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Informazioni su Corrado di Martino

Collaboratore di Redazione Autore di teatro e autore radiofonico; filmaker, narratore. E' laureato in Scienze della Comunicazione, indirizzo Sociologia delle Comunicazioni. E' laureato in Comunicazione d'Impresa e Comunicazione Pubblica; con specializzazione in Comunicazione Politica. E' responsabile della sezione Video di LR.

CASTELLAMMARE & GLI ISOLACUSTICA SBANCANO ITUNES

CASTELLAMMARE & GLI ISOLACUSTICA SBANCANO ITUNES

susy e isola

susy e isola

La tecnologia fa passi da gigante; ogni giorno, ogni istante che consumiamo sulla terra è preceduto da una novità tecnologica. La tecnologia, ormai, fa parte della nostra quotidianità a tutti gli effetti, e non passa secondo, in cui i mezzi di informazioni non comunichino novità o nuove invenzioni. Continua a leggere

Un signore d’altri tempi

Un signore d’altri tempi
( con tutto l’affetto del mondo a Marta e Giovanna )

Durante la presentazione di un libro, appena terminate le ritualità: proiezione di un breve filmato, recensioni, motivazioni degli autori ed altro; giunse il momento di cedere la parola al pubblico intervenuto. Il grosso numero degli intervenuti faceva presagire una serata ricca di interesse e curiosità; ma come spesso capita in questi casi, il timore di parlare per primi assale anche gli spettatori più smaliziati, e accadde così che un silenzio imbarazzante si impadronì della folta platea. Con lo sguardo cercavo: amici, conoscenti miei e degli autori come ad interpretare il desiderio di parlare per primi, niente, mancava il coraggio un po’ a tutti. In quei pochi secondi, sembrava si stesse vanificando il lavoro di mesi, quand’ecco che un signore dall’aria molto distinta chiede alle assistenti di sala di porgergli il microfono; si presentò con garbo: “Mi chiamo Salvatore, sono nativo di questa splendida città e vorrei ringraziarvi per ciò che avete fatto; mi capita di vivere lontano da essa, ma quando posso torno ai miei luoghi preferiti, alla mia terra, che oggi più che mai ho rivissuto nelle vostre narrazioni.

L'assistente di sala, Sara Cesarano porge il microfono a Salvatore (foto Mimmo Longobardi)

L’assistente di sala, Sara Cesarano porge il microfono a Salvatore (foto Mimmo Longobardi)

Pensate che ho abitato a pochi metri dai posti mostrati nel filmato, e che ho conosciuto personalmente il fratello dell’autore del libro, grazie, davvero grazie”. Mentre si esprimeva, la sua emozione gli rendeva ancora più vivo lo sguardo da scugnizzo; un sorriso, come quelli di quando si parla di una cosa molto cara, lo illuminava, sembrò come se tutti ad ascoltarlo appassionato, si fossero ripresi da un torpore e trascinati dalla sua enfasi si resero conto di vivere in quel momento attimi di grande commozione, la commozione di chi non dimentica le sue origini, qualunque esse siano, la commozione di vivere ancora una volta un momento piacevole a casa propria. Concluse il suo intervento dicendo che mai avrebbe lasciato la sua Stabia e che era suo desiderio tornarci alla fine dei suoi giorni… Oggi, Salvatore riabbraccia Castellammare di Stabia, e noi tutti un caro amico.

Corrado di Martino.

Bello abbronzato

Bello abbronzato
( Dedicato a tutti gli stabiesi anche se adottati )

