Archivi autore: Giuseppe D'Angelo

Informazioni su Giuseppe D'Angelo

Autore Nato a Castellammare il 21 gennaio 1943, ha avuto Il grande merito di aver avviato il riordino dell’Archivio Storico del Comune di Castellammare di Stabia di cui è stato Soprintendente Archivistico Onorario fino dal 1979. Caporedattore della rivista Cultura & Società nonché autore di numerosi ed apprezzati saggi storici. E’ morto nella sua Castellammare, il 22 febbraio 2017.

Francesco Filosa - Il fiume Sarno

Fiume Sarno

Fiume Sarno

( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
Il fiume Sarno Francesco Filosa

Il fiume Sarno Francesco Filosa

I romani lo chiamavano Draconcello per la sua forma molto sinuosa, caratteristica non più attuale, poiché alla fine dell’Ottocento il corso fu ampiamente rettificato.
Sulle sue rive, nel 552 d.C., si svolse la battaglia tra i Goti di Teia e i Bizantini del generale Narsete, che terminò con lo sterminio dei primi e la fuoriuscita dall’Italia.

Centro Antico Acqua Ferrata

Dal Cantiere Navale al Centro Antico

Dal Cantiere Navale al Centro Antico

( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
 Centro Antico Acqua Ferrata

Centro Antico Acqua Ferrata

Dopo aver percorso via Acton, dove ha sede la Corderia di Stato, giungiamo in piazza Amendola, con a sinistra il Cantiere Navale e, a destra, le Antiche Terme Stabiane.
Usciti dalle Terme, ci troviamo nel borgo marinaro dell’Acqua della Madonna, costituito da due strade parallele: via Duilio, sul lungomare e via Brin all’interno. Via Duilio è ricca di chalet (particolarmente rinomato è quello di Immacolata), nei quali si può gustare la famosa caponata (un misto di gallette, olive, sottaceti conditi con olio, sale e peperoncino), nonché i celebri biscotti inzuppati nell’acqua minerale di cui la zona è piena. Nel tratto compreso, come si è detto, fra via Duilio e via Brin, ci si può abbeverare con l’Acqua della Madonna, l’Acidola e l’Acetosella, alle quali, un tempo, si aggiungeva quella Ferrata.
Da via Duilio, imboccando un vicoletto sulla destra, incontriamo in via Brin – dove ha sede il complesso idrico per l’imbottigliamento per l’Acqua della Madonna – dapprima l’antica cristalleria borbonica, detta Cristallina (la prima fondata in Campania) e poi la chiesa di Portosalvo. Alle sue spalle, sul lungomare, vi è la sorgente dell’Acqua della Madonna, cosiddetta per la vicinanza con la chiesa. Fra i beneficiari dei suoi miracolosi effetti curativi, ricordiamo Eduardo De Filippo. Ancora pochi passi ed arriviamo nella piazza di Fontana Grande, cosiddetta per la presenza della sorgente di acqua potabile che alimenta l’acquedotto cittadino. Nell’ampia piazza antistante, fino a non molti anni fa, insisteva un palazzetto, nel quale vi era la fonte dell’Acqua Ferrata del Molino.
Superata la piazza, entriamo in via Bonito, con a destra il palazzo del Marchese e poco più avanti, sempre sullo stesso lato, il palazzo con la scala di Tatone, cosiddetta dal nome del vecchio proprietario dell’immobile, certo Tatone Pappalardo.
Alle spalle di via Bonito vi è la strada forse più antica di Castellammare, via S. Caterina, che ospitava due notissime case religiose, i cui fabbricati conservano ancora vestige monacali.
Al civico 55 c’era la casa dei monaci, un convento di frati nel cui seminterrato furono rinvenuti resti umani. Poco più avanti, al 79, esisteva un monastero di suore.
Ritornando in via Bonito, dopo pochi metri ci troviamo in piazza Cristoforo Colombo, soprannominata dagli stabiesi piazza Orologio per la presenza di una torre con orologio. Sulla banchina prospiciente la piazza fu costruita alla fine dell’800, la Capitaneria di Porto, già allocata in un antico immobile, nei pressi della Fontana Grande, demolito nel 1905 per farvi passare la linea tranviaria Castellammare-Sorrento.
Percorrendo calata Cristoforo Colombo, sbuchiamo in largo Gelso, che anticamente accoglieva i pubblici parlamenti per il governo della città.
Fatti pochi passi, giungiamo in un piccolo largo circondato a nord dal monastero di San Bartolomeo, a sud dall’ottocentesca casa Somma, ad ovest da palazzo Mannara e vico del Pesce e ad est da piazza Pace con l’omonima chiesa. A palazzo Mannara aveva sede il Fondaco del sale. In vico del Pesce, invece vi era il mercato ittico, detto anche Pietra del pesce, poiché la mercanzia pescata veniva esposta su di una grossa pietra. Prendendo via S. Bartolomeo, incontriamo, sulla destra, l’ingresso della chiesa d’ugual nome e, sulla sinistra, largo S. Bartolomeo. Proseguendo per via del Gesù giungiamo alla chiesa ed al collegio dallo stesso nome. A lato vi è un vicoletto, detto calata del Gesù, che immette su via Bonito. Ci troviamo in tal modo di fronte al cinema-teatro Montil in cui si esibirono, tra gli altri, Totò, De Filippo, Dapporto, il pianista Semprini ed il maestro Angelini. Alle sue spalle il prestigioso Circolo velico. Ritornando in via del Gesù, sulla sinistra eccoci al cospetto della settecentesca chiesa delle Anime del Purgatorio.

