Archivi autore: Giuseppe Zingone

Informazioni su Giuseppe Zingone

Collaboratore di Redazione Insegna a Roma, vive a Ladispoli, nutre molti interessi, come: la storia religiosa, l'arte, la fotografia e l'amore per la sua Castellammare di Stabia.

Madonna

Sguardi distolti

Sguardi distolti

di Giuseppe Zingone

Madonna

Madonna

All’indomani del terremoto e con l’avvicinarsi delle festività, ci ritrovammo tutti un po’ orfani perché nelle nostre vite spensierate era rientrata prepotente la paura della morte. Di quei giorni ricordo il fango dei detriti, le macerie, le nostre vite erano grigie altro che luci natalizie. Il fango negli anni ha scavato le nostre vite e una volta dimenticata la paura, abbiamo cercato di riempirle alla meglio maniera di milioni di cose inutili, smarrendo valori che per millenni sono stati le nostre radici. Furono i santi (lasciati soli) nelle chiese di Castellammare a riabbracciare i novelli “figliuol prodigo” che tornavano in lacrime ai piedi degli altari, a chiedere la “grazia” di poter vedere ancora nuove Epifanie, ma la memoria degli uomini è breve, assai breve. Continua a leggere

EXPO, Milano 2015

L’EXPO di Milano vista da uno stabiese

L’EXPO di Milano vista da uno stabiese

di Giuseppe Zingone

EXPO, Milano 2015

EXPO, Milano 2015

Un antico detto cinese recita: “Per il popolo il cibo è importante come il cielo” del resto sfamare un popolo incommensurabile come quello cinese ogni giorno, (con tutte le contraddizioni che esso vive dalle campagne alle città) non è cosa da poco. Ma senza cibo non si vive e non esiste vita senza acqua.

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Castellammare Dicembre 2014

Il Vesuvio negli occhi degli stabiesi

Il Vesuvio negli occhi degli stabiesi

di Giuseppe Zingone

Castellammare Dicembre 2014

Castellammare Dicembre 2014, foto Giuseppe Zingone

Si aggira sempre nella mia testa ogni qualvolta penso alla città natìa, è il Vesuvio;

Uno spettacolo che non è per tutti, e se mia suocera non abitasse in via Bonito, dovrei passeggiare in villa o salire in collina per ammirarlo. Eppure solo lontanamente riusciamo ad immaginare il Vesuvio, irato, fumante, con la sua colonna di fumo che si staglia nel cielo, qualche immagine ancora lo ricorda; ma come vivevano gli stabiesi le sue eruzioni, i tremori debordanti delle sue viscere? Continua a leggere

Il banco di panni in via Andrea Doria a Roma

Storia di un asciugamano usato

Storia di un asciugamano usato

di Giuseppe Zingone

Si può decretare la fine di una città osservando un asciugamano trovato su una bancarella al mercato?

Il banco di panni in via Andrea Doria a Roma

Il banco di panni in via Andrea Doria a Roma

E’ mercoledì mattina, le nuvole e la pioggia dei giorni passati sono solo un ricordo. Decido allora di scendere alla fermata Cipro della metro A di Roma, per camminare un po’ prima di andare al lavoro e così sbirciare tra le bancarelle in via Doria.

Sto cercando un tessuto da usare come fondale per un crocifisso antico che rivendica una giusta collocazione su una parete di casa ormai da molti mesi, è tutto pronto cornice, supporto, chiodi.
Un cumulo di teli rettangolari, attira la mia attenzione, anzi grida vendetta perché svenduto evidentemente a una bancarella ad un prezzo iniquo. Sono asciugamani di piccole dimensioni!

Quanti volti avranno accarezzati? Quanti colli avranno protetto ?
Tutto questo senza distinzioni perché per loro non cambia nulla se ad usarli è un giovane o un vecchio, una donna, un uomo o un bambino, svolgono senza contestare il proprio lavoro.
Su di essi il nome di Stabia! Continua a leggere

due soldi, immagine tratta dal Web

Ciccio ‘a ri sorde

Ciccio ‘a ri sorde
di Alfredo Volpe

Desidero segnalare una ministoria cittadina (che qualche lettore forse già conoscerà), di un nostro benemerito concittadino stabiese morto, alcuni anni fa, a oltre novant’anni.
Questo nostro conterraneo di nome Francesco Paolo Cimmino, personaggio molto mite, con spessi occhiali da miope, era soprannominato “Ciccio ‘a ri sorde”.

due soldi, immagine tratta dal Web

Duje sorde, immagine tratta dal Web

Costui è stato un antesignano (quando non c’erano ancora le mense gestite dal volontariato della Caritas o dalle Parrocchie), e suppliva in quegli anni, senza saperlo a queste.
I più grandi, come il Signor Gigi Nocera (assiduo collaboratore di Libero Ricercatore, e memoria storica della città), ricorderanno che questi gestiva alla Calata del Gesù (dagli anni ’30 ai ’50) una rivendita di vino con annessa povera trattoria, dove gli abitanti del centro storico cittadino, soli ed anziani e i braccianti del vicino porto, andavano lì a consumare un pasto caldo. Pagavano come potevano, con pochi spiccioli, molti spesso anche gratis. Da ciò è nata la leggenda del nome “Ciccio ‘a ri sorde” cioè da Ciccio si mangia con due soldi.

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