Archivi autore: Giuseppe Zingone

Informazioni su Giuseppe Zingone

Collaboratore di Redazione Insegna a Roma, vive a Ladispoli, nutre molti interessi, come: la storia religiosa, l'arte, la fotografia e l'amore per la sua Castellammare di Stabia.

Gruppo teatrale stabiese

Teatro anni ’30

Teatro anni ’30

di Antonietta D’Orsi

Non so se capiterà anche a voi, ma in tutta sincerità le fotografie d’epoca messe a nostra disposizione dalla signora Antonietta D’Orsi, mi hanno letteralmente entusiasmato. Non conosciamo i nomi di tutti i soggetti in posa, sappiamo solo che facevano parte di un gruppo teatrale stabiese degli anni ’30 e ciò merita considerazione e la piena ospitalità sul nostro LiberoRicercatore.it

In data 15 agosto 2008, la signora Antonietta ci ha inviato due fotografie chiedendo la relativa pubblicazione nella rubrica “Immagini della memoria”, ecco il suo messaggio:
“Foto della memoria: Invio queste foto antiche di mio nonno Vincenzo Raiola con la sua compagnia teatrale degli anni ’30 (Credo!) Non so essere più precisa perchè sono passati più di quarant’anni dalla sua morte. Vi saluto con simpatia e vi ringrazio. Antonietta D’Orsi“.

Gruppo teatrale stabiese anni Trenta

Gruppo teatrale stabiese anni Trenta

Le immagini erano troppo particolari e interessanti per non chiedere maggiori informazioni, per cui su nostra espressa richiesta la signora Antonietta ha gentilmente fornito ulteriori dettagli descrittivi, ecco in calce la e-mail di risposta da noi ricevuta in data 17 agosto 2008:

“Gentilissimo Maurizio, mio nonno Vincenzo Raiola nacque a Boscotrecase, ma è vissuto sempre a Castellammare di Stabia ed è stato uno dei primi “Sarchiapone” della “Cantata dei pastori” nella compagnia diretta dal maestro Antonio Giordano alla quale appartenevano anche i signori Michele Pattipaglia, Francesco Quaglia, Francesco Abanni, Pasquale Esposito. Mi è stato detto che all’epoca si esibivano nei locali della Democrazia Cristiana a piazza Municipio. Non so se nelle foto inviate vi siano le persone citate. Preciso che nella foto di gruppo dove si vede un giardino mio nonno è il quarto a sinistra, accanto al signor Pasquale Esposito che è il più alto al centro della foto. Lo sguardo di mio nonno è rivolto verso di lui. L’altra foto è stata scattata su un palcoscenico, ma non so a quale commedia si riferisca. Se pubblicando queste foto qualcuno può riconoscere altre persone e dare altre notizie ne sarei molto lieta. La ringrazio infinitamente per l’interesse. Antonietta D’Orsi”.

La Compagnia teatrale in posa sul palcoscenico (foto Dilettante Catello Barbato - C.mare).

La Compagnia teatrale in posa sul palcoscenico (foto Dilettante Catello Barbato – C.mare).

La presente pubblicazione non vuole essere il classico articolo, bensì un invito rivolto a tutti i nostri affezionati visitatori: “Se nelle immagini pubblicate, riconoscete qualcuno del gruppo, o meglio ancora, se avete informazioni più dettagliate di questo gruppo teatrale, non esitate a contattarci, con le vostre testimonianze si spera di poter approfondire ed ampliare le pochissime informazioni già in nostro possesso”.

