Archivi autore: Raffaele Scala

Informazioni su Raffaele Scala

Nato a Castellammare di Stabia, laureato in sociologia, sposato con due figli, vive a Santa Maria la Carità, lavora a Napoli, è autore di diverse pubblicazioni di carattere storico incentrate sulla storia del movimento operaio stabiese e del suo circondario.

Il 1948 e dintorni

Il 1948 e dintorni

articolo del dott. Raffaele Scala

Le paure borghesi e clericali del comunismo e dei comunisti stabiesi in una relazione delazione di un democristiano del 1948.

Premessa

Questo eccezionale documento, figlio del suo tempo, è la precisa fotografia del clima di odio, di rancore, di silenziosa, strisciante guerra civile in atto nel Paese nell’immediato secondo dopoguerra, di come in molti si covava la certezza di una rivoluzione comunista ormai prossima, provocando paura, tensione e, come leggeremo tra qualche riga, delazioni di ogni sorta su presunti fatti e misfatti dei “terroristi rossi”, questi “velenosi serpenti” che avvelenavano le notti insonni dei notabili democristiani, dei quali gran parte provenienti dalle file del crollato regime fascista e gattopardescamente adattatasi alla nuova realtà. Non pochi, infatti, si erano infiltrati nello stesso PCI, provocando non poche tensioni nella base dello stesso partito, uomini e donne che avevano subito ogni sorta di angheria nel corso del ventennio, molti dei quali erano stati costretti ad emigrare in Francia se non oltre Oceano, altri avevano pagato con il licenziamento, la miseria, il carcere e il confino politico. In tanti sottoposti a continui, estenuanti controlli polizieschi, sottoposti al carcere preventivo ogniqualvolta veniva in visita qualche alto funzionario del regime.

In realtà, purtroppo, nulla sappiamo di questo Domenico Gambardella,  Segretario Politico della sezione di Scanzano, il Villaggio, “ Cittadella Rossa”, come la definisce l’estensore di questa vera e propria relazione delazione, non mancando di sottolineare la pericolosità, non solo degli uomini, ma anche delle donne comuniste, impegnate nella durissima campagna elettorale del 18 aprile 1948, facendo nome e cognome e citando fatti che, a leggerli, fanno unicamente sorridere. Riproponiamo questo prezioso documento storico integralmente, con tutti gli strafalcioni, che faranno sorridere o inorridire chi legge, ma non potevamo metterci mano, si sarebbe perso il sapore gustoso di questo egocentrico militante integralista cattolico, perso nei suoi sogni di gloria, passando senza rendersene conto dalla formale denuncia di un fatto, alla delazione, fino a scadere nel classico pettegolezzo, al ridicolo ruffianismo spicciolo di un qualsiasi don Abbondio di provincia, esaltando le locali forze dell’ordine e in particolare il maresciallo dei carabinieri, già noto anticomunista e il Commissario Capo della Pubblica Sicurezza per aver risolto brillantemente un caso di omicidio, quello di Giovanni Ferrara ucciso a metà agosto dalla giovane amante, Giuseppina Lo Sapio, su istigazione di un altro suo amante, il maturo, ma benestante Francesco Tramontano, da Marigliano.

Politica, pettegolezzi e gossip erano dunque le passioni del nostro relatore, delatore.

Castellammare di Stabia, prossima ad essere riconosciuta come la Stalingrado del Sud, era una delle poche isole rosse della Campania, con un antica e consolidata classe operaia capace di diventare classe dirigente, portando al governo della Città il primo sindaco socialista nel 1920 e il primo sindaco comunista nel 1946.  Una delle prime città a subire la violenza fascista nel gennaio 1921 con l’assalto al Municipio rosso guidato da Pietro Carrese, provocando l’ennesimo eccidio passato alla storia col nome di Strage di Piazza Spartaco, con sei morti, decine di feriti e centoventi arresti. La stessa Città capace di sollevarsi contro l’occupazione nazifascista del settembre 1943, provocando trentadue morti e oltre duemila deportazioni, di cui soltanto meno della metà tornarono a casa,  meritando la Medaglia d’oro al Valor Civile e di votare compatta a favore della Repubblica il 2 giugno 1946. Continua a leggere

Sei mesi di carcere per una bacio?

Storia tragica di un fatto di cronaca stabiese accaduto nel 1910 e successivi risvolti

a cura del dott. Raffaele Scala

bacio, per aticolo Scala

Accadde a Castellammare di Stabia, cento e più anni fa, un piccolo fatto di cronaca, uno come tanti. Sarebbe passato inosservato se non fossi stato colpito da quel titolo di giornale: Sei mesi di carcere per un bacio! Che successe? Continua a leggere

Cronaca stabiese di cento anni fa

Una cronaca stabiese di cento anni fa. Correva l’anno 1923

a cura del dott. Raffaele Scala

È una storia di cento anni fa, sembra una favola finita male, o se volete, secondo i punti di vista, finita bene con il trionfo della legge. Il quotidiano napoletano, Il Mezzogiorno, l’unico che pubblicò questo fatto di cronaca – fa nomi e cognomi dei protagonisti e delle comparse, persone realmente esistite e quindi dobbiamo, vogliamo crederci che tutto sia vero e non il frutto della fantasia del cronista in cerca di facili emozioni da vendere ai suoi ingenui lettori. Io ve la racconto così come l’ho letta poi ognuno ne tragga le sue conclusioni.(1)

Ambito napoletano, Paesaggio da Pozzano

Torniamo alle notti fredde di fine febbraio del 1923, quando la quiete notturna di Pozzano è rotta da convegni di uomini mascherati dall’aspetto poco rassicurante che soli si aggirano su quel colle. I pacifici abitatori della zona nel vedere quelle ombre notturne, credendoli terroristi o chi sa che si erano rimanevano rintanati nelle loro case. Avevano, in verità avvertiti i carabinieri e fatte arrivare le loro proteste alla locale sezione del Fascio. Per il maresciallo erano sicuramente dei ladri, per i fascisti dei comunisti che tramavano contro la Patria.

