Archivi autore: Corrado di Martino

Informazioni su Corrado di Martino

Collaboratore di Redazione Autore di teatro e autore radiofonico; filmaker, narratore. E' laureato in Scienze della Comunicazione, indirizzo Sociologia delle Comunicazioni. E' laureato in Comunicazione d'Impresa e Comunicazione Pubblica; con specializzazione in Comunicazione Politica. E' responsabile della sezione Video di LR.

Stabia, non città ma immagi-Nazione

Pozzano – Elaborazione elettronica

Stabia, non città ma immagi-Nazione

di Corrado Di Martino

Ancora una volta la tecnologia asservita all’estro, alla fantasia, alla creatività, produce frutti colorati e saporiti. La Città diventa immagine, diviene fantasia, si fa immaginazione, la città diventa immagi – Nazione. Come a dire, i confini si propagano oltre il sogno, passato e presente si intrecciano; le forme, le dogane si dilatano… Basta una giornata ai giardini, basta una passeggiata sul lungomare, basta un po’ di sole e ricompaiono voglia di incontrarsi e vedersi.

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Stabia, tecnologie e documentazione

Piazza Orologio

Piazza Orologio – Elaborazione

Stabia, tecnologia e documentazione

di Corrado Di Martino

Partendo da una foto sbiadita e scolorita dagli anni, Castellammare di Stabia, grazie alla tecnologia, riprende luce e guadagna l’attualità. Ricca e fragile, come un’opera d’arte impolverata dal tempo, con un artifizio elettronico torna attuale. A tratti, stanca, a tratti rumorosa, dalle tonalità grigie ingiallite del passato, si tuffa, in un grigio mattino di inverno. Una infinitesima parte, del patrimonio culturale ed architettonico di Stabia, piglia a muoversi nel rumoreggiante spazio. Oggigiorno, abbiamo strumenti che ci consentono di creare effetti suggestivi, ecco, grazie all’intervento di un computer, come una processione ri-acquisti i toni della festa. Ecco come una piazza, vede svanire lentamente un cocchiere, all’apparire di auto moderne. Il confine tra arte e nuove tecnologie, diviene sempre più sottile; un pizzico di creatività, poca fantasia e tanta pazienza sollecitano il sogno. L’ambizioso progetto oggi presentato, ci auguriamo serva da stimolo a tanti cittadini, incitandoli a girare per la città e, rilevare luoghi ed immagini antiche sotto la fragorosa coltre della modernità.

https://www.youtube.com/watch?v=WVn0NDx_tjQ&feature=youtu.be

Intorno al 2011, Ferdinando Fontanella, espose una sua idea al pittore stabiese Umberto Cesino: – Ridare colore alle vecchie immagini della città… – Umberto Cesino, artista eclettico, realizzò una serie di cartoline, che rifacendosi ad antiche figure virate seppia, si coloravano delle mille sfumature di un acquerello. La cupola della Cattedrale; la Piazza dall’Orologio; la Cassarmonica; l’antica Fonte di San Giacomo, ed altro ancora, si tinteggiavano vivamente. Dal dialogo, fra tavolozza e antica istantanea; si passa alla sintonica dialogia, fra altre immagini di luoghi antichi, riviventi nei frame di un video clip. Buona “visione”

Il Presepe di Scanzano, chiesa di San Michele

Pacchiane con tammorra (foto di Corrado Di Martino)

Il Presepe di Scanzano

di Corrado Di Martino

La storia del presepe è antichissima. Ciascuno di noi, ha nelle proprie memorie, una scena familiare, un siparietto, un aneddoto, che puntualmente, riporta alla mente, emozioni care mai dimenticate. Coma saprete, le primissime rappresentazioni della Natività, si ritrovano negli affreschi catacombali di Santa Priscilla (II secolo d. C.), ed in quelle di San Sebastiano (IV secolo d.C.), immagini proposte fino a due secoli dopo sempre in bassorilievo. La rappresentazione della Nascita di Cristo, prende corpo e vita, con propri personaggi (animali veri), la notte di Natale dell’anno 1223. San Francesco, volendo onorare il sacrificio di Cristo, fattosi uomo per viverne le miserie terrene, allestì proprio nei pressi della grotta di Greccio (Rieti, Lazio), una rappresentazione sacra, una scena sacra: –  il gesto divino della Natività. –

