Archivi autore: Maurizio Cuomo

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Fondatore e Direttore Responsabile di liberoricercatore.it Giornalista pubblicista, iscritto all'Ordine Nazionale dei Giornalisti con tessera n° 146480. Appassionato ricercatore di storia e di tradizioni locali. E' anche autore di NonSoloRisparmio.it (guida pratica on-line su come risparmiare e fare economia).

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15 agosto 1960 - Lo schianto della funivia del Faito (foto Mimì Paolercio)

La funivia del Faito in quel tragico 15 agosto del 1960

articolo pubblicato ad agosto 2012

articolo di Maurizio Cuomo

( in memoria di Francesco, Luigi, Alberto e Costanzo )

Negli anni ’40, viene completato lo studio di una funivia che, partendo dalla stazione di Castellammare Centro, potesse raggiungere alla quota di 1100 m il Monte Faito, dove stava per sorgere, per iniziativa delle stesse S.F.S.M. (Strade Ferrate Secondarie Meridionali), un’importante stazione di soggiorno. L’ambizioso progetto, accantonato per il sopraggiungere della Seconda Guerra Mondiale, venne poi ripreso alla fine degli eventi bellici, nei cosiddetti “anni della ricostruzione”.

Stazione funivia del Faito (coll. Walter Raimondi)

Stazione funivia del Faito (coll. Walter Raimondi)

Sull’onda dell’entusiasmo, di questi anni, la Circumvesuviana diede inizio alla costruzione della funivia per il monte Faito, importantissima via di collegamento tra Castellammare di Stabia ed il nascente villaggio montano del Faito. I lavori iniziati sul finire degli anni ’40, terminarono ben presto ed il 24 agosto del 1952, venne inaugurato l’impianto con la prima corsa ufficiale. Era nata la funivia del Faito, dalla quale, sorvolando rasenti e quasi immersi nella lussureggiante vegetazione del Faito, si potevano contemplare le bellezze del Golfo, un mezzo innovativo di trasporto,  che diede nuovo impulso alle mete turistiche e alle gite del fine settimana. L’eccezionale novità, fece in modo che negli anni a seguire si verificò un vero e proprio successo: gli avventori incuriositi ed affascinati dal moderno mezzo, accorsero in gran numero, fino a rendere il Faito, celebre per la frescura e l’intrinseca salubrità dell’aria.

L’armonia di questi anni, felici e spensierati, fatti di gite, escursioni e pic-nic, per i quali si verificava in ogni fine settimana estivo, una vera e propria transumanza di interi nuclei famigliari, fu però, interrotta bruscamente dalla tragedia occorsa il 15 agosto del 1960. Continua a leggere

Dieci figli – I delfini

Premessa dell’autore

Il brano che segue è il primo capitolo tratto da un libro ambientato a Castellammare di Stabia tra gli anni ’50 e ’80, da me scritto e pubblicato nel 2021. Oltre agli aneddoti in esso contenuti, l’intento è quello di ritrarre gli ambienti della città in quell’epoca, di raccontare alcuni scorci di vita quotidiana e di evidenziare i valori che la caratterizzavano.

Eduardo Di Gioia

Dieci Figli - Eduardo Di Gioia

Dieci Figli – Eduardo Di Gioia

CAPITOLO 1

I delfini

Tratto dal libro “DIECI FIGLI” di Eduardo Di Gioia

Erano le estati degli anni cinquanta e al porto dell’acqua della Madonna si assisteva ogni giorno ad un insolito spettacolo corale. Le vicine terme stabiane attiravano centinaia di turisti, ’e furastiéri, provenienti dalle zone dell’entroterra campano e dalla Puglia, per beneficiare delle terapeutiche sorgenti di acque naturali che convogliavano nella città. Le cure termali sembravano predisporre i visitatori ad ulteriori svaghi, così quando venivano a rinfrescarsi bevendo l’acqua della Madonna alla fonte, si trattenevano per godere delle attrazioni del luogo.

