Archivi autore: Giuseppe Zingone

Informazioni su Giuseppe Zingone

Collaboratore di Redazione Insegna a Roma, vive a Ladispoli, nutre molti interessi, come: la storia religiosa, l'arte, la fotografia e l'amore per la sua Castellammare di Stabia.

Ducros Abraham Louis Rodolphe, Il Vesuvio da Castellammare, 77 x 117 cm

Quisisana e la Casina di campagna del Re

Quisisana e la Casina di campagna del Re

a cura di Giuseppe Zingone

Ignoto, Palazzo Reale di Quisisana, tratto da Domus de Loco Sano

Ignoto, Palazzo Reale di Quisisana, tratto da Domus de Loco Sano

Qualche mese fa (fine estate 2017) in una delle giornaliere comunicazioni della Redazione di Liberoricercatore, il direttore Maurizio Cuomo, mi chiese di elaborare uno scritto sulla Reggia di Quisisana che a dire il vero, io, non accolsi favorevolmente, una cosa superflua ed inutile mi sembrò al momento, per diverse ragioni, delle quali alcune inserirò qui, mi riproposi di riporre subito l’idea nel cassetto dei lavori da produrre. Ma molto, molto in fondo….

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Villa Acton, proprietà Gaetano Fontana

Villa Acton

Villa Acton

di Giuseppe Zingone

Ducros Abraham Louis Rodolphe, Veduta di Villa Acton a Castellammare, 1794, Londra, collezione privata

Così scrive il professor Giuseppe D’Angelo di Villa Acton: “Questa è la villa più antica, in ordine di tempo e fu edificata in una proprietà dei marchesi Pellicano nella zona di via Sanità, dal generale John Acton, ministro di Ferdinando IV, su progetto dell’architetto stabiese Catello Troiano, nell’anno 1789“. Nota come Villa Acton “perchè nel 1789 don Pietro Pellicano aveva concesso in enfiteusi la propria villa con il parco al generale John Acton, ministro di Ferdinando IV di Borbone, che la ampliò”.1

Ma dove si trovava la Villa Acton o Pellicano? Sono molti a conoscerne l’esistenza ma pochi a comprenderne l’attuale posizione perché ridotta oggi in appartamenti. Padre Ermenegildo Pini, nel suo viaggio per l’Italia meridionale scrive: “Dirimpetto all’ingresso della casa di Campagna di S. E. il Sig. Cav. Acton situata poco sotto la Villa Reale di Castell’a mare osservai una cosa, che mi parve singolare“.2

Villa Acton, proprietà Gaetano Fontana

Villa Acton, stampa collezione Gaetano Fontana

Quante volte ci siamo chiesti come potevano essere in origine e nel loro splendore queste Ville  nobiliari sorte intorno a Quisisana. Ebbene la completa descrizione dell’Abate D. Francesco Sacco, viene qui riportata per intero, per soddisfare la nostra vorace curiosità.

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  1. Per altre interessanti notizie su Villa Acton si rimanda al libro di Giuseppe D’Angelo, La Castellammare Borbonica 1734-1860, Lulu.com, 2014 pag. 33-35.
  2. Padre Ermenegildo Pini, Viaggio Geologico per diverse parti meridionali dell’Italia, Seconda Edizione, Milano 1802, pag. 90.
San Catello, Sant'Antonino e San Michele, tratta da: Giuseppe D'Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

I tre Santi

I Tre Santi

di Giuseppe Zingone

San Catello, Sant'Antonino e San Michele, tratta da: Giuseppe D'Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

San Catello, Sant’Antonino e San Michele, tratta da: Giuseppe D’Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

Giovan Antonio Summonte è una fonte inesauribile di notizie. Notizie che grazie alla digitalizzazione dei testi antichi è per noi più semplice reperire. Anche il nostro San Catello rientra nelle sue scritture. Il motivo per cui ho dato a questo breve scritto il titolo i Tre Santi è perché sostanzialmente, la vita di San Catello, di Sant’Antonino Abate e di San Michele s’intrecciano in maniera indissolubile e se per ragioni teologiche volessimo lasciar fuori San Michele in quanto Arcangelo di Dio e quindi fuori dal tempo umano, così non è per i nostri due compatroni dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia. La Vita di Sant’Antonino e quella di San Catello sono così in simbiosi fra loro che negare l’uno porterebbe inevitabilmente a rivedere gli elementi storiografici dell’altro. Continua a leggere

