Archivi autore: Gaetano Fontana

Informazioni su Gaetano Fontana

Collaboratore di Redazione Appassionato di immagini d'epoca di Castellammare è curatore di diverse rubriche, tra cui: "Le stampe antiche" e "Le navi varate a Castellammare".

L’Opinione di Stabia

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Si ringrazia il dott. Talarico per aver autorizzato la pubblicazione del giornale sul nostro portale


Anno 1 Numero 0

Anno 1 Numero 2 – Aprile 1997

Anno 1 Numero 3 -Maggio 1997

Anno 1 Numero 4 – Giugno 1997

Anno 1 Numero 5 – Luglio 1997

Anno 1 Numero 6 – Agosto 1997

Anno 1 Numero 7 – Settembre 1997

Anno 1 Numero 8 – Ottobre 1997

Anno 1 Numero 9 -Ottobre Novembre 1997

Anno 1 Numero 10 – Novembre 1997

Anno 1 Numero 11 –  Dicembre 1997

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Anno 2 Numero 12 – Gennaio 1998

Anno 2 Numero 13 – Febbraio Marzo 1998

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Cartoline: le Antiche Terme

Collezione fronte/retro “Catello Coppola”

antiche terme 68 fronte

La bellezza paesaggistica di Castellammare di Stabia, un tempo celebrata dai più grandi filosofi, scrittori e pittori, oggi è il soggetto di una vastissima raccolta di cartoline che ne illustrano, seppur molto più modestamente, le sue magnificenze architettonico/monumentali. A tanti risulterà già noto che sul nostro portale sono ospitate diverse gallerie di cartoline, molti sono infatti i collezionisti stabiesi che ci onorano della loro collaborazione, per ampliare la già vasta raccolta, ospitiamo in questa pagina le cartoline della collezione ” Catello Coppola “, una collana fronte/retro dalle cui immagini possiamo delineare il nostro passato urbanistico e una miriade di ulteriori informazioni dal retro, un dettaglio da non trascurare, che ci farà accedere ad un vero e proprio diario, dal quale si possono attingere notizie su usi e costumi della nostra popolazione, sugli ideali delle varie generazioni e sulla trasformazione culturale del popolo di Stabia. Inoltre dal retro possiamo risalire in maniera più o meno certa alla data della cartolina.

Maurizio Cuomo

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Alla foce del Sarno

La strage proletaria di Ponte Persica

LA STRAGE PROLETARIA DI PONTE PERSICA
( da molti conosciuta come: “La strage di Torre Annunziata” del 31 agosto 1903 )

articolo del prof. Luca Iozzino

La strage di Torre Annunziata

La strage di Torre Annunziata

La politica del Giolitti
Nel 1892 in Italia saliva al potere lo statista Giovanni Giolitti (che Urbanino Rattazzi, consigliere del re e nipote di Urbano Rattazzi, capo della Sinistra subalpina, aveva indicato al re come l’uomo nuovo della monarchia ), succedendo al ministero di Destra guidato dal marchese Di Rudinì.
Non mancarono odi e risentimenti per la sua elezione, sia da parte del Crispi, il famoso eroe dei Mille di Garibaldi, che aveva accusato Giolitti di avere goduto, per la sua ascesa al potere, della protezione del re, sia anche da parte dei moderati e di una frangia dell’Estrema Sinistra.
Giolitti, già noto qualche anno primo come leader del partito delle economie nella Sinistra Liberale, ora incontrava appoggi e adesioni incondizionati da parte della nuova Camera.
Il programma del neo- presidente del Consiglio prevedeva, tra l’altro, l’improcrastinabile risanamento del bilancio dello Stato.
Sotto il suo governo la società da rurale divenne composita e pluralista: la crescita produttiva si limitò al Nord, dove gli investimenti permisero il progresso dell’industria e dell’agricoltura rispetto al sud, le cui strutture erano rimaste ferme dal tempo dell’unificazione.

I Moti di Milano
Il malcontento nazionale era molto forte per la forte disoccupazione e i bassi salari; ma la goccia che fece traboccare il vaso e innescò la rivolta popolare, fu l’aumento del costo del grano, e quindi del pane da 35 a 60 centesimi al chilo, aumento dovuto all’esiguità del raccolto.
Rivolte popolari si verificarono in Puglia e Romagna il 26 e il 27 aprile, a Firenze il 2 maggio e in Sicilia.
Ai Fasci Siciliani (1891-1894) partecipò il proletariato urbano, cui si aggiunsero in seguito minatori, braccianti agricoli, operari e lavoratori della marineria.
I moti furono repressi tragicamente dai mafiosi locali e dal governo nazionale.
Altri moti avvennero nella Lunigiana e a Milano.
I moti di Milano terminarono nel maggio 1898 con la feroce repressione degli insorti ad opera del generale Bava Beccaris, soprannominato il macellaio di Milano, che per questo atto fu insignito dal re della croce di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia.
Il generale Beccaris ottenne il 16 giugno 1898 un seggio al Sud.
Queste sanguinose repressioni destarono enorme sdegno negli emigrati italiani all’estero.
II 1900 si chiudeva con l’eccidio di Umberto I, assassinato il 29 luglio dall’anarchico Gaetano Bresci, emigrato negli Stati Uniti, che con questo atto aveva voluto vendicare i caduti del maggio 1898 e la vergogna della decorazione conferita al generale Beccaris.
Dopo il moto di Milano finito nel sangue, Giovanni Giolitti impresse un nuovo corso alla politica italiana, iniziando una politica neutrale nel conflitto capitale-lavoro.
Egli seppe interpretare i segni dei tempi e favorì le istanze più vitali del socialismo e quelle dell’eredità liberale, attirandosi così l’adesione di molti oppositori, sia di sinistra che di destra, e anche dei cattolici.
Oggi, a distanza di più di un secolo, quando gli odi e le rigide contrapposizioni hanno perduto la sua virulenza, sembra eccessivamente ingenerosa l’accusa che gli fu mossa da qualcuno: quella di empirismo, secondo cui egli cercò di mascherare con l’esperienza la sua povertà di ideali e di principi.

La strage proletaria di Ponte Persica
Ma, nonostante la neutralità decisa dal governo Giolitti, nel Sud d’Italia continuarono le stragi proletarie compiute dalle forze armate dello Stato, per difendere gli interessi della borghesia a danno delle richieste legittime dei contadini e operai.

Alla foce del Sarno

Alla foce del Sarno

Dopo tanto sangue si giunse alla strage proletaria di Ponte della Persica (chiamata anche: strage di Torre, o di Pontenuovo o di Ponte sul Sarno o di Ponte De Rosa), avvenuta la sera del 31 agosto del 1903, un eccidio che suscitò un’ondata di proteste e di emozione nella pubblica opinione europea, particolarmente tra i membri del socialismo, e gettò nel terrore e nel lutto molte famiglie. Continua a leggere

Fanfulla: Sottoscrizione pubblica 1871

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo


( collezione Gaetano Fontana )