Archivi autore: Corrado di Martino

Informazioni su Corrado di Martino

Collaboratore di Redazione Autore di teatro e autore radiofonico; filmaker, narratore. E' laureato in Scienze della Comunicazione, indirizzo Sociologia delle Comunicazioni. E' laureato in Comunicazione d'Impresa e Comunicazione Pubblica; con specializzazione in Comunicazione Politica. E' responsabile della sezione Video di LR.

Post Fata Resurgo, un concetto molto pasquale

Post Fata Resurgo, un concetto molto pasquale.

di Corrado Di Martino

Cristo, risorge – Foto di Enzo Cesarano

Sia i cristiani, sia i laici, hanno della Pasqua un medesimo concetto, ovvero, il concetto della speranza di risorgere, di riprendersi.

In breve il punto di vista cristiano:

Il fondamento della fede cristiana, è riposto tutto nella resurrezione. Dio, resuscitò Gesù suo figlio, dai morti. Trascorso il sabato, un angelo sfolgorante scese dal cielo, giunto al Sepolcro vi si accostò e fece rotolare la pesante pietra, e si pose a sedere su di essa… Le donne entrarono e non trovarono il corpo, Gesù Cristo come aveva predetto, il terzo giorno era risorto. Per Sant’Agostino, la veglia pasquale, è “la madre di tutte le veglie sante, durante la quale, nei tempi il mondo intero è rimasto sveglio”. Nel corso di questa notte, la Chiesa celebra la Resurrezione di Cristo, battezzando nuovi cristiani e domandando a coloro che già lo sono, di rinnovare tutti insieme gli impegni del loro Battesimo.

In breve il punto di vista laico:

L’uomo non è una congerie di tradite illusioni, ma preferibilmente la costante bramosia di riprendere tutto dal principio. L’odierno, il quotidiano, divengono impegno ricorrente che, nonostante il dolore, nonostante le delusioni, il male, la tristezza, nonostante le avversità – da lui create, o subite – lo porterà sempre a risorgere.

Conclusione

Sia nell’una, che nell’altra visione della Pasqua, siamo stimolati a cercare una speranza, speranza per noi, per i nostri cari, per la nostra città tanto sofferente. POST FATA RESURGO

La storia del bar Spagnuolo

C/Mare Marzo 2018 – La storia del Bar Spangnuolo

 di Enzo Cesarano e Corrado Di Martino

Bar Spagnuolo

E’ difficile immaginare uno stabiese, che mai abbia trascorso qualche momento della sua vita al Bar Spagnuolo. Altrettanto arduo è, credere che la sua ultracentenaria storia, sia nota a tutti.

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Reportage X Memorial Correale

Totò per il Decimo Memorial Correale

Il poche immagini viene rappresentata la decima kermesse dedicata alla filatelia, alla cartofilia, alla numismatica e a tutto ciò che può rappresentare oggetto di collezione. Quest’anno per la decima edizione hanno partecipato oltre che Poste Italiane; Libero Ricercatore; L‘Associazione Libero Tempo; La Federazione delle Società Filateliche Italiane e l’Associazione Antonio De Curtis in arte Totò, la Presidentessa, Elena Alessandra Anticoli De Curtis, nipote del grande Totò, è stata presente in entrambi i giorni di apertura manifestazione.

Durante l’evento sono state presentate due cartoline commemorative con annullo postale, una dedicata alla memoria del grande Salvatore Correale; una dedicata ai 50 anni dalla scomparsa di Totò, inoltre è stato presentato anche il libro: Mille Lire al mese di Gaetano Russo e Giovanni Ardimento, una ricerca storico-sociologica attraverso il tempo, fatta da due grandi professionisti, tramite lo studio delle cartammoneta. Gli organizzatori Attilio Maglio, Gianluca Cataldo e Ugo Correale, come ogni anno si sono superati nel porre ciascun partecipante nelle migliori condizioni espositive. Ecco qui di seguito una serie di interviste.

 

 

Fu Enrico Alvino, e non Vanvitelli

Fu Enrico Alvino, e non Vanvitelli

a cura di Corrado Di Martino

Podisti e il Palazzo Benucci – (foto C. Di Martino)

 

E già, fu l’architetto Alvino e non il Vanvitelli, benché ad essere pignoli qualcosa di Vanvitelli la troviamo nell’ambito comunale1 a costruire il palazzo storico di corso Vittorio Emanuele II (riportato nella foto). Ma partiamo con ordine, e da lontano; la demolizione della cinta muraria che circondava la città antica di Castellammare, e l’incremento demografico (dovuto anche alle floride condizioni economiche della cittadinanza), evidenziarono il bisogno impellente di uno sviluppo urbanistico. Al tempo, si programmava con attenzione, quindi, per dare un composto sviluppo alla città, si pensò di affidare all’architetto stabiese Ottavio d’Avitaya, il compito di concepire un’espansione euritmica della città. L’architetto d’Avitaja propose agli amministratori, di concedere a privati i terreni posti fuori dal Quartuccio, con l’obbligo di versare i giusti canoni e, soprattutto, provvedere al miglioramento dei fondi stessi (Enfiteusi). Sorsero così la Strada Spiaggia nel 1842; e la Strada del Lido nel 1847 ( queste due strade, successivamente con delibera del 6 novembre del 1863, divennero: Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi).