Francesco Filosa - L'arco della Pace

Castellammare anni ’40. Ricordi del mio quartiere

Castellammare anni ’40. Ricordi del mio quartiere
di Assunta Carrese

L'Arco della Pace

L’Arco della Pace (opera del M° Umberto Cesino)

Sono nata in quel quartiere di Castellammare ove la gente perbene, per così dire, ma che io definisco piuttosto con la puzza sotto il naso, non osava entrare perché lo riteneva malfamato. Ma quando mai! A conferma vi dirò che un giorno mentre mi recavo in chiesa mi si sfilò dal collo una catenina d’oro. Un abitante del posto, il signor Circiello, se ne accorse e me la riportò raggiungendomi immediatamente. Era un popolino vivace con abitudini strane, ma non pericolose. La maggior parte della loro vita, per necessità, si svolgeva per strada. Dalla via San Bartolomeo e dall’angolo dove ancora oggi sono le suore di clausura si arriva a piazza Pace. Da lì via Viviani, Vico Licerta I e Vico Licerta II, Santa Caterina, Cognulo, Piazza Fontana Grande e così via… In questo mio racconto per dare valore alla natura delle parole sono costretta a scrivere in napoletano. Il dialetto napoletano oltre ad essere difficile da leggere è anche difficile da scrivere. Con un poco di sforzi reciproci però son certa che ci intenderemo. In quel quartiere, la maggior parte delle persone veniva indicata non con il proprio nome, ma con il cosiddetto soprannome: “Lucia ‘a chieppa”, “’o Capa ‘e vacca”, “’a Zellosa”, “’o Rammare”, “’o Vracce muzzo”, “Cecca cu ‘e nnocche”, “Pettelona”, “’a Subrettara”, ecc, ecc… Di alcuni di questi vi dirò anche in cosa consisteva il loro lavoro. Lucia ‘a chieppa, ad esempio, viveva in un basso sotto l’arco delle Pace e il suo commercio variava secondo la stagione.D’estate vendeva ghiaccio grattato corretto con rosolio alla menta. Al tempo delle spighe le vendeva cotte e per dire che erano belle e grosse le chiamava “’e barr ‘e port”. Al tempo delle noci fresche le sue erano uno spettacolo. Innanzitutto erano quelle di Sorrento, grosse e saporite e le esponeva a piramidi sopra un tavolino riuscendo a togliere solo metà guscio. Si vedeva metà dei gherigli che noi chiamavamo cosce di noce. Sempre davanti l’uscio di quel basso, al tempo delle castagne se erano cotte erano le “allesse”, se erano abbrustolite erano “vrorl”. La soffritta poi consisteva in frattaglie di maiale cotte nel sugo di pomodoro forte di peperoncino. Gli acquirenti se lo facevano mettere direttamente in mezzo filone di pane. Pettelona invece arriffava (vendeva a sorteggio). Girava per le strade vendendo i novanta numeri del cartellone della tombola. La merce in palio era a volte salsiccia oppure carne e anche qualche gallina. Al momento dell’estrazione del numero vincente si metteva al centro della piazza Pace chiamando a raccolta i suoi acquirenti e mostrando che nella mano non c’era né trucco e né inganno, gridava: “Chesta è ‘a mano!”; ed estraeva il numero dal panariello. Continua a leggere

L'Immacolata Concezione, conservata nel Mudiss

Filippo e Giggino

Filippo e Giggino

di Giuseppe Zingone

L'Immacolata Concezione, conservata nel Mudiss

L’Immacolata Concezione, conservata nel Mudiss

Il 28 Dicembre 2016, presenziai per Liberoricercatore ad una serata promossa dalla Pro loco Stabia for You, per la salvaguardia del patrimonio artistico presepiale della Concattedrale di Castellammare. La bellissima serata il cui scopo era il ripristino dei pastori di monsignor Petagna, auspicando una mostra permanente, mi consentì di visitare il piccolo, ma prezioso Museo Diocesano in piazza del Municipio. Mi sentivo un po’ a casa per la presenza di due cari amici Filippo e Giggino.

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