San Catello

San Catello

Che bella giornata! Oggi è proprio una bella giornata! Il sole caldo si fa sentire sulle gote infreddolite dei bambini in festa. Luminoso per chi vuol vedere, distante dalla terra come a curarsi poco delle vicende umane, mentre è assiso fra timide nuvole, sornione, lancia uno sguardo verso la Cattedrale. Oggi è la festività del Santo Patrono, tutta la città sembra svegliarsi dai torpori dell’inverno, per salutare con lui la prima o l’ultima festa dell’anno dipende dai punti di vista.
Ho deciso! Oggi vado alla processione, senza macchina fotografica, senza telefonino, senza alcun elemento tecnologico che possa distrarmi. Voglio dedicare la mattinata alle “facce” della festa, ai suoni, ai colori, ai “rumori della festa” rumors li chiamano gli inglesi, e forse sarebbe il termine più esatto da adoperare.
La banda, meno colorata che d’estate, è sempre la stessa da qualche anno a questa parte, una strana giacca color caffélatte non si addice a mio avviso alla cerimonia, e svaluta la bellezza della biondina che suona l’ottavino, ma va bene lo stesso; il basso tuba protesta perché a furia di camminare e, sempre davanti al corteo, non è riuscito ancora a vedere la statua del Santo (è stabiese, nonostante il gruppo bandistico sia di Casola), ci tiene tanto.
In breve ci sono tutti, proprio tutti, almeno ad inizio processione: il Vescovo, persona saggia e di principio; il Sindaco, persona di principio anche lui; tanti sacerdoti; e buona parte delle congreghe cittadine, insomma l’intera Curia e l’intera rappresentanza politico-amministrativa della Città.
Il Santo è accompagnato! I portatori, come sempre fanno il loro dovere, ce n’è uno dai capelli lunghi che ancora non ha la divisa classica dei portatori, ma va bene lo stesso.
Il corteo di fedeli arriva alle porte del centro antico, via Bonito affida a via Caio Duilio: Santo e i fedeli tutti; mi pare di intravedere Giulio Golia delle Jene, ma va bene lo stesso.
I cantieri navali, con un sparutissima rappresentanza ad accogliere il Santo, danno il senso del dramma profondo che sta vivendo questa cittadina.
Un palco allestito per le autorità accoglie il Vescovo, Monsignor Felice Cece e il Primo Cittadino Senatore Luigi Bobbio.
Il primo, narra l’innocente stratagemma col quale convinse Papa Giovanni Paolo II a far visita alla Curia: – Santità a Castellammare ci sono i cantieri navali, e Sua Santità batté il pugno sul tavolo e disse a San Giuseppe sarà un’ottima occasione per festeggiare la giornata con i lavoratori di Stabia -.
Il secondo, (bello, abbronzato, elegante, chiuso nel suo cappotto blu, con gli occhiali da sole e la fascia tricolore, contornato da paggi, valletti e adulatori), generoso, mentre si concede a fotografi e cameraman, accorsi numerosi per l’occasione, tace!
Il Vescovo benedice tutti i presenti, anche me (che credetemi non lo merito proprio) e si va, il corteo riprende il suo lento incedere per via Brin. San Catello a vederlo da lontano, per l’effetto dei passi di chi lo sorregge, sembra ondeggiare, l’ondeggiamento all’altezza dell’ “ingresso operai” delle Vecchie Terme si ferma, il Santo e i portatori fanno una prima sosta.
L’ondeggiamento riprende, il Santo si muove. Si fermerà non si fermerà, se ne andrà, non se ne andrà? Ancora poco e lo sapremo.
La banda intona “Cinesina” del maestro compositore Angelo Lamanna di Gioia del Colle (chi volesse ascoltarla, si renderà conto che atmosfera migliore non si poteva creare), il Santo ondeggiante s’avanza, davanti alla chiesetta di Santa Fara, come sempre, si ferma! La banda, come a voler sottolineare il momento, si tace; i flash dei fotografi impazziti, si rincorrono sui palazzi, sulla gente, su un balcone, i cameraman cercano la migliore prospettiva, qualche agente in borghese chiede timidamente ad uno degli operatori di procurargli una copia dell’intera processione (un fedele, un appassionato[?], non saprei dirlo); da un balcone, un fotografo (alto, capelli moderatamente lunghi, baffi e pizzetto) più spigliato degli altri, riprende un uomo malato in carrozzina che attende con trepidazione il passaggio della processione.
Lui, ormai, già non c’è più, un mormorio inizia a circolare, le radioline trasmittenti degli addetti all’ordine, lanciano la notizia fino all’inizio del corteo; la banda riprende festosa a suonare. Bello, abbronzato, cercasi… Primo Cittadino.
Riporto il commento rubato al volo ad uno sconosciuto: -‘N’atu poco e po’ fernesce ‘sta storia (non so riferire se tal signore alludesse alle drammatiche profezie dei Maya per il 2012, o ad una previsione tutta sua che non so interpretare).