17 settembre 2009
Beppe Cuomo (Florida)

Caro Maurizio, ho guardato le foto spedite dalla sig.ra D’Orsi. In quella dei teatranti, quello più alto al centro è mio padre Gaetano, che interpretava “RAZZULLO”, e non Pasquale Esposito (il fratello di mia madre, che era poi il diavolo Belfagor). Essendo la cantata dei pastori una grande tradizione nella mia famiglia (pensa che le due sorelle di mia madre una era la madonna l’altra l’angelo; mia madre non recitava, ma era addetta a preparare il paniere col cibo che Razzullo e Sarchiapone, affamati com’erano, mangiano nella rappresentazione), il nome di Vincenzo Raiola mi suona familiare, ma ero troppo piccolo o addirittura non ancora nato. L’unico che potrebbe saperne di più è mio fratello Enzo Cuomo, che vive a Castellammare e tutti conoscono per aver dedicato una vita alla Città. Un augurio per un futuro sempre migliore ed un caro saluto a tutti gli amici del sito. Beppe Cuomo (dalla Florida).

Si ringrazia la signora Antonietta D’Orsi per la gentilissima concessione delle immagini e per la spontanea preziosa collaborazione.

Il Professor Cirillo

Immagini della memoria

Immagini della memoria

del dott. Angelo Del Gaudio

Il professor Cirillo

Il professor Cirillo

Tra le varie immagini della memoria che ti ha inviato Franco Avallone, c’è quella della V classe elementare del compianto professor Cirillo, colui che ci faceva entrare ed uscire dalla classe in formazione militare e che all’inizio di ogni lezione ci faceva cantare i cori classici di alcune opere, tipo: VA PENSIERO – O SIGNORE DAL TETTO NATIO – etc.
Mi piace ricordare di quest’uomo, che ha segnato la mia formazione più di quella dei Gesuiti, ecco un episodio riferito proprio a quegli anni: “Fui ricoverato presso la clinica FORTUNATO di corso Vittorio Emanuele per l’asportazione di una cisti all’occhio. Allora ci vollero ben 10 giorni di degenza ed il mio unico cruccio era quello di non poter andare a scuola. Fu così che quando mi dimisero, ancora con il capo fasciato, volli passare dalla scuola prima di tornare a casa. La sede era a Piazza Municipio nei locali dell’ex Seminario. Porterò negli occhi e nel cuore per tutta la vita la scena del mio arrivo in classe per i saluti al professore ed ai compagni. Appena mi vide il canuto professore diede ai miei compagni l’ordine dell’ATTENTI! E venendomi a prendere sulla porta mi abbracciò dicendo a me ed ai compagni che era fiero e felice di aver formato alunni così. Mi sento ancora onorato e gratificato che la vita mi ha dato in sul divenire un simile input di stile. Scusami Maurizio, ma è colpa tua… la tua iniziativa sa fare questi miracoli di ricordi felici.

Ti abbraccio. Angelo

 

Silvano Cannavacciuoli con Dante Esposito Sansone a Cinecittà

Stabiesi ritrovati

Stabiesi ritrovati

di Silvano Cannavacciuoli

Premessa dell’autore
Mi chiamo Silvano Cannavacciuoli. Sono stabiese e son partito per Boston negli Stati Uniti nel 1956. I miei nonni abitavano a Via Santa Caterina numero 98. Seguo sempre il suo sito… è come vivere nel passato.

Grazie mille Maurizio, Silvano

La lettera inviataci da Silvano nel Gennaio 2009

Silvano Cannavacciuoli con Dante Esposito Sansone a Cinecittà

Silvano Cannavacciuoli con Dante Esposito Sansone a Cinecittà

“In questa foto che t’invio ci sono io sulla destra, un lavoratore della Farnesina a Cinecittà a Roma, e sulla sinistra, un mio caro amico, Esposito Sansone Dante, quando si lavorava a Cinecittà durante l’estate, come comparse.
Dante diventò capitano di macchine delle navi di trasporto… studiò alla scuola a Piano di Sorrento, mi venne a trovare in America un paio di volte nei suoi viaggi, ma poi ci siamo persi.
Maurizio, non so se voi avete la possibilità di vedere dove è finito? Non disturbarti, …volevo solo sapere se c’é una possibilità di rintracciarlo”.