Mancavano Maria, Giuseppe e il bambino, non era ancora il Presepe, ma c’era tutto il seme della Cristianità. Il primo presepe al mondo che si ricordi, a detta degli studiosi, è quello di Arnolfo Di Cambio (architetto, scultore e urbanista, nativo della provincia di Siena), nel 1283, realizzando le figure con delle statuette di marmo, aprì la tradizione fino ad oggi conservatasi della rappresentazione della Natività. Oggi, vorremmo illustrarvi il Presepe della chiesa del Santissimo Salvatore in Scanzano, anch’esso figlio della fede, figlio della tradizione, figlio del desiderio di celebrazione della venuta di Cristo. Il presepe della chiesa di San Michele in Scanzano, è opera di fedeli, artigiani e appassionati locali, che gratuitamente hanno prestato la propria opera. Alcuni hanno dipinto il fondo, altri costruito il villaggio, altri ancora hanno reso disponibili i propri pastori. Un’opera corale, favorita e animata dai vari parroci della chiesetta collinare. Non ultimo don Enzo Esposito, giovane, schivo con un sorriso per tutti, grande ospite insieme a tutti gli altri organizzatori dell’evento annuale.
Il presepe, davvero bello è aperto alle visite almeno fino alla candelora (2 febbraio 2017), non perdetevi questa bella opera di fede e cristiana sinergia.

Brevi note su San Catello, intervista a Giuseppe D’Angelo

San Catello nei pressi di Largo Spirito Santo

San Catello nei pressi di Largo Spirito Santo

Brevi note su San Catello, intervista a Giuseppe D’Angelo

di Corrado Di Martino

La devozione a San Catello è qualcosa di viscerale, di profondo; ho visto non credenti e bestemmiatori, rimanere attoniti in silenzio, al passaggio della “macchina da processione”. Ho visto fedeli piangere, altri, sentire scorrere dietro la schiena, quel brivido che tocca nel profondo, senza conoscerne la causa. Ho visto petali di fiori, lentamente, cadere dai balconi. Ho visto donne in preghiera, bambini con le mani giunte seguire il corteo del Santo, altri sventolare vessilli di carta o fazzoletti immacolati. Ho visto invalidi, sospinti da amorevoli parenti in processione o ai balconi, mostrare la propria devozione a San Catello. Ho visto, fotografi, cinereporter, curiosi, agenti delle forze dell’ordine, operai speranzosi, suore, mercanti e musicanti. Una liturgia ultra-generazionale, una liturgia eterna, se rapportiamo l’eternità alla nostra esistenza passata e futura. Ma quanto conosciamo il nostro Santo? Sappiamo da dove viene il nome Catello? 

In questa intervista, rilasciataci dal famoso storico stabiese e ricercatore di cultura e tradizioni locali; Giuseppe D’Angelo, viene spiegata, mentre la processione procede lenta, l’etimologia del nome Catello; è un nome latino o, etimologicamente, è greco? Intanto, riprendendo un’idea, un desiderio mai realizzato di don Gennarino Somma, il professor D’Angelo, invita la cittadinanza e le forze sane, a mobilitarsi per proporre San Catello, Patrono di Stabia, come Santo Protettore dei rifugiati, degli esuli, dei perseguitati da guerre e violenza. Il 15 gennaio di ogni anno, ricorre la giornata mondiale del rifugiato e del migrante, festeggiarne il Santo Protettore il 19, sarebbe un inestimabile vanto per la città.

Il Calendario di L.R. (modalità di distribuzione)

la Redazione comunica

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Il calendario ricco di colore

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