‘O Sapunaro
di Corrado Di Martino
Fra i tanti mestieri tipici della cultura dell’intera provincia di Napoli, mestieri di quelli che bisogna sempre inventarsi qualcosa pur di sopravvivere, c’era il mestiere del Saponaro.
di Corrado Di Martino
Fra i tanti mestieri tipici della cultura dell’intera provincia di Napoli, mestieri di quelli che bisogna sempre inventarsi qualcosa pur di sopravvivere, c’era il mestiere del Saponaro.
di Corrado Di Martino
Parlare di Gigi Nocera, è un lavoro semplice, e al tempo stesso complicato. Una specie di ossimoro, poiché è semplice parlare di lui in base ai ricordi e alle esperienze trascorse insieme; difficile, giacché si è sicuri di non descrivere appieno l’umanità che traspariva dal contatto con questo personaggio unico. Nato a Castellammare di Stabia, la domenica del 18 febbraio del 1923; per seguire la famiglia, si trasferì in giovane età a Torino, era il 1938. Modestamente scolarizzato, passo dopo passo, attraverso immensi sacrifici, sostenuto e stimolato, dalla donna della sua vita, la moglie Liliana, completò la sua istruzione (la giovane Liliana, acconsentì a fidanzarsi, a patto che studiasse di sera per conseguire un diploma). Divenne poi un dirigente FIAT, azienda in cui trascorse tutta la sua vita lavorativa.
Entrò in fabbrica il 4 ottobre del 1938, il 15 maggio dell’anno successivo, partecipò all’inaugurazione di Mirafiori, nasceva così un rapporto simbiotico che lo fece definire lo scugnizzo di Mirafiori. Nella breve intervista, riportata di seguito, in un affascinante racconto di vita vissuta, ci racconta parte della sua vita: il varo del Vespucci; l’incontro con Raffaele Viviani; le marachelle da scugnizzo; la sua partenza per Torino. Il linguaggio semplice e sciolto, fa da contrappunto alla genuinità caratterizzante del suo essere sempre vivo, nonostante ci abbia lasciato da circa sei anni.
8 marzo 2018 – la Redazione
Oggi, 8 marzo, contrariamente a quanto l’immaginario generale porta a pensare, ricorre la “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale. Una complessa narrazione, poco attinente la realtà, tende a dare origine alla festa dell’8 marzo, come della celebrazione di un incendio in una fabbrica, le cui vittime furono tutte donne. Quante donne perirono? Qual era il posto reale, New York, San Francisco, Boston? Nello spiazzo antistante quella fabbrica, vi era davvero un albero di mimose? Nel tempo abbiamo acquisito una consuetudine, quasi la pigra familiarità, con una serie di sovrapposizioni, che dicono che l’8 di marzo si festeggi la “donna”. L’origine, di questa ricorrenza internazionale, è completamente diversa da ciò che si crede,e completamente diverse le motivazioni. Agli inizi del XX secolo, a Copenaghen, si tenne una riunione fra donne provenienti da tutto il mondo. Una fra esse, Clara Zetkin, propose di scegliere una data commemorativa, per sostenere i diritti delle donne. Ad esempio, nei primi anni 15 del secolo XX, in diverse città veniva celebrata la giornata internazionale della donna, ma non sempre l’8 di marzo. Per la prima volta, la data dell’8 marzo, venne scelta in Germania nel 1914, data scelta casualmente. Appena tre anni dopo, a San Pietroburgo (a quel tempo ancora Pietrogrado), le lavoratrici celebrarono la giornata della donna, partecipando ad uno sciopero in sostegno ai metalmeccanici, fu uno degli atti che avviarono la Rivoluzione di Ottobre. Per la definitiva legittimazione della data dell’8 marzo, passarono decine di anni. Solo nel ’75 del secolo scorso, proprio l’8 di marzo, l’ONU proclamò quell’anno “Anno Internazionale delle Donne”. Dal 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, propose il giorno dell’8 marzo, come Giornata Internazionale delle Donne, quasi tutti i paesi si uniformarono a tale data.
di Enzo Cesarano e Corrado Di Martino
E’ difficile immaginare uno stabiese, che mai abbia trascorso qualche momento della sua vita al Bar Spagnuolo. Altrettanto arduo è, credere che la sua ultracentenaria storia, sia nota a tutti.
Ieri, 2 febbraio 2018, nella Sala dei Baroni di Castel Nuovo – Maschio Angioino di Napoli, si è tenuta la cerimonia di cambio al vertice del Comando Forze Operative Sud (COMFOPSUD). Ha presieduto, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito (CaSME), Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico. Il Generale di Corpo d’Armata Rosario Castellano, è succeduto al Generale di Corpo d’Armata Luigi Francesco De Leverano, quale Comandante Forze Operative Sud. Numerose autorità civili, religiose e militari erano presenti, fra di esse, il Procuratore Genarale di Napoli dott. Luigi Riello stabiese a sua volta, il prefetto di Napoli, dottoressa Carmela Pagano; il Sindaco della città partenopea, dott Luigi De Magistris, il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, il sindaco di Castellammare di Stabia avv. Antonio Pannullo.
Il Generale di Corpo d’Armata Rosario CASTELLANO è nato a Castellammare di Stabia (NA) il 17 novembre del 1959. Dal 1978 al 1982 ha frequentato il 160° Corso presso l’Accademia Militare di Modena e la Scuola la d’Applicazione d’Arma di Torino. Nel 1983, è stato assegnato al 5° Battaglione paracadutisti “El Alamein” dove ha comandato sia il plotone che la compagnia paracadutisti e, successivamente, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio Addestramento, Operazioni e Informazioni. Dal 1993 al 1996 ha frequentato il Corso di Stato Maggiore, il Corso Superiore di Stato Maggiore presso l’Esercito Spagnolo in Madrid, il Corso Superiore di SM in Italia ed infine il Corso ISSMI. Con il grado di Tenente Colonnello ha comandato, negli anni 1998 e 1999, il 5° Battaglione paracadutisti “EL ALAMEIN” per poi essere trasferito presso gli organi centrali. Rientrato nella “FOLGORE” col grado di Colonnello, è stato Comandante del 186° Reggimento paracadutisti dal 2002 al 2004. Lasciato il comando del reggimento è stato nuovamente impiegato presso gli Organi Centrali quale Capo Divisione Piani del Comando Operativo Interforze. Continua a leggere