Scavi di Stabia, Villa Arianna - Triclinio

Villa Arianna

Villa Arianna
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
Scavi di Stabia, Villa Arianna - Triclinio

Scavi di Stabia, Villa Arianna – Triclinio

La villa non è stata ancora del tutto portata alla luce. Si nota l’atrio con un impluvium (vasca per la raccolta delle acque pluviali) e un pavimento in mosaico bianco-nero sulle pareti decorate spicca un piccolo lararium (altare domestico) con un altarino.
Oltre agli ambienti balneari e di servizio vi è il grande peristilio, lungo 104 metri e largo 81, di cui (almeno fino al 1996) era in vista solo l’angolo nord-est.

 

Palazzo Reale di Quisisana

Palazzo Reale di Quisisana

Palazzo Reale di Quisisana
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
Palazzo Reale di Quisisana

Palazzo Reale di Quisisana

Già nel 1268 esisteva a Quisisana la casa di re Carlo I d’Angiò. E poiché gli Angioini avevano conquistato il Regno di Napoli soltanto due anni prima è ipotizzabile che la costruzione del Palazzo Reale possa risalire, quanto meno, agli Svevi (Federico II?).
Dopo lo splendore conosciuto durante il periodo angioino (1266 – 1442), una lunga notte calò su tale complesso.
Anche i napoleonidi Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, re di Napoli, abitarono con continuità a Quisisana. Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie del Murat, vi soggiornò a lungo.
In seguito all’unificazione d’Italia, la tenuta passò tra i Beni Riservati della Corona di Casa Savoia, trasferita poi al demanio dello Stato. Nel 1879 fu acquistato dal Comune di Castellammare di Stabia. Da tale data, e fino alla metà degli anni ’60, il Palazzo Reale venne dato in concessione a privati per uso d’albergo. Finito il periodo che ha visto la nobile struttura oggetto e sito ideale di ristorazione, l’immobile venne abbandonato per arrivare ai giorni nostri allo stato di rudere. Dopo numerosi anni e un lungo trattamento di restaurato, oggi Palazzo Reale è interessato da numerosi progetti ed è quasi pronto ad ospitare il museo cittadino e un’Accademia di Restauro di altissimo livello.

Piazza Principe Umberto

Piazza Principe Umberto

Piazza Principe Umberto

( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )

Piazza Principe Umberto

Piazza Principe Umberto

In tale luogo, ove esisteva una delle Porte della città, la Porta del Quartuccio, si esigeva un diritto di passo su tutti i carri che immettevano in città legumi, frutta, orzo ed altre vettovaglie.
Questa Gabella di origine angioina, fu introdotta in Castellammare nell’anno 1299. Il quartuccio era un’antica misura napoletana, che corrispondeva a poco più di due chili (2,294 kg), ed evidentemente l’importo della gabella era equiparato a tale misura.
Questa piazza mantenne l’antica fisionomia fino agli inizi dell’Ottocento, quando, per la demolizione delle mura difensive, ormai inutili, la città inizia la propria espansione verso nord.
Viene ampliato l’antico palazzo Martingano (angolo piazza Principe Umberto – via Mazzini), vengono edificati al lato est della piazza le case del generale Avitabile; su antiche fabbriche, iniziate nel 1793 per il nuovo palazzo comunale, il palazzo Rispoli, costruito nel 1829 (ex bar Cirillo), e nel 1831 il palazzo, prima di proprietà Stanzione, poi Meneghini, poi Spagnuolo ed infine Cardone (angolo corso Garibaldi e Vittorio Emanuele.