articolo del dott. Tullio Pesola
Negli anni ‘50/’60 la nostra Città si ammantava di un fascino particolare, che le derivava dalla frequente presenza sul territorio di artisti, che, armati di tele, cavalletti e colori, ma soprattutto guidati dal loro estro creativo, riuscivano, quali valenti esperti di tecniche pittoriche per quel periodo avanzate e raffinate, a dare vita a stati d’animo attraverso le suggestive riproduzioni di scorci, panorami o eventi particolari. Ed erano, appunto, le nostre bellezze paesaggistiche che ispiravano i nostri maestri del pennello. Dalle loro tavolozze prendevano risalto le immagini del nostro mare, del mare di Stabia, con scene di pescatori alle prese con le reti o con barche in rimessaggio sulla banchina “ ‘e zi Catiello ” o ormeggiate davanti al circolo nautico, o ancora viali alberati del parco di Quisisana ed incantevoli vedute dalla collina di Pozzano.
Il M° Guglielmo Cirillo (archivio libero ricercatore)
Ma che grande destrezza, quanta poesia si sprigionava da quegli oli, che prendevano vita come il primo volo di una farfalla che si libra nell’aria appena le condizioni ambientali e la temperatura permettono che il suo involucro cominci a rompersi! Ricordo che da mocciosetto, quasi non avvertivo le sollecitudini dei miei a riprendere il cammino, tanto mi sentivo rapito, attratto fortemente da qualcosa che dava un intimo godimento all’animo. Riandando a volte col pensiero a tali immagini, mi sento di essere stato quasi un privilegiato, in quanto non è facile oggi incontrare per strada pittori che rappresentino su tela ciò che oggettivamente il paesaggio mostra loro. Col passare del tempo, poi, in pieno centro cittadino fece anche la sua apparizione qualche laboratorio e qualche galleria d’arte. (continua a leggere…)