule, mi lasciò esterrefatto ed incredulo.
Mi convinsi soltanto quando lo vidi composto, diafano e rivestito delle insegne vescovili, sul catafalco nel centro della cattedrale.
Torna qui doveroso descrivere brevemente questa nobile figura di pastore sempre pronto a scusare le manchevolezze dei diretti dipendenti, sempre disposto ad alleviare le indigenza dei miseri.
Nessuno bussò invano alla sua porta (come quella di monsignor ” benvenuto”).
Rammento lo stupore che provò il prof. Gennaro Borrelli quando un giorno, venuto a rendermi visita, mi chiese se avessi avuto la possibilità di facilitargli un’udienza con Sua Eccellenza, per consentirgli di poter accedere, per studiare le opere di un artista, il Ceraso, in un convento di clarisse.
Fu accolto con tutta semplicità e sollecitudine, senza tanti preamboli, come era solito fare con tutti.
La sua grande umiltà poteva forse indurre qualche superficiale a giudicarlo privo della stoffa di condottiero e di autorità.
Invece il suo animo, profondamente umile e buono, lo portava talvolta ad amare disillusioni, perché, dei buoni, tutti abusano.
Le sue virtù rifulsero sfolgoranti il giorno del suo trapasso: non v’era persona per la strada che non facesse le sue lodi; ed è certo che il cuore e l’intuito popolare non sbaglia mai.
Chi rivelava che il figlio era stato sistemato in un impiego, un altro diceva di un cospicuo aiuto in danaro che l’aveva salvato da una situazione angosciosa.
Taluno si chiedeva perché i buoni debbono andarsene così presto, e rapportava il vescovo defunto a Giovanni XXIII od a Kennedy.
Adesso che la morte aveva squarciato il velo della discrezione si rivelava improvvisamente tutto il bene che aveva compiuto nei quindici anni di apostolato; e la fiumana di popolo che segui il suo feretro, accorsa oltre che da tutta la città dai comuni limitrofi fin dalla nativa Ischia, disse più di quanto un forbito oratore avesse potuto recita nel l’elogio funebre.
Adesso, dal soggiorno beato, dalla Betlemme celeste, guarda ancora e protegge, spiritualmente, la sua cara sezione presepistica.
Antonio Greco
Note:
- tratto da: Il Presepio – Bollettino della Associazione Italiana Amici del Presepio, nr. 48 anno XIV Dicembre 1966. ↩