Corso Vittorio Emanuele II – (prop. E. Cesarano)

Il piano urbanistico iniziò ad arricchirsi di eleganti fabbricati, fra cui quello progettato dall’architetto di scuola napoletana, Enrico Alvino (Milano 29-03-1809, 07-06-1876) 2

Busto di Enrico Alvino, in via Chiaia a Napoli

erroneamente attribuito da una leggenda metropolitana al Vanvitelli: il “ Palazzo Benucci “. Don Domenico Benucci (enfiteuta), Titolare per il Regno delle due Sicilie del Monopolio dei Tabacchi; commissionò ad Alvino, già famoso e fra i migliori architetti italiani dell’800, la costruzione fra le due vie che oggi prendono il nome di Alvino e (vico) Bonucci [doveva essere Benucci], di un palazzo signorile, che prese così il suo nome. L’edificio, dopo fu sede del Grand Hotel Royal; successivamente e fino alla fine degli anni ’60, fu sede della centrale telefonica urbana della Società per l’Esercizio Telefonico SET (divenuta in seguito: SIP, TELECOM, TELECOM Italia, TIM), a quel tempo al piano terra vi era (come tutt’oggi) l’Auto Scuola Castellano; fu sede della Democrazia Cristiana; al suo interno vi era una scuola privata per l’infanzia etc… Ora, come, dove e quando sia nata la leggenda che il fabbricato di Corso Vittorio Emanuele sia stato progettato e costruito dal Vanvitelli, e non dall’architetto Alvino, non si sa, resta comunque il perpetrar l’errore, ad esempio: il ritrovo, caffè e lounge bar, annesso a questo fabbricato, si chiama Piazza Vanvitelli, pur ironia della sorte, essendo in via Alvino 6.

 

Note

  1.  Luigi Vanvitelli (ovvero Lodewick Van Wittel) nacque a Napoli il 12 maggio del 1700, fu architetto famoso e geniale, ben inserito alla corte di Carlo III, era in rapporto di grande amicizia con Giuseppe Bonito. Vanvitelli, era solito frequentare Castellammare di Stabia, per curarsi con le acque termali e medicamentose, per assaporare i latticini dei monti Lattari ed il pesce cucinato in maniera magistrale dai monaci del Santuario di Marisa SS. di Pozzano. Ogni qualvolta aveva da trascorrere giorni a Castellammare era ospite del convento di Pozzano. Ecco che nel 1754, a due anni dall’inizio della costruzione della Reggia di Caserta, progettò un vero e proprio capolavoro, la Sacrestia dei PP. di San Francesco di Paola di esempio di armonico equilibrio nella figurazione e nei ricchi adornamenti.
  2. Enrico Alvino, professore ordinario dell’Istituto di Belle Arti, poi professore di Architettura Civile, fu uno dei più illustri urbanisti dell’800, ad egli si devono oltre che il palazzo Benucci a Castellammare di Stabia, il tracciato dell’attuale corso Vittorio Emanuele in Napoli; il prospetto di S. Maria di Piedigrotta; il palazzo Nunziante a Napoli e la cappella bizantineggiante annessa a detto edificio. Ristrutturazione dell’ex convento di S. Giovanni delle Monache in sede dell’Accademia di belle arti; la colonna onoraria di piazza dei Martiri; il nucleo centrale della Stazione di Napoli, poi realizzato da Nicola Breglia. Oltre ad esse figurano fra le sue opere il duomo di Cerignola, che ricorda la fiorentina Santa Maria del Fiore. Progettò la facciata del duomo di Napoli; ,si occupò del rifacimento della facciata del duomo di Amalfi. È ritratto in un busto, opera di G. B. Amendola (1882), sulla Riviera di Chiaia a Napoli.

‘A Primmavera e ‘o Papagno

‘A Primmavera e ‘o Papagno

a cura di Corrado Di Martino e Nando Fontanella

Papaveri antichi e il Vesuvio – foto di Nando Fontanella

Oggi, 21 marzo, parliamo di Primavera; sì sappiamo tutti che la Primavera quest’anno, astronomicamente, è caduta il 20 di marzo poco dopo le 17,00 (e forse non tutti sanno perché), tuttavia nell’immaginario di ciascuno di noi, la Primavera cade il 21 marzo.
Dal 2007 e fino al 2102, la Primavera entrerà prepotente nelle nostre vite, ogni anno, in data 20 marzo, il motivo? La rivoluzione terrestre, che non durando esattamente 365 giorni, sposta l’equinozio tra il 19 e il 21 di marzo, fino dall’adozione del Calendario Gregoriano (da Gregorio XIII, che nel 1582 corresse il Calendario Giuliano). Ma non vogliamo parlarvi di calcoli astrusi o enigmatici, vorremmo parlarvi della Primavera, quella delle prime fioriture, quella dei fiori, quella della tradizione, quella del Papagno

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