Noi stabiesi eravamo bravissimi ad inventare attrazioni: c’era ad esempio chi, per guadagnare qualche lira, si arrampicava su un traliccio altissimo per poi tuffarsi, sparire nelle acque del porto e riapparire più al largo tra gli applausi degli spettatori; qualcuno, invece, si immergeva a ridosso della banchina scomparendo nei fondali e riemergeva dopo due, a volte tre minuti suscitando lo stupore del pubblico, ma riuscendo in realtà in quell’impresa solo nascondendosi, per buona parte del tempo dell’immersione, dietro qualche gozzo ormeggiato. Accadeva anche che una nave da poco varata, appena visibile sul pontile più lontano del porticciolo, “diventasse” la nave del re e venisse con quell’appellativo annunciata con voce stentorea dal barcaiolo traghettatore il quale, con un richiamo accattivante, attirava a sé l’attenzione dei turisti termali allo scopo di far loro visitare la “storica” nave. Continua a leggere

Santa Maria di Portosalvo

Santa Maria di Porto Salvo

a cura di Maurizio Cuomo

Il rito delle “incoronazioni mariane” si fa risalire al nobile Alessandro Sforza Pallavicini, il quale lasciò cospicui beni al Capitolo di San Pietro in Vaticano purché dopo la sua morte, come scritto nel testamento del 3 luglio 1636, provvedesse a incoronare le immagini più celebri della Vergine1.

A Castellammare ci sono sei Immagini della Madonna che, per i loro pregi artistici, per l’antichità e per la grande devozione dei fedeli, sono state incoronate con decreto del Rev.mo Capitolo Vaticano, in accoglimento del desiderio del popolo stabiese. A seguire ve le proponiamo corredate da una breve descrizione.


Le immagini incoronate della Madonna

Santa Maria di Portosalvo

Santa Maria di Portosalvo

Titolo dell’Immagine: Santa Maria di Porto Salvo
Data del rito d’Incoronazione: 8 agosto 1897
Prelato che ha proceduto al rito: (*) Vescovo Vincenzo Maria Sarnelli


Note:

(*) da Michele Palumbo – Stabiae e Castellammare di Stabia – Aldo Fiory Editore Napoli 1972.

  

  1. da: Luoghi dell’Infinito – “Val d’Ega, la fede delle Dolomiti”, articolo di Paolo Simoncelli
Antico santuario di San Michele Arcangelo al Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi.

San Catello e il tempio al monte Aureo

articolo di Maurizio Cuomo

Leggenda vuole che ritiratisi in preghiera nella quiete di una grotta sulle alture del monte Aureo (così nel Medioevo era appellato l’odierno “monte Faito”), in una notte buia, il vescovo Catello e l’abate Antonino ebbero la celeste visione dell’Arcangelo Michele, che ordinò loro di edificare un tempietto sulla cima del monte, laddove si vedeva ardere un grosso cero; i religiosi ubbidirono con assoluta devozione ed in breve edificarono sulla designata cima del monte (oggi monte Sant’Angelo, quota 1444 metri), un tempietto in legno in onore di San Michele Arcangelo, una piccola dimora consacrata a Dio ove giornalmente veniva officiata la Santa Messa.

San Catello: apparizione nella grotta

San Catello: apparizione nella grotta

Tutto volse per il meglio, fin quanto proprio per la sua condotta eremitica, il vescovo Catello fu vittima di una inattesa calunnia, con la quale lo si accusava di aver trascurato e abbandonato i fedeli e la sua chiesa. Il vescovo fu così sospeso e condotto prigioniero nelle carceri di Roma, perché giudicato colpevole da Papa Pelagio II.

Catello, uomo di straordinaria fede, si chiuse in contemplazione e in preghiera, e accolse la momentanea ingiusta decisione con ammirevole spirito di sopportazione. Stretto in continua meditazione ed ispirato da illuminazione divina, l’incarcerato Catello predisse al diacono suo temporaneo custode di cella che in un futuro non lontano, egli da carceriere, sarebbe stato elevato a pontefice, ma tale affermazione pur sortendo nel diacono sorpresa e perplessità, fu ben presto dimenticata. Alla morte di Papa Pelagio II (anno 590), la predizione fatta tempo addietro nelle carceri, ebbe ad avverarsi: il diacono carceriere di Catello, fu realmente eletto Papa con il nome di Gregorio Magno.
In seguito alle rivelazioni avute in sogno da un monaco benedettino (presumibilmente Sant’Antonino), Papa Gregorio Magno, novello Papa, ebbe in ricordo la predizione di Catello (fatta nelle carceri), e mosso a commozione lo riconobbe innocente. Finalmente scarcerato, Catello fu accolto festosamente dal popolo stabiese per essere immediatamente reintegrato a pieno diritto con la carica di vescovo di Stabia. Continua a leggere