Corrado di Martino.

 

P.S.: alla fine il Vescovo, uomo saggio e di principio, dalle gradinate della Cattedrale ringrazia tutti i fedeli e i portatori; senza i quali la processione non si potrebbe fare. Paggi, valletti e adulatori, dai balconi di Palazzo Farnese, malinconici guardano il Santo rientrare in Cattedrale.Sarò grato a quanti mi leggeranno, se non coloriranno politicamente questo breve articoletto. Oddio, ho le mie idee politiche, ma faccio di tutto per evitare che adombrino i miei pensieri.

Zìo Catello scapolo impenitente?

Zìo Catello scapolo impenitente?

Zìo Catello scapolo

Zìo Catello scapolo

Zio Catello, era il maggiore dei fratelli di mia madre, scapolo; per questo mio nonno, durante il ventennio fascista, era costretto a particolari aggravi fiscali. Zi’ Vicenza, secondogenita, anch’ella a sua volta non aveva incontrato l’anima gemella. Zio Catello, però, aveva avuto un grande amore in gioventù, una ragazza bellissima, dai capelli rossi e dalle forme seppur acerbe già sinuose, i suoi occhi cerulei si infiammavano come il sole al tramonto nell’incrociare lo sguardo del giovane amante. I due si incontravano di nascosto presso il vico della Croce, mentre lo sguardo compiacente della Trecchesella, la fruttivendola ai piedi del vicolo, faceva da distratto testimone. La Guerra, la seconda, si frappose fra loro. Zio Catello rimasto prigioniero in Grecia per qualche tempo, mai avrebbe dimenticato l’ultimo giorno passato insieme a lei. Un vestitino leggero, fatto di fiori colorati le cingeva i fianchi, lasciando appena un po’ scoperto il petto, ad ogni sussulto, ad ogni brivido quei fiori sembravano prendere vita propria. “Catie’, ije t’aspetto” gli disse fra le lacrime; “Aspèttame e quanne torno ‘ce spusamme”; triste, le replicò lui. Le lacrime di lei, gli sarebbero sembrate poi, finanche più salate del mare cristallino di Cefalonia.
La giovane fidanzata, poco più di una ragazzina, cercò di tener fede alla promessa fatta fra le dolorose gocce della disperazione; tuttavia dovette darsi pace, del resto non aveva mai ricevuto uno scritto, una lettera, una foto da lui. Un giovane le stava dietro; e la famiglia le faceva intendere che forse sfamare una bocca in meno, avrebbe aiutato gli altri a sopravvivere (la rossa era la maggiore di cinque figli, tutti molto più piccoli di lei). Alla fine, temendo il peggio per zio Catello, paventando di rimanere sola per sempre, cedette. Iniziò a frequentare il giovane che aveva trovato lavoro ai Cantieri Navali, un reddito sicuro, era un’occasione da non perdere. Zi’ Vicenza, disturbata da questo, per riabilitare il fratello, un giorno decise di affrontare la rossa in maniera molto risoluta. Zia Vincenza, di statura minuta, aveva un disturbo congenito all’anca che la faceva claudicare vistosamente, purtroppo, l’equilibrio già precario nella deambulazione, non si conciliava affatto con un’attività fisica come quella del combattimento corpo a corpo. Come poteva prevedersi, nello scontro che nacque improvviso nel bel mezzo di Piazza Fontana Grande, la mia povera zia ebbe la peggio; la nonna dovette curarle almeno quattro ferite lacero contuse alla testa, forse: zoccolate; alcuni graffi, e dovette rammendarle il vestito buono che aveva messo appena due volte nella sua vita: in occasione della Prima Comunione della sorella minore (mia madre) e, quando era morto il loro nonno materno.
Zio Catello, tornò dalla prigionia due anni quasi dopo la fine della Guerra, un camionista dedito al mercato nero sulla Costiera Sorrentina, lo aveva lasciato nei pressi delle Terme Stabiane (oggi Piazza Amendola). La brezza estiva, leggera gli riportava l’odore del mare misto a quello delle acque termali, salutato che ebbe il contrabbandiere a larghi passi si diresse verso casa. La città ferita, nonostante i suoi guai sembrava sorridergli, mentre passava alle loro spalle, riconobbe uno ad uno, i fabbricati affacciati sulla marina. Da lontano scorse una sagoma familiare, ogni notte aveva sognato di lei, ogni giorno durante la dura prigionia aveva parlato di lei, finalmente poteva riabbracciarla. La rossa indossava il medesimo vestitino a fiori di qualche anno prima, scolorito, pesto, invecchiato, appena più stretto; aveva in braccio un bimbino dai capelli rossi, ed un altro anch’egli rosso di capelli, di circa due anni, le cingeva la coscia sinistra con le braccia protese, un filo di mocciolo faceva, ritmicamente, su e giù ogni qualvolta respirava. Zio Catello aveva compreso tutto! La fruttivendola che fino a pochi anni prima, complice, li aveva benedetti con il suo sguardo, abbassò gli occhi, la rossa ebbe giusto il fiato di momorare: “Catie’ tu ccà staje?!?”. Zio Catello, sordo, senza mostrare alcuna emozione, ignorandola continuò per la sua strada. In casa c’era sola, zì Vicenza, i nonni erano in giro, il resto dei fratelli tutti a lavoro. Appena zi’ Catiello entrò dalla porta, strascurando persino la sorella che non vedeva da almeno tre anni, si mise a rovistare in una vecchia cassapanca alla ricerca di qualcosa, smadonnando come suo solito contro il disordine imperante in quella casa, buttò all’aria tutti gli attrezzi del nonno, finalmente trovò quel che stava cercando, un vecchio rasoio a lama libera. Molto maldestramente tentò di aprirlo, la frenesia e l’ira di cui era vittima, glielo fecero sfuggire dalle mani tremanti, si tagliò un polpastrello. La testa bassa dalla sconfitta, svigorito, poggiò le mani sul davanzale della finestra, una goccia di sangue cadde su di esso, e poi una lacrima rincorrendola la ritinse di rosa, sbiadendola. Zì Vicenza disse: “Catie’ lassa sta’ c’aggio già pensato ije!”.

