Archivi autore: Gigi Nocera

Informazioni su Gigi Nocera

Autore Nato a Castellammare il 18 febbraio 1923, è stato ideatore ed autore della rubrica gli anni '30 a Castellammare, Alla sua morte avvenuta a Torino il 17 marzo 2012, ha lasciato in tutti noi un vuoto incolmabile.

'o vrasiere

‘O vrasiere

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Breve premessa dell’autore:

Caro Maurizio, come promesso ti mando un altro mio ricordo (Gli inverni a Castellammare negli anni “30”). Non mi resta quindi che fare a te, alla tua Famiglia, agli amici tutti che frequentano il tuo, il nostro Sito, gli auguri più sinceri e cari.

Un abbraccio, Gigi.

 ‘O vrasiere

Nnant’ ‘o vrasiere cummigliato ‘e cennere
Simmo rummase tutta na jurnata,
sentenne ‘a notte a ppoco a ppoco scennere
‘ncopp’ a sta casa fredda e abbandonata.

Nce ha cuòvete a’ ‘ntrasatta sta vernata!
Tengo n’aniello ‘argiento; o vaco a vennere
P’avè n’aceno ‘e fuoco. Stai gelata,
e cchiù te parlo, e meno me può ‘ndennere.

Vierno passato nun facette ‘a neva?
‘A casa tale e quale, senza fuoco,
ma pure – te ricorde? – ‘o fuoco ardeva.

E ardeva dint’a ll’uocchie tuoie lucente,
dint’ a ll’anema toia che a poco a poco
s’è fatta fredda, muta, ‘ndifferente.


'o vrasiere

‘o vrasiere

Questa bella poesia di Libero Bovio mi ha riportato indietro negli anni, quando negli anni ’30 l’inverno a Castellammare si presentava col suo freddo e noi l’affrontavamo con rimedi poco adatti: c’‘o vrasiere! Poiché penso che ne esistono ancora pochi in giro perché in disuso e quindi per i più giovani che forse non ne hanno mai visto uno cerco di descriverlo.
Normalmente era di rame, rotondo, col fondo basso e con il bordo che poggiava su una base di legno, anch’essa rotonda, sollevata dal pavimento una decina di centimetri da quattro supporti sempre di legno.
Dentro questo recipiente bruciava lentamente della carbonella. Per evitare che i bimbi più piccoli, o anche più grandicelli, ma maldestri nei giochi (cioè quei bambini che tenevano “l’arteteca” ) ci cascassero dentro, il tutto era coperto da una specie di cupola che poggiava sulla base di legno. In molte occasioni su questa cupola si mettevano ad asciugare dei piccoli indumenti. Questa protezione però molte volte non impediva che qualche bambino ci cascasse dentro con le mani o col sederino. Allora erano corse al San Leonardo, l’ospedale che si trovava nella Piazza del Municipio. Continua a leggere

Confidenze... familiari

Confidenze… familiari

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

articolo del 1 ottobre 2011

In una delle più significative scene del suo ultimo film “Luci della ribalta” il grande attore Charlie Chaplin affermava che il cervello è il “più bel giocattolo del mondo”.
Se è stato tenuto costantemente in esercizio, cioè se non si è del tutto rimbambiti oppure imbambolati da certi spettacoli televisivi, quello dei vecchi contiene un tesoro inestimabile: i ricordi.

Confidenze... familiari: il ricordo

Confidenze… familiari: il ricordo

Provate ad immaginare una persona senza memoria: è un automa, un vegetale. A volte basta la sollecitazione dei figli, dei nipoti o dei giovani amici per estrarre da questo scrigno fatti e avvenimenti significativi e curiosi del remoto passato. Dal 1935 al 1938 la mia famiglia ha abitato in via S. Caterina n° 8. Nello stesso stabile risiedeva anche la famiglia del mio nonno materno. Nel loro alloggio passavo molte ore al giorno, adescato dalla musica proveniente da un apparecchio radio tenuto acceso tutto il giorno. L’altra calamita che mi attirava erano i numeri arretrati del settimanale sportivo “Il calcio illustrato” che mio zio Vincenzo conservava gelosamente e che io sfogliavo con avidità.
Di quei giorni ricordo molte cose: alcune importanti altre meno. A parte certi gustosissimi piatti di pasta e fagioli (cu’ ‘e tubbettielli) che mia nonna Catella preparava con grande maestria, mi è rimasto impresso e mi ha sempre incuriosito il fatto che mio nonno si rivolgeva a sua moglie dandole del TU, mentre mia nonna gli dava sempre del VOI. Continua a leggere

'O solachianiello

‘O solachianiello

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Non so indicare quando è nato questo mestiere, ma ricordo molto bene chi, nella zona dove abitavo da bambino/giovinotto, lo esercitava con grande perizia. Intanto spieghiamo bene che ‘o solachianiello era il ciabattino, colui che aggiustava le scarpe che incominciavano a manifestare i primi segni dell’usura.