Alla lettura di questo messaggio, notando la peculiarità del doppio cognome di Dante incaricai sin da subito l’amico Catello (anch’egli Esposito Sansone) di mettersi alla ricerca di questo suo probabile famigliare. Trascorso qualche mese, Catello ci ricontatta ed ecco la bella notizia (nostra missiva del 25 marzo 2009):

“Carissimo Silvano, ti scrivo per darti una felice notizia: finalmente dopo lunghe ricerche abbiamo ritrovato Dante; per il buon esito della ricerca ho interessato Catello, un mio carissimo amico e storico collaboratore di Liberoricercatore.it. Dante (73enne) oggi vive a Riccione e alla notizia che tu lo stai cercando si è emozionato tantissimo dicendo che per lungo tempo anche lui ti ha cercato (pensa che è venuto in America due volte, ma non è riuscito a rintracciarti), e non riuscendoti a trovare era più che convinto che tu te ne fossi andato via dall’America abbandonando le speranze di ritrovarti. Se vuoi contattarlo questo è il suo numero di telefono: 0541/64(…). Pensando di fare cosa altrettanto giusta ho già comunicato il tuo indirizzo e-mail a Dante (lui ha detto che non sa usare il PC, ma che si farà aiutare da qualche suo famigliare per scriverti). Spero di aver fatto cosa gradita. Un caro sincero abbraccio”. Maurizio

La risposta di Silvano non tarda a venire (ore 03.57 del 26 marzo 2009)

“Carissimo Maurizio, questo inaspettato messaggio mi ha causato tanta emozione che le lagrime sono cascate copiosamente. Non so come ringraziarti, Maurizio carissimo, per la tua buona volontà nel fare diventare questo sogno di gioventù ed amicizia fraterna una vera possibilità. Anzi, io non trovo parole per dimostrare la mia gratitudine di questo che hai fatto, una cosa veramente meravigliosa. Come ti dissi, io e Dante ci siamo ritrovati a Boston un paio di volte, l’ultima fu nell’anno 1960 quando lui e un amico di lavoro su una nave merci, si fermarono a casa mia per alcune ore. Dopo abbiamo perso il contatto perché lui era sempre in viaggio e noi si andò via dall’appartamento in un’altra città vicino Boston dove si aveva comprato una casa. Non solo il mio numero di telefono cambiò, ma anche il mio nome… da Silvano Cannavacciuoli a …Van F. Canna… per motivi di lavoro in contatto con gente che la mia ditta pensò che sarebbe stato più facile per gli Americani di ricordare e pronunciare. Quindi, per Dante, fu come se io fossi sparito dal mondo.
Caro Maurizio, ancora, mille grazie per quello cha hai fatto, tu sei una persona molto cara a Dio, io ne sono sicuro, per queste cose meravigliose che tu fai accadere. Io telefonerò a Dante al più presto, e ti farò sapere della nostra conversazione. Ti prego di Ringraziare moltissimo anche Catello per me… una cosa così bella. Un forte abbraccio, carissimo Maurizio, Silvano”.

…e nella stessa giornata, Silvano ci scrive ancora (ore 19.00 del 26 marzo 2009)

“Carissimo Maurizio, voglio dirti che ho appena finito una lunga bellissima telefonata con il mio amico Dante. Siamo rimasti molto commossi entrambi dopo esserci ritrovati nel tempo. Lui mi diceva che ha un figlio in Manhattan NY… che fa l’avvocato e che una volta Dante rimase in America oltre un mese e cercò di rintracciarmi invano.
Di nuovo, non so come ringraziarti per l’aiuto nel contatto… mi ha detto che Catello è un suo familiare, ma non si sono mai conosciuti prima. Comunque oggi è stata una giornata meravigliosa per entrambi, e io ti ringrazio ancora dal fondo del cuore. Un abbraccio, Silvano”.

Castellammare di Stabia Anno scolastico 1950-51

Ricordi Fotografici

Ricordi fotografici

di Beppe Cuomo

Foto Scolastiche

Clearwater, Florida
Agosto 2009

Caro Maurizio, è la prima volta che ti scrivo, anche se seguo il liberoricercatore, spronato soprattutto dal mio grande amico Frank Avallone. Ti mando alcune foto di 50 anni fa e più:

Sono il fratello di Enzo Cuomo, che penso, conosci. Dopo la maturità classica nel ’58, sono andato a Genova, dove mi son “perso” nella musica, ed ho iniziato la mia vita di “giramondo”.

