Archivi autore: Carlo Felice Vingiani

Informazioni su Carlo Felice Vingiani

Collaboratore di Redazione Carlo Felice Vingiani, Dottore in Farmacia, lavora presso la "Farmacia San Carlo - Gallerani". È collezionista di "cose stabiesi" e fervente meridionalista.

Una reliquia di San Catello

articolo del dott. Carlo Felice Vingiani

Reliquia di San Catello

Reliquia di San Catello

Il recente ritrovamento di una piccola teca di metallo, delle dimensioni di 3cm x 2,5cm, contenente un frammento di incerta natura, recante un’etichetta che lo identifica come reliquia del protettore di Stabia, San Catello, ha generato numerosi interrogativi circa la sua storia e, ovviamente, la sua eventuale autenticità.

Ma andiamo per ordine. Prima di tutto, cos’è una reliquia?
Col termine reliquia viene indicata una qualsiasi parte del corpo di un Santo o di un Beato, o un brandello di un suo indumento, oppure un oggetto appartenutogli, o in qualche modo strettamente legato alla sua vita o alla sua morte.
La venerazione delle reliquie, pratica esistente in quasi tutte le religioni, era riscontrabile già in epoca paleocristiana, ma trovò particolare diffusione nel Medioevo, allorché le città e le chiese che ospitavano reliquie di Santi importanti divennero meta di pellegrinaggi, raccogliendo offerte più generose. Per soddisfare le tante richieste, si cominciò a considerare venerabili anche le cosiddette reliquie da contatto, ossia degli oggetti che avevano semplicemente toccato le reliquie vere e proprie.
Purtroppo, in conseguenza della aumentata domanda di reliquie, attorno ad esse si sviluppò un vero e proprio mercato e, conseguentemente, si registrò la diffusione anche di falsi. Per porre un freno al dilagare di questi ultimi, la Chiesa Cattolica, in occasione del Concilio di Trento, dispose che tutte le reliquie, per essere considerate autentiche, dovessero riportare un sigillo apposto dall’autorità religiosa competente1.

Quindi, la prima domanda che sorge è: sul reliquiario di San Catello, è presente un qualche sigillo che ne attesti l’autenticità? Continua a leggere

  1. Wikipedia, enciclopedia online a contenuto libero
Castellammare anni '80 (stabilimento bagni acqua ferrata)

Gli stabiesi raccontano la loro Castellammare

Gli stabiesi raccontano la loro Castellammare

a cura del dott. Carlo Felice Vingiani

In questa pagina, invitiamo i lettori a commentare con le proprie memorie (ricordi ed eventuali aneddoti), i luoghi o i personaggi ritratti nelle immagini che di tanto in tanto avremo cura di pubblicare su liberoricercatore.it.

N.B.: gli interventi postati sulla pagina facebook di LR, più interessanti e pertinenti, saranno riportati sul nostro portale, a corredo delle foto pubblicate.


Ultima immagine inserita:

Viale Europa anni ’50

viale Europa anni ’50

Libero Ricercatore: Da questa cartolina d’epoca apparentemente poco significativa ad un occhio distratto, possiamo notare la trasformazione urbana che ha delineato nel tempo l’attuale Viale Europa. Continua a leggere

La Castellammare di fine 1800 in 3D

articolo del Dott. Carlo Felice Vingiani 

L’invenzione della fotografia è databile al 1839, anno in cui il francese Louis Mandé Daguerre e l’inglese William Henry Fox Talbot ufficializzarono la loro rivoluzionaria scoperta e le procedure che avevano rispettivamente impiegato per arrivare ad imprimere un’immagine su carta.

Appena un paio d’anni dopo, nel 1841, un altro inglese, Sir Charles Wheatstone, trovò il modo per utilizzare la nuova invenzione al fine di creare immagini che oggi definiremmo “in 3D”.

Il principio, in realtà piuttosto semplice, era basato sulla nostra capacità -definita visione stereoscopica– di vedere le cose in rilievo, grazie all’impiego combinato dei due occhi. Essi guardano l’oggetto da direzioni differenti l’uno rispetto all’altro, e le due immagini, lievemente diverse fra loro, vengono elaborate dal cervello per ricavare la percezione della profondità.

