l’editoriale di Ferdinando Fontanella
A Castellammare di Stabia le cose da diverso tempo vanno indiscutibilmente male. Avvolta in un vortice fallimentare la città sta scivolando inesorabilmente in un baratro da cui sarà difficile risalire la china.
Drammatica la crisi occupazionale e sociale, tantissime le famiglie indigenti a causa della chiusura delle attività produttive da Terme di Stabia ad AVIS, solo per citarne alcune. Avvilente la pochezza e l’incapacità della classe politica, vecchia e nuova, che dei tanti problemi non sembra essere ben conscia.
Sconfortante l’operato della pubblica amministrazione, incapace di portare a termine e quindi far fruttare importanti progetti che avrebbero dovuto rappresentare la svolta ed invece sono diventati un macigno che chiude un sepolcro… fallito il progetto di un museo archeologico alla Reggia di Quisisana, il restauro di piazza Fontana Grande, il rilancio dei tradizionali chioschi dell’Acqua della Madonna, il recupero delle periferie, il restauro della Villa Comunale, il rilancio turistico della città… fallito, fallito, fallito è tutto il resto.
In un contesto così deprimente, a cosa devono aggrapparsi gli stabiesi per non perdere la speranza e credere ancora in quel “Post fata resurgo”, dopo la morte mi rialzo, motto della città? Continua a leggere