Ora vivo qua in Florida… Troppo lungo per raccontarti della mia vita: ho incontrato tanta gente, anche famosa e ne ho viste tante…

Un saluto ed un augurio per il futuro, Beppe Cuomo

P.S.: Un carissimo saluto al Prof. D’Angelo, so che lui si ricorda di me ed io di lui.

orologio_scanzano

Scanzano negli anni ’50

Scanzano negli anni ’50

di Gioacchino Ruocco

orologio_scanzano

Orologio a Scanzano

Premessa dell’autore
Non so se chi vi comunica i soprannomi che pubblicate (nella rubrica dove ho ritrovato anche l’appellativo della famiglia di mia nonna “ ‘e Chiuvetielle” , che abitava a Vicolo Sorrentino, ‘ncopp’‘o Suppuorteco), vi fornisce anche una descrizione del soggetto di riferimento, che altrimenti potrebbe restare un nome astratto o solo di conoscenza di pochi. Nella vostra carrellata ho notato alcuni soprannomi a me noti da quando ero ancora presente a Castellammare, ma tranne che per pochi, non sono sicuro di aver individuato con certezza la persona alla quale è riferito. Per quelli che vi invio ho tracciato un cenno biografico che potrebbe costituire un inizio di identikit da ampliare in una eventuale vostra pubblicazione. A me per esempio, mentre frequentavo il nautico di Piano di Sorrento, affibbiarono il soprannome di ‘o Poeta, perché scrivevo poesie in napoletano che vennero pubblicate sul giornale locale “La voce di Stabia”, ma non so quanti si ricordano di queste pubblicazioni.
A seguire metto alla vostra attenzione alcuni soprannomi storici, i personaggi e gli usi e costumi relativi al territorio di Scanzano negli anni ’50.

Personaggi di Scanzano

‘O Sissante (padre) aveva un asino con il quale effettuava trasporti di non so che genere e ‘a Sissantella (figlia) così appellata per la sua modesta altezza per l’età che aveva.

Gennaro ‘o purchiaccone che aiutava Giusuppina ‘e Milano nella fattura del pane durante la notte e durante la giornata metteva a disposizione la sua modesta abitazione di chi nel gioco delle carte dilapidava i modesti guadagni dietro modeste ricompense. Aveva litigato, forse per il vizio del gioco, con tutta la famiglia e da quel momento aveva eletto a suo esilio ‘o Suppuorteco. Un giorno mi disse che erano venti o trent’anni che non scendeva a Castellammare. Nei momenti d’ozio si sedeva vicino all’ingresso del tabaccaio e vi passava diverse ore interloquendo con tutti quelli che passavano.

Teresa ‘a lacertesa fruttivendola di modeste pretese che integrava con la sua attività i guadagni del marito che faceva il cocchiere. Viveva a piano terra nel Vicolo Sorrentino.
L’unica figlia era andata in moglie a Pauluccio ‘e maccarone, da alcuni definito guappo per i suoi comportamenti spavaldi. Abitavano nelle prossimità dell’Istituto Diocesano di Scanzano (zona “California”).

Biasina invece aveva una pasticceria su via Micheli, nella sua bottega di dolci, produceva caramelle di zucchero di forma quadrangolare di colore giallastro(1), il cui aroma adesso non so definire, forse alla camomilla.

Giggino ‘o russo negli anni cinquanta (quando il sottoscritto abitava ancora nel vicolo Sorrentino), per modificare la sua condizione che lo poneva tra chi non aveva ne arte ne parte, espatriò in Brasile con altri connazionali. Frequentò i corsi di qualificazione senza i quali era impossibile espatriare.

‘O trippone di professione fruttivendolo ambulante, abitava a Privati, con il suo carretto carico di verdura acquistate al mercato ogni mattina permetteva alle famiglie, lungo il percorso di avvicinamento a casa, di rifornirsi a buon prezzo di verdura fresca di campagna. Alcuni suoi discendenti sono ancora presenti sul ponte di Varano.

Peppe ‘o pazzo così chiamato dai miei amici più adulti, era il centauro di Mezzapietra che in sella ad una motocicletta, marca Gilera, molto potente, percorreva a folle velocità quel tratto di autostrada dove noi giocavamo a palla (il traffico a quei tempi era ridottissimo): se non era soddisfatto del modo come aveva affrontato la curva in prossimità del ponte di Mezzapietra, Peppe tornava indietro per riprovarci con maggiore velocità. Dicevano pure che aveva un negozio di moto.

‘O zione era un tipo grande e grosso che aveva una rivendita di vini gestita prima del ponte di Mezzapietra. Per chi si fermava a bere, a richiesta preparava anche delle merende “p’appuggià ‘o bicchiere ‘e vino”, che, a detta di molti, era veramente buono.

A stuccaiola la cui famiglia aveva un negozio di stoccafisso tra piazza Orologio e ‘a Scala ‘e Tatone (forse per questo l’avevano soprannominata con quell’appellativo), era un bel pezzo di ragazza: alta, formosa e appariscente. Negli anni Cinquanta si era data allo spettacolo esibendosi al Salone Margherita di Napoli con incerta fortuna.

(1) “le caramelle gialline, a quadrettini di cui parla il signor Ruocco, le chiamavamo, ‘e caramelle e sciuscelle” (e-mail del 6 agosto 2009, a firma di Frank Avallone – stabiese in Florida).

Cosa mangiavamo

Come mangiavano gli italiani negli anni Cinquanta, immagine presa dal web

Come mangiavano gli italiani negli anni Cinquanta, immagine presa dal web

Ricordo il pane caldo di forno ‘e Giusuppina ‘e Milano con sugna, al posto del burro, e alici salate che, anni dopo, mi ritrovai a consumare durante una delle prime colazioni a bordo di un dragamine del Gruppo Dragaggio di Napoli al Molo San Vincenzo;

‘E menuzzielle, che erano le teste degli spaghetti, che utilizzavamo per la pasta e fagioli i cui avanzi venivano consumati il giorno dopo averli ripassati in padella dopo che si era formata per effetto dello strutto di maiale una crosta (‘e scurzetelle).

‘E purchiacchielle, che oggi vengono vendute in vaso come piante di arredamento per terrazzi, che messi ad asciugare al sole venivano consumati nel periodo invernale assieme ad altre risultanze (melanzane, ecc.) anch’esse seccate che in famiglia chiamavamo “pacche secche” (vedi ricetta già pubblicata dal sito) con aggiunta di peperoncino e pomodori (tipo buttiglielle) conservati appesi fuori al balcone o nel sottotetto in forma di “spugnielle”.

Altro sfizio che andava di moda a Scanzano erano le briosce prodotte da un panettiere che esercitava nella zona chiamata “Abbasci’‘o Santo”, località ad alta frequentazione del “Munaciello”, come certe signore raccontavano.

Altri ricordi

Quanti ricordi affiorano alla mente, ma sento di essere stato fortunato di averli vissuti. Sull’autostrada tra località California e Vicolo Sorrentino giocavamo a pallone che più di una volta dovemmo recuperare nel rivolo che passa per la Caperrina, scavalcando la recinzione di qualche giardino per arrivare col cuore in gola al recupero non sempre fortunato della sfera che l’incosciente di turno faceva volare oltre gli ostacoli abituali.

Ricordo pure che nel mio vicolo c’era un giovane falegname che ogni anno in occasione della festa di San Nicola di Mezzapietra tappezzava la strada con un’infiorata. Guardandola dal mio balcone era uno spettacolo che m’incantava.
Lo chiamavano Filotino, ma non ricordo più il suo cognome e il suo vero nome. La casa dove abitava esiste ancora e affaccia sulla circonvallazione nel tratto in corrispondenza con Vicolo Sorrentino dove sono nato ed ho abitato fino al 1954.