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Raffaele Guida, storia di un socialista stabiese

Raffaele Guida, storia di un socialista moderato di Castellammare di Stabia

articolo del dott. Raffaele Scala

Premesse

Maurizio buonasera,
       eccomi ancora una volta con una nuova biografia su un protagonista del nostro locale movimento operaio, forse meno famoso, ma non per questo meno importante. A differenza di tanti altri da me pubblicati non era quello che si dice un rivoluzionario di professione, non era un estremista ma mai gli venne meno la fede nel socialismo e fu sempre coerente con le sue idee, anche durante il regime fascista. Forse a differenza di quanti ebbero il coraggio di affrontare il confino politico, il carcere e l’espatrio forzato, egli non si espose, ritirandosi a vita privata e dedicandosi al lavoro e alla famiglia, ma di sicuro non tradì la sue idee, non le rinnegò come tanti altri che non esitarono a indossare la camicia nera. E questi furono molti, troppi, alcuni invaghiti dalle parole immaginifiche di Mussolini, altri, la maggioranza, per pura, meschina convenienza.
Raffaele Guida è scomparso nel 1967, forse tra quanti leggeranno la sua biografia, alcuni tra i più anziani lo ricordano perché è stato un protagonista anche nel secondo dopoguerra quale consigliere comunale e assessore del PSI fino ai primi anni Sessanta. Chi vorrà, se avrà documenti, foto o ricordi personali, potrà mettersi in contatto con il sottoscritto, tramite Libero Ricercatore.

Come sempre grazie per lo spazio concesso e arrivederci. Raffaele Scala


Piazza Spartaco del pittore Antonio Gargiulo

Piazza Spartaco del pittore Antonio Gargiulo

Raffaele Guida si avvicinò al socialismo relativamente tardi, la politica non doveva rientrare tra i suoi maggiori interessi e anche quando cominciò ad occuparsene lo fece più da spettatore interessato che da militante. Non a caso nella sua breve autobiografia egli racconta, sbagliando, che fino al  primo conflitto mondiale a Castellammare non esistevano sezioni di partito, portando come esempio che ad ogni vigilia di elezioni politiche gli oratori venivano da Napoli, quasi sempre esponenti di fama nazionale o deputati del Partito, come Arnaldo Lucci, Ettore Ciccotti, fino al deputato emiliano, ma milanese di adozione, Dino Rondani, un formidabile oratore presente nel circondario di Castellammare fin dal 1898. Continua a leggere

Il Quarto Stato (opera di Giuseppe Pellizza - anno 1901)

Il 1° Maggio a Castellammare di Stabia dalle origini al dopoguerra

Il 1° Maggio a Castellammare di Stabia dalle origini al dopoguerra

articolo del dott. Raffaele Scala

Il principio delle tre otto prevede
che otto ore siano destinate al lavoro,
otto ore alla svago e all’istruzione
e otto ore al sonno.

Il Quarto Stato (opera di Giuseppe Pellizza - anno 1901)

Il Quarto Stato (opera di Giuseppe Pellizza – anno 1901)

PREMESSA:

Quelli che seguono sono semplici appunti di un lavoro appena abbozzato, stralci rubati alle numerose ricerche effettuate negli anni, un puzzle composto alla meno peggio, ma sentivo la necessità di pubblicare qualcosa sulla Festa del I maggio, di dare un senso, al tempo del corona virus, a questa giornata un tempo così importante e ormai declassata a giorno di riposo, da trascorrere chiusi in casa, magari ad ascoltare musica, ovviamente leggera, scacciapensieri. Così in fretta e furia ho provato a mettere insieme i primi maggio vissuti in una Città ex industriale, antica roccaforte rossa al punto da essere definita la Stalingrado del sud. Dai primordi al 1948. Ho provato poi a chiudere questa breve panoramica con delle riflessioni a caldo, non bene ponderate. Ho deciso di lasciarle così, in attesa di una seconda, magari terza stesura che il tempo, la voglia e lo studio mi consentiranno di meglio definire. Perciò chiedo venia delle eventuali inesattezze, imprecisioni e perfino di alcuni acidi commenti ai quali mi sono dedicato in chiusura di questa mia breve panoramica.


La giornata internazionale per la riduzione dell’orario di lavoro

Il I maggio, quella che oggi conosciamo come festa dei lavoratori, nasce in realtà come giornata di mobilitazione per la conquista delle otto ore lavorative in un tempo in cui si era costretti a lavorare almeno 12/14 ore al giorno, con punte di sedici, per sei giorni alla settimana e spesso impiegati  anche la mattinata della domenica per la manutenzione degli impianti. Erano tempi in cui i diritti degli operai erano prossimi allo zero e perfino scioperare era considerato un reato da una legge matrigna che riconosceva esclusivamente i diritti dei padroni. Continua a leggere