'O solachianiello

‘O solachianiello

Quello che ho conosciuto io, esercitava in Via Santa Caterina, a destra per andare alla Fontana Grande, subito dopo l’Arco della Pace.

Era un ometto piccolo e segaligno e in quel “basso” aveva casa e bottega. Chi esercitava questo mestiere era benedetto dalle famiglie numerose e con scarso reddito. Continua a leggere

PORTO SALVO

1930 – Scuola… di nuoto all’Acqua della Madonna

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

PORTO SALVO

Acqua della Madonna (anno 1933)

Avevo allora 7 anni e la mia famiglia abitava nel Palazzo dell’Acqua della Madonna, proprio di “rimpetto” alla fonte dove sgorgava ininterrottamente, giorno e notte, questa buonissima acqua. E, cosa importante, tutti se ne potevano approvvigionare senza pagare nulla. Certo, i signori incaricavano chi il portiere del palazzo, chi l’acquaiuolo più vicino casa, chi uno spicciafaccenda che per guadagnare qualche soldino si prestava a buttarsi nella mischia che si formava sulla banchina per accedere alla fonte che si trovava quasi a livello del mare, dopo essere scesi una scaletta scivolosa di 5/6 scalini. Gli stabiesi venivano da tutti i rioni, anche da quelli più lontani. Considerando però che la città non era estesa come lo è oggi, i più distanti erano quelli che abitavano verso Piazza Ferrovia. Per quelli della Caperrina o di Santa Caterina, di via Bonito o via Duilio giungervi era uno scherzo. Naturalmente dipendeva dalla capacità del contenitore che si voleva riempire (una “mummara”, un fiasco, una bottiglia, una damigianella). Continua a leggere

Ricordi giovanili di uno stabiese

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Breve premessa dell’autore:

Caro Maurizio, in questi giorni si celebra la Festa della Liberazione. Nel raccogliere i ricordi relativi ai primi 6 – 7 anni del mio “esilio” in Patria sono compresi anche quei giorni felici della fine della guerra e del riscatto nazionale. Se ritieni che questi ricordi possano interessare i lettori di Libero ricercatore puoi pubblicarli. In allegato ho aggiunto la copia dell’attestato che il Comando Alleato consegnò a tutti i partigiani che avevano partecipato alla guerra di Liberazione. Un abbraccio, Gigi.
gigi nocera

gigi nocera

Prendendo spunto della biografia del marinaio Mario Cascone (mio coetaneo. Lui è nato il 22 io il 18 febbraio del 1923) pubblicata dal Libero Ricercatore nei mesi scorsi mi sono detto: poiché anche io ho vissuto intensamente e non banalmente quel periodo che va dal 1937/1938 al 1945/1946, con in mezzo la seconda grande guerra, perché non lasciare traccia delle mie a volte ridicole e a volte anche tragiche avventure? Se il buon Maurizio avrà la bontà di pubblicare questo scritto, molti giovani di adesso si faranno una idea di come hanno vissuto coloro che allora erano giovani, come lo sono loro adesso.

Sono nato a Castellammare il giorno citato più sopra, in un appartamento che s’affacciava sulla Piazza dell’Orologio e le prime cose che hanno visto i miei occhi sono stati la torre dell’orologio, il mare ed il Vesuvio; vi pare poco?
Questa piazza è stata la palestra dove mi sono allenato per diventare uomo. Vi ho trascorso la fanciullezza e la prima giovinezza. Poi il destino mi ha portato molto lontano da quel luogo, che è rimasto sempre nel mio cuore, e nei miei occhi sono rimasti ancora quella torre, quel mare, quel Vesuvio. Dopo aver fatto le scuole medie Bonito, l’ultimo anno che sono rimasto a Castellammare ho frequentato la Scuola allievi operaio i cui corsi si tenevano presso il Regio Cantiere Navale: al mattino si studiava in aula e al pomeriggio si faceva pratica in cantiere per imparare un mestiere. Non ricordo se fu mio padre o io a scegliere di fare il saldatore elettrico.
Questa scelta fu la mia fortuna, perché (il come lo scopriremo in seguito) mi evitò di finire in campo di concentramento tedesco, o addirittura in un Lager nazista e magari finire col mangiare l’insalata dalla parte delle radici… Continua a leggere