Lo strumento grazie al quale si poteva ottenere questa visione fu chiamato Visore Stereoscopico, Stereovisore, o Stereoscopio. Rispetto a quello originale, nel corso degli anni furono sviluppati modelli più complessi e funzionali, grazie ad Oliver Wendell Holmes e a David Brewster.
L’apparecchio era costituito da un visore provvisto di due lenti, da un distanziatore alla cui estremità veniva posta una coppia di immagini gemelle e da un separatore che impediva che gli occhi incrociassero i rispettivi coni visivi.

Anche la procedura attraverso cui venivano scattate due fotografie da angolazioni lievemente diverse, tali da trarre in inganno l’occhio umano, richiese una prolungata fase sperimentale.  Alla fine il metodo che risultò più pratico fu quello che impiegava fotocamere doppie, con due obiettivi ed altrettanti otturatori, che scattavano simultaneamente grazie ad un unico pulsante attivatore.

I soggetti in formato stereoscopico che, sul finire dell’800 e l’inizio del ‘900, erano maggiormente richiesti dall’alta borghesia riprendevano panorami, monumenti, immagini naturalistiche o erotiche e così, anche Castellammare, meta privilegiata del Grand Tour, stazione termale, balneare e polo culturale di spicco, richiamava i fotografi dell’epoca, alcuni dei quali riprodussero anche scorci in stereoscopia.

Galleria immagini stereoscopiche: Continua a leggere

16 Settembre 1924: La visita di Mussolini a Castellammare

a cura del dott. Carlo Felice Vingiani

Benito Mussolini fu Presidente del Consiglio del Regno d’Italia ininterrottamente dal 31 Ottobre 1922 al 25 Luglio 1943 ma, nei quasi 21 anni in cui ricoprì tale carica, solo una volta fece visita alla città di Castellammare di Stabia.
L’occasione fu data da un giro propagandistico che lo condusse a toccare diverse località della provincia di Napoli, nel Settembre del 1924.

Quella giornata ci viene descritta da due testimoni oculari: un anonimo giornalista, autore di un articolo pubblicato il 21 Settembre 1924 sul quotidiano “La Voce Repubblicana“, l’organo ufficiale di stampa del Partito Repubblicano, la cui pubblicazione sarebbe stata bruscamente interrotta dal fascismo nel 1926; e Pietro Girace, un “fascista della prima ora” come si amava dire all’epoca, che dedica all’evento un capitolo del suo libro “Diario di uno squadrista“, edito nel 1940 dall’Editrice Rispoli Anonima, di Napoli.

Articolo pubblicato su “La Voce Repubblicana” del 21/09/1924

Continua a leggere

A Castellammare le cartoline celebrano il varo

articolo del dott. Carlo Felice Vingiani

In un’epoca in cui non esistevano i telefoni cellulari con Facebook, Instagram e Whatsapp, ma neppure i vecchi telefoni via cavo, in un tempo in cui l’unico modo per dire “io c’ero” non era rappresentato da un tweet o da un post, né da una foto scattata e condivisa in tempo reale, chi voleva informare i propri cari dell’evento di cui era stato testimone spediva loro una cartolina: quel cartoncino rettangolare che celebrava l’epilogo del lavoro delle maestranze stabiesi, il culmine del loro sforzo e delle loro abilità nel trasformare semplici chiodi e bulloni, tavole di legno e lastre di acciaio in un gigante galleggiante, in una regina che avrebbe solcato e dominato i mari.

Il varo era orgoglio per gli operai, lo era per i loro familiari e per la cittadinanza  tutta. Il varo era una festa per Castellammare, era l’entusiasmo contagioso che coinvolgeva i villeggianti che affollavano numerosi la nostra città. Per le signore dell’alta borghesia era l’occasione per pavoneggiarsi negli abiti nuovi, per sfoggiare i cappelli e le acconciature, mentre con i loro mariti impettiti sfilavano per andare ad occupare i settori privilegiati delle tribune. Per la nobiltà di provincia era l’occasione per incontrare i membri della famiglia reale, che immancabilmente presenziavano all’evento. Continua a leggere