Etimologia dei cognomi stabiesi
rubrica a cura di Lello Fontanella
RUSSO
Russo, attualmente il cognome più diffuso in Italia, è un esempio dell’importanza che hanno certi tratti linguistici che si rifanno a parlate dialettali nell’interpretazione etimologica di un cognome; pertanto le trascrizioni cognominali derivate (o influenzate) dal dialetto sono quelle nelle quali risultano evidenti le pronunce popolari, con le relative trascrizioni, di certe parole raccolte ascoltando il parlante.
Ad esempio, nell’area napoletana del XVI secolo era più probabile ascoltare l’aggettivo “Russo” al posto dell’italiano “Rosso”. Perché? Perché nella comunicazione orale allo scrivente, quest’ultimo trascriveva proprio la parola che ascoltava in dialetto e cioè “russo”; in napoletano tale aggettivo è accordato al maschile mentre resta “rossa” (e non “russa”) per il femminile come, ad esempio, “na mela rossa”; stessa cosa avviene per l’aggettivo nero che fa “niro” al maschile e “nera” al femminile. Queste osservazioni confermano che l’ereditarietà del cognome era esclusivamente fatta per linea maschile patrilineare. Del suddetto cognome Russo è facile pensare che possa aver tratto origine dall’aggettivo etnico russo (dalla Russia), così come esiste francese, tedesco, greco o bulgaro; un accostamento paretimologico (cioè superficiale e non supportato da rilevanze scientifiche) che viene richiamato anche da Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo: “(…) Poco dopo venne Russo, l’uomo che il Principe trovava più significativo fra i suoi dipendenti. Svelto, ravvolto non senza eleganza nella bunaca di velluto rigato con gli occhi avidi al di sotto di una fronte senza rimorsi, era per lui la perfetta espressione di un cero in ascesa. Ossequioso del resto, e quasi sinceramente affettuoso poiché compiva le proprie ruberie convinto di esercitare un diritto (…) Questo era il paese degli accomodamenti, non c’era la furia francese; anche la Francia d’altronde, se si eccettua il giugno del quarantotto, quando mai era successo qualcosa di serio? Aveva voglia di dire a Russo, ma la innata cortesia lo trattenne: Ho capito benissimo: voi non volete distruggere noi, i vostri ’padri’. Volete soltanto prendere il nostro posto. Con dolcezza, con buone maniere, mettendoci magari in tasca qualche migliaio di ducati. È così? Tuo nipote, caro Russo, crederà sincerameme di essere barone; e tu diventerai, che so io, il discendente di un granduca di Moscovia, mercé il tuo nome, anziché il figlio di un cafone di pelo rosso, come proprio quel nome rivela (…).
SCHETTINO
Gran parte dei cognomi è il risultato di abbreviazioni o alterazioni del nome del capostipite; anche per uno dei cognomi tipici stabiesi, Schettino, vale lo stesso ragionamento. Probabilmente nel borgo medievale stabiese c’erano diversi Francesco e bisognava distinguerli utilizzando i diminutivi (quindi uno degli omonimi fu chiamato, ad esempio, Franceschetto) o, ancora di più, con il diminutivo del diminutivo (quindi Franceschettino). Per avallare tale tesi, riporto l’intera denominazione di un nobile giurista napoletano del XVI secolo, “(…) D. Francischettum de Alexio de Monte Corbino (…)”, originario di Montecorvino in provincia di Salerno (tratto dal libro di Camillo Borrello, Consiliorum, Venezia, 1598). Da quest’ultima denominazione si sarebbe potuta utilizzare, per aferesi, solo la parte finale e cioè solo “Schettino”; questo nome divenne cognome nella sua funzione patronimica.
Secondo me tale cognome poteva derivare anche da un’alterazione della parola schiatta (stirpe) in funzione dispregiativa per indicare un trovatello (un po’ come per Schiattarella) e cioè “schiattino” e poi “Schettino”.
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Cognomi di Stabia
Raffaele Fontanella. Designer grafico, professore di economia, linguista per passione. Da sempre interessato al significato dei nomi e dei toponimi partendo dal linguaggio e collegando aspetti semantici, storici e antropologici. Ha pubblicato il libro Come cambiano i marchi / The way logos change, Remag Partners, Ikon Editrice, Milano, 2003 sull’evoluzione grafica di 60 marchi italiani. Come studioso di storia locale ha pubblicato nel 2013, con Peppe Angiò, il libro Il basket stabiese dalle origini al 1980.