P.S.: Appena due anni dopo la rossa rimase vedova, zio Catello e lei, senza mai sposarsi, continuarono ad amarsi per tutta la vita.

Corrado di Martino

Cordim (poetica stabiese)

Caro “Libero Ricercatore”, nel dare aiuto ad una delle mie nipoti nel suo lavoro di ricerca per l’università, ho conosciuto una persona davvero particolare: il signor Catello Schiavone; forse la principale voce votiva per quanto concerne le celebrazioni della dodicina -novena- dell’Immacolata. Parlando con questo signore, ma sarebbe preferibile dire amico, avvertendo la sua grande passione e devozione per l’Immacolata Concezione, apprezzando personalmente, la grande umiltà con la quale si è prestato a narrare la sua vicenda familiare e di fede, mi è sovvenuta una brevissima poesia che sintetizza quanto raccontato da ” Catiello “. Te la invio in allegato, sperando possa trovare il necessario spazio. Nel rinnovare le congratulazioni per la meritoria opera che svolgi a salvaguardia della cultura cittadina e non solo, ti ringrazio… Cordim

‘A ‘Mmaculata

‘A Madonna?

E che ce sta ‘cchiù bbella d’‘a Madonna?

D’‘a ‘Mmaculata?

E’ vestuta ‘e cielo…

‘a ‘Mmaculata.

E’ ‘nu raggio ‘e sole quanne chiove…

‘a ‘Mmaculata.

E’ ‘a risata ‘e ‘na criatura

che pazzèa ‘mmiez’‘a via, annura.

E’ ‘o sciato ‘e Mamma… quanne ‘a notte chiagne pecché t’appaura.

Quanne te fa ‘na carezza e torna allerezza

Chesta, è d’‘a Vergine ‘a bellezza.

 

( Visualizza la versione